Vicenda surreale con gravi errori di superficialità da entrambe le parti, ma con ottimi spunti per imparare come
non imbastisce una trattativa a distanza.
Errori del venditore:
- Aver venduto una bici per un'altra, non c'è solo la taglia sbagliata, ma anche la guarnitura.
- Non aver fatto e inviato al cliente fotografie della bici in modo da testimoniare l'esatto stato del bene
Errori del compratore:
- Non aver visionato di persona la bicicletta. 100 chilometri giustificavano il costo di una trasferta, considerando il valore del bene. A posteriori sarebbe stata la scelta più economica.
- Non aver fatto foto al momento della ricezione della bicicletta.
- Aver provveduto immediatamente al suo smontaggio, anche se a sua discolpa si può dire che uno si fida se acquista un bene da un professionista del settore.
- Non aver riportato di persona la bicicletta e aver concordato col venditore la somma dell'eventuale rimborso.
La percentuale di errore più grave va, a mio parere, al venditore. Se non avesse preso una topica tutto questo non sarebbe successo. La mia impressione è che si sia fidato del venditore e che la bici non l'abbia nemmeno vista. Pertanto do a lui il 65% della colpa.
Trovo ingiusto che abbia fatto pagare tutte le spese al cliente, considerando che i suo errore era bello grosso e ha dato origine alla controversia e - per quel che ne so - ne è uscito pulito, senza un centesimo di perdita. Il cliente ha pagato (credo) la spedizione in arrivo, la spedizione in partenza e le riparazioni. Decisamente troppo, se non assurdo.
In un mondo perfetto le parti avrebbero dovuto fare a metà proprio in considerazione degli errori di entrambe le parti. Ma non viviamo in un mondo perfetto.