La settima tappa del Tour del Rwanda fungeva da test-evento per i prossimi campionati del mondo, facendo parte del percorso degli stessi, e si è svolta davanti a una delegazione dell’UCI (oltre che dell’ASO e della Golazo, partner nell’organizzazione dei mondiali), quindi quale migliore occasione per vedere l’ennesima polemica-colpo di testa dell’ambiente? Il vincitore di questa edizione, Fabien Doubey della TotalEnergies, è stato infatti l’artefice dell’annullamento di quest’ultima tappa ed assieme vincitore della prova.
Ma vediamo l’antefatto: la strada era stata resa scivolosa dai temporali del mattino, una caduta di massa nell’area della partenza fittizia ha convinto gli organizzatori a neutralizzare la corsa in attesa che tutti tornassero in sella e che la strada si asciugasse completamente. La decisione di riprendere la corsa è stata presa nonostante le proteste della maglia gialla Fabien Doubey, il quale ha suggerito di basare la gara sulla classifica del giorno precedente, che gli avrebbe quindi conferito la vittoria assoluta.
Dopo venti chilometri il cielo era ancora minaccioso e le raffiche di vento non promettevano nulla di buono. A Fabien Doubey è stata affidata una nuova missione, quella di andare in testa al gruppo e fermare la corsa quando una fuga di sei corridori era andata via, mettendo gli organizzatori di fronte al fatto compiuto. La corsa è stata fermata e annullata definitivamente.
Questa la spiegazione del 31enne francese: “Ho fatto da portavoce per il gruppo. Molti corridori sono venuti da me perché portassi le loro richieste agli organizzatori. Non potevamo correre altri rischi”.
Tutto a posto quindi. Ma chiaramente no: Henok Mulubrhan (XDS-Astana/Eritrea) che aveva un ritardo di 6 secondi nella classifica generale non era per niente d’accordo con la decisione: “Gli andava benissimo che non ci fosse la tappa di oggi”, ha detto l’eritreo, arrabbiato, riguardo Doubey. “Non avremmo mai interrotto la gara per qualche goccia di pioggia se si fosse svolta in Europa”.
E non è stato l’unico a non essere d’accordo con la decisione. Il belga Milan Donie (Lotto), 4° a 12″ da Doubey, era dello stesso parere: “Se annullassimo ogni corsa per la pioggia che c’è stata qui non rimarrebbe nemmeno una corsa nelle Fiandre. Il pavé bagnato e scivoloso non impedisce lo svolgimento di una corsa“.
Ovviamente le strade ruandesi non sono propriamente le stesse delle Fiandre, essendo raramente dilavate dalla pioggia, vengono rese da questa e dalla sabbia molto scivolose. Ma il senso della tappa odierna per gli organizzatori era proprio quello: “Anche per questo esiste questo test-event: ci permette di correggere eventuali errori e di trovare soluzioni da qui a settembre”, ha ribadito la delegazione dell’UCI.
Delegazione ed organizzatori ben scontenti ovviamente, che hanno avuto come unico modo di esprimere il loro disappunto per la gara annullata l’infliggere una multa di 200 CHF a Doubey per: “comportamento inappropriato e scorretto o di danno all’immagine dello sport”.
Tuttavia, secondo alcune fonti, il francese potrebbe essere presto convocato davanti alla commissione disciplinare dell’UCI e incorrere in una sanzione molto più pesante.
Intanto però Doubey si porta a casa la prima vittoria in carriera a 31 anni. Seppur tra le polemiche, che però verranno presto dimenticate.
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