Francesco, credo che sia difficile rispondere alla tua domanda, o per lo meno lo è per me
, soprattutto se si tenta di connotare la risposta con un minimo di oggettività.
Per prima cosa bisognerebbe che noi tutti usassimo un linguaggio comune, allo scopo di formulare una definizione condivisa di "rigidità": per me la rigidità di un telaio è la capacità di non disperdere, mediante flessioni o quant'altro, la coppia che il ciclista scarica sulle pedivelle con l'atto della pedalata. Condividete quanto ho scritto?
Questa continua ricerca di una maggior rigidità assume ai miei occhi un valore modesto, ma d'altra parte ci sono tanti studiosi di marketing ed analisi di mercato che sono pagati profumatamente per indurci a pensare che "noi" ciclisti non professionisti abbiamo le medesime necessità dei professionisti e, se da un lato loro che sono allenati possono magari godere, in tutto o in parte, di questa rigidità "monstre", dall'altro chi lo è meno potrebbe ritrovarsi tra le mani un telaio non propriamente adatto alle proprie capacità ed esigenze.
Secondo me si riapre a questo punto la mai (giustamente) risolta diatriba tra chi, al momento di scegliere un nuovo telaio, effettua una "scelta di pancia" (prendo questo telaio perchè è espressione degli ultimi ritrovati della tecnica, è bello, lo utilizzano i pro...e fa anche un po' figo) e chi una "scelta di testa" (scelgo questo telaio perchè è il miglior compromesso, tra quelli che ho avuto la possibilità di conoscere, per dare una risposta alle mie esigenze).
Poi ovviamente esistono una marea di sfumature comprese tra questi due estremi...
Passando dal campo dell' "oggettività" a quello più familiare, a me come per chiunque, della "soggettività", ti dico che per me il telaio deve essere prima di tutto uno strumento efficace, cioé deve permettermi di stare in sella tentando la non facilissima mission di massimizzare le mie qualità senza cospargere sale sulle mie ferite, cioè sui miei punti deboli.
In tal senso, poichè pedalo sull strade di Verona, che tutto sono tranne che lisce come un tavolo da biliardo, una rigidità eccessiva,
per me è deleteria, in quanto tale la rifuggo.
Prediligo di gran lunga in telaio che mi permetta di "vivere la strada" senza dovermi aggrappare al manubrio, come se tenessi le briglia di un cavallo impazzito, apprezzo una bici che riesca a scorrere il più possibile tetragona sull'asfalto, per me è un sinonimo di qualità e rispetto per la mia schiena....
Nella mia modestissima esperienza in ambito ciclistico, ho maturato la convinzione che siano davvero pochi i telai capaci di coniugare una buona rigidità (assenza di dispersioni della coppia motrice) con un'accettabile capacità di ammortizzare le piccole e medie sconnessioni del manto stradale.
Se dunque il Klein, pur "vecchiotto" (ah....avercene di telai così
), risponde alle tue esigenze e la rigidità di cui dispone (non l'ho mai provato ma mi pare di aver letto qua e là che in quanto a rigidità non scherzi....) non rappresenta un freno alle tue performances, goditelo a lungo, è uno splendido oggetto, oltretutto se usato regolarmente diviene una sorta di manifesto del buon gusto e della libertà del proprio proprietario, che non è schiavo delle mode...poichè le trascende...scusa se è poco