Unzué vorrebbe introdurre la panchina

In un’intervista a Ciclo21.com, Eusebio Unzué, Team Manager della Movistar, ha espresso il desiderio di introdurre quella che sarebbe una novità interessante nel ciclismo, o almeno nei grandi giri: le riserve, o la calcistica “panchina”.

Sottolineando la preoccupazione per la tappa sul pavé al prossimo Tour, definita persino “inutile”, vista la pericolosità per le possibili cadute, Unzué vorrebbe una sorta di compensazione con la possibilità di schierare delle riserve: “mi piacerebbe che si potesse rimpiazzare i corridori caduti nella prima settimana con tre corridori preparati per sostituire quelli infortunati. Il ciclismo deve mostrare segni di umanità, i corridori si distruggono ad inanellare tappe di 200km in cattive condizioni“.

Unzué ovviamente si dice preoccupato del fatto che un colpo di “malasuerte” possa rovinare il programma e gli sforzi di un’intera squadra per tutta la stagione. A parte il fatto che la malasorte può (e spesso è) in agguato ovunque e dove meno te lo aspetti, la preoccupazione di Unzué è facilmente connessa al fatto che il capitano designato per il Tour, Nairo Quintana, non è sicuramente il corridore meglio equipaggiato per il pavé, sia per predisposizione fisica che per esperienza, e potrebbe trovarsi, oltre che fortemente penalizzato in termini cronometrici, anche a rischio cadute. Eventualità che lo metterebbero fuori gioco ancora prima di vedere le prime salite. Aggiungiamo noi che la Movistar (ridotta da 28 a 25 corridori nel 2018) oltretutto ha perso per la prossima stagione importanti uomini che avrebbero potuto aiutare in questa tappa e/o nella cronosquadre, come Rory Sutherland, Alex Dowsett, Jonathan Castroviejo, Gorka Izaguirre ed i fratelli Herrada (senza contare il ritiro di Malori), sostituiti prevalentemente da scalatori come Eduardo Sepulveda e Rafael Valls, oltre naturalmente a Mikel Landa.

A questo si aggiunge la riduzione del numero di corridori delle squadre, che lascia ancora meno margine per diversificarle in ottica imprevisti. Ecco che quindi top team composti solo da scalatori o quasi si troveranno in difficoltà in questo genere di situazioni. E questo può già essere un motivo per vedere le strategie di mercato cambiare nel futuro, con maggiore attenzione verso corridori polivalenti ed una maggior polarizzazione nella composizione delle squadre, a discapito di quelle più equilibrate con corridori adatti ad ogni ruolo. Questo rappresenta comunque un rischio, in quanto per una squadra costruita per un grande giro, fallire a causa di una caduta o un infortunio può voler dire avere grossi problemi nel raccogliere punti UCI senza avere corridori che poi possano raccoglierli nelle corse minori. La preoccupazione di Unzué possiamo immaginare.

Unzué che nell’intervista rilancia anche un’altra idea che si sta facendo largo, ovvero quella di un tetto salariale, in quanto oltre agli evidenti vantaggi di chi può contare su budget illimitati, si crea anche un’ingiustizia, con una lotta a suon di contratti milionari per i pochi contesissimi corridori di primissima fascia e quindi le briciole per gli altri. O addirittura l’esclusione dal WorldTour di una certa categoria di corridori. Come detto da un Pro australiano: “nel ciclismo di oggi, tutto basato su dati e test fisiologici, non c’è più spazio per il gregario di esperienza che lavora solo per la squadra, ma non è capace di erogare 6W/Kg per 1h“.

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