[Test lunga durata] La Cannondale SuperSix EVO Disc alla GF nel Parco

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Dopo il severo test per salite e discese, della 3Epic, ci spostiamo con la Cannondale Supersix in test in Abruzzo, per la seconda edizione della Gf nel Parco, che si corre a Villetta Barrea, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

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Pur non avendo corso la I^ edizione del 2016 conosco piuttosto bene la zona, già percorsa extragara diverse volte, e teatro nella vicina Scanno di diverse gare in mtb negli anni passati. Una salita breve (5,1 km per 150 mt D+), quella del Valico di Bisegna, una di media lunghezza che sale all’Olmo di Bobbi (5,6 km per 300 mt. D+), il lungo falsopiano a salire da Anversa degli Abruzzi al lago di Scanno attraverso le selvagge Gole del Sagittario e la salita finale di Passo Godi da Scanno, (12,5 km per 560 mt. D+), tutte pedalabili fra il 3 e il 7%, per un totale del percorso unico agonistico di 108 km e 1730 mt di dislivello attraverso minuscoli paesini lastricati di pavé nel cuore delle montagne abruzzesi.

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Il resto del percorso vede lunghi falsopiani a salire o a scendere e tre lunghissime discese, tecnicamente facili, ad eccezione dell’ultima che porta all’arrivo con asfalto un po’ rovinato e qualche tornante, soprattutto 3 nell’ultimo km di gara nel centro del paese di Villetta Barrea. Oltre a ragioni paesaggistiche e climatiche (fa un caldo bestia in pianura!!!!) è proprio l’arrivo in discesa con finale tecnico che mi stuzzica in ottica test della Cannondale montata disc.

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Setup invariato rispetto allo standard, e quindi tolta la corona da 34 anteriore tanto necessaria, quanto insufficiente (col 28 dietro) sulle 3 Cime di Lavaredo, per usare la classica 52-36. Il tipo di gara, con salite pedalabili e discese da rapporto avrebbe permesso e consigliato anche un 53-39, vista anche la cassetta di serie 11-28.

La Gara

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C’è il tipico “imprinting” abruzzese che altre volte ho trovato in questa regione nell’organizzazione di gara. L’obiettivo è la valorizzazione del territorio, la promozione turistica, il coinvolgimento di paesi più o meno isolati, soprattutto fuori dalla stagione invernale in eventi di festa, più che il mungere la ricca riserva economica del ciclismo amatoriale. In questo aspetto si inseriscono costi di iscrizione abbastanza contenuti, un pacco gara degno di tal nome, un pasta party veramente completo e persino un mega buffet aperto gratuitamente a tutti il sabato sera nella piazza centrale del paese con prodotti locali (dolci, formaggi, salumi). Logistica comoda, con griglie (rispettate un po’ alla “volemose bbene”) docce, pasta party e premiazioni tutto racchiuso in pochi metri, con la simbolica trovata del foglio firma alla partenza.

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Una volta tanto la partenza è piuttosto rilassata. Siamo circa 600, non moltissimi, o piuttosto la prospettiva che i primi 25 km siano tutti in falsopiano a salire con strada larga e dove si sta bene a ruota fatto sta che pur riuscendo velocemente a portarmi avanti non vedo grossi numeri da circo o segni di isteria. Rispetto alla 1^ edizione, la prima mezz’ora di gara Strava dirà che viene fatta ben 5 minuti più lentamente, e si arriverà in gruppo quasi compatto (non guardo indietro per vedere quanto) fino alla prima salita. Anche questa, troppo breve e pedalabile perché possa fare una vera differenza. Una sparata da 7 minuti fatti a oltre 26 di media (e 350 w medi per chi scrive, non oso pensare a quelli che erano avanti!!!!) che lascerà un gruppo da circa 50/60 persone ancora compatto, pur fatta ben più veloce dell’edizione precedente. Segue una lunghissima e veloce discesa che porta dritta all’attacco della seconda salita. Nei miei piani, sarà qui che subito scatterà la bagarre e saluterò i più forti. Invece il ritmo impresso è sostenuto, (Strava dirà al livello dei migliori della prima edizione), il gruppo comincia a perdere pezzi già da metà, ma io riesco a tenerlo sino al cartello dei -1. Qui chi si giocherà la gara decide che la compagnia è troppo folta e va via.

Siamo a metà gara, da qui in poi i gruppetti saranno più o meno consolidati e si andrà assieme almeno sino a Scanno, ovvero all’attacco della più lunga e ultima salita di gara di passo Godi. Il caldo, nonostante si sia oltre i 1000 metri e la stanchezza, sbricioleranno, dimezzandoli in numero, i gruppetti. Un po’ ad elastico tra chi molla da dietro e chi viene ripreso avanti, scolliniamo in una decina. Di qui 13 km di picchiata sino all’arrivo. Non so cosa avessero 4/5 dei miei compagni di avventura, fatto sta che meneranno su ogni rettilineo e all’uscita di ogni curva come fabbri e ben 6 di noi (praticamente quelli che scaricano su Strava) faranno i primi 6 tempi del segmento, addirittura meglio di 40” rispetto al vincitore assoluto.

Una discesa molto veloce, da pedalare di rapporto, con poche frenate in corrispondenza di 3-4 tornanti, salvo come detto prima altri 3 in centro al paese poco prima dell’arrivo.

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Ho visionato nel pregara del sabato l’ultima parte. So che ai -2 km, c’è una “S” in discesa molto stretta che mi ricorda molto la curva del ”Cavatappi” dove la Moto GP corre (circuito americano di Laguna Seca, gli appassionati di Moto GP ricorderanno). Sembra una normalissima curvetta, ma fatta la prima, c’è subito in sequenza un tornantino secco. Se non la conosci ed entri troppo forte finisci fuori nel prato. Due possibilità: farla per primo e impostarla come voglio, oppure lasciar qualche metro di distanza da quello avanti per aver modo di ovviare ad errori altrui. Non ho la gamba per la prima scelta e quindi la seconda diventa l’unica opzione. Come previsto fatta la prima semicurva, ne trovo due a spasso per il prato. Non rientreranno più.

Rimaniamo in 9 e io penultimo. Più a scopo di test che per altro provo a ritardare la frenata nei tornanti in paese pur con un occhio a non esagerare, per me e per gli altri. Ne supero 3 alla prima frenata e altri 2 alla seconda (la terza frenata non mi serviva, non volevo uscire avanti a tutti), entrando nel rettilineo d’arrivo in ottima terza ruota, ma la gamba per la volata non c’è e finisco 4° del gruppetto. Divertito, stanco, accaldato. Il cocomero del ristoro finale sarà quanto mai gradito.

La Supersix

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In ottica salite non era il percorso dove far emergere le sue migliori caratteristiche. Su salite molto pendenti così come nei repentini cambi di ritmo va molto bene. Qui c’erano solo salite pedalabili e costanti senza cambi di pendenza apprezzabili. Oggi era ancor più del solito solo questione di gamba. Anche le discese, per lo più facili e veloci, non richiedevano particolari doti di guidabilità del mezzo, seppur nei pochi tratti sconnessi, le vibrazioni si sentivano tutte.

Ho colto l’occasione, in condizioni di massima bagarre (si trattava dell’ultimo km di gara) di testare la resa dei freni a disco in frenate importanti e con gente pressappoco del mio livello. Come in tutto ci vuole poi la gamba qualsiasi scelta componentistica si adotti per la propria bici, ma in questo caso, in 2 curve e senza grossi rischi, consentendo una frenata ritardata senza finire lungo, mi han permesso la miglior posizione (a mio giudizio) in ottica volata.

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Ci sarà ora una pausa agonistica estiva e prima delle Gf di fine stagione, in cui l’estate sulle Dolomiti, seppur non in gara, fornirà ottima occasione per stressare al meglio la Supersix.

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