Tour 2023 19a tappa venerdi 21.07 MOIRANS-EN-MONTAGNE - POLIGNY

bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
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Genova
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Bici
Colnago C60
Credo sia una della interviste più belle e toccanti sentite recentemente, si discosta molto dall'immagine di superhuman che lo sport ci propina e ci ricorda che dietro c'è un uomo con le sue fragilità e debolezze.
Per chi non avesse dimestichezza con l'inglese riporto la traduzione di cicloweb


“Una vittoria che significa molto. A volte è difficile e crudele essere un ciclista professionista, si soffre molto nella preparazione, si fanno sacrifici per la propria famiglia, si fa tutto il possibile per arrivare qui pronti, e poi dopo pochi giorni ci si rende conto che tutti sono incredibilmente forti, e a volte diventa difficile stare al passo. L’altro giorno sul Col de La Loze ero completamente vuoto, ma sapevo di dover arrivare fino in cima e poi al traguardo, e poi farlo di nuovo il giorno dopo. Poi penso ai membri dello staff, che si alzano alle sei di mattina e finiscono di lavorare alle undici di sera o a mezzanotte, ai meccanici che lavorano per noi tutti i giorni tutto il giorno, ai fisioterapisti, ai massaggiatori, e a volte sento di non essere nel posto giusto. Tutti sono talmente forti che a volte si fa fatica a seguire le ruote: anche oggi per tutto il giorno ci pensavo, e sapevo che anche chi tirava stava facendo la stessa fatica che facevo io, ma a volte è dura riuscire a seguire l’azione decisiva. Quando è partito Kasper (Asgreen) è stato veramente forte, e a pensare che già ieri era all’attacco e ha vinto la tappa e oggi era di nuovo aveva ancora la forza e la determinazione per riprovarci, mi sono sentito di non essere all’altezza. Sono riuscito a seguirlo, sapevo di dover fare tutto alla perfezione e ho fatto del mio meglio, non solo per me stesso ma anche per Gino e per la squadra, e sentivo quasi che stavo per tradire la loro fiducia. Lo sport è questo, tutti vogliono vincere, e ovviamente per vincere dovevo seguire la ruota di Kasper e batterlo negli ultimi 50 metri, ma ora che l’ho fatto provo tante emozioni diverse". Non voglio mai avere rimpianti quando salgo sul bus: non vinco spesso perché non sono forte come altri, ma riesco a mantenere la calma nei momenti decisivi. Quando Kasper ha attaccato in salita stavo soffrendo, ma sapevo che era la mossa decisiva e ho trovato in qualche modo la forza per seguire e continuare a spingere fino in cima. Sono stato molto generoso per portare a termine l’azione, perché sapevo che altrimenti non ce l’avremmo fatta; a un certo punto mi è dispiaciuto per Ben (O’Connor), che continuava a tirare per potersi comunque giocarsi la vittoria, anche se era improbabile che vincesse. Negli ultimi metri quando è partito sapevo che era la sua unica chance e che Kasper lo avrebbe seguito, perché era nettamente il più veloce, così ho preso la sua ruota e mi ha praticamente tirato la volata. Non ho un buono sprint, ma sapevo che dopo una giornata così dura non si può mai sapere. Sono veramente felice per me e per il team dopo tutto quello che ci è successo nell’ultimo mese. Ho pensato solo a dare il massimo: ho già vinto due tappe al Tour, quindi so di essere abbastanza forte per rifarlo, ma ci sono altri centocinquanta corridori che possono vincere. So che tutti a questo punto meritano una vittoria, perché vedendo le facce nel gruppetto sul Col de la Loze capivo la fatica che stavano attraversando tutti, e considerando quanto cambia la vita una vittoria al Tour vorrei che tutti potessero farcela, ma non è possibile purtroppo, ed è ingiusto. Tutta la squadra ci credeva, e dopo i momenti difficile che abbiamo passato con quello che è successo sono veramente felice e orgoglioso”.
Grande Mohoric...chapeau...bellissima intervista...avrebbero veramente meritato di arrivare tutti e tre primi a parimerito,hanno fatto un capolavoro.
Tra l'altro mai visto Mohoric così magro come qst anno.
Evviva il ciclismo e i ciclisti di tutto il mondo.