Armstrong: “L’UCI non poteva fare niente”

Continua la saga Armstrong, in attesa che partecipi a delle audizioni presso la WADA o collabori al programma “verità e riconciliazione” dell’USADA il texano si confida parzialmente (lo precisa lui stesso) a Cyclingnews in un’intervista che sta uscendo a puntate sul sito.

Nella prima parte Armstrong si confida sul fatto che avesse fatto uso di doping anche prima del cancro, praticamente dagli inizi. Confessa l’uso del testosterone dal 1996 in poi, mentre precedentemente confessa l’uso di “cortisone, etc..” , tagliando corto sull’eccetera, come se fosse cosa di poca importanza. Si è rifiutato di soffermarsi con più dettagli precisando che: “E’ sicuramente un elemento, ma il 99% della mia carriera non è legata al doping. Forse lo è oggi perché è quello che cattura di più l’attenzione” ha dichiarato.

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In seguito l’intervista si sposta sui suoi rapporti con la federazione internazionale negli anni ’90, che secondo Armstrong era perfettamente a conoscenza delle pratiche dopanti in corso, ma incapace di rilevarle e sanzionare: “Immaginate di essere Hein Verbruggen (presidente UCI dal 1991 al 2005 -ndr-) negli anni ’94, ’93…siete a capo dell’organo direttivo, ma non avete test, nessun tipo di test. Cosa fate? Sperate che qualcuno si faccia prendere alla frontiera? Non potete fare niente. Forse non gliene fregava niente, non glielo ho mai chiesto, ma so che non potevano fare niente. Semplicemente non hanno avuto i mezzi per fare qualunque cosa per forse 10 anni“.

Nella seconda parte si parlerà di cancro, della sua mentalità e della guerra con l’USADA.

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