Intanto su Repubblica di oggi è apparso un articolo a firma Mensurati e Foschini dal titolo "L'Astana e l'internazionale del doping".
L'Astana e l'internazionale del doping
UNALTROt erremoto sta per scuotere le fondamenta dello sport italiano. Dopo tre anni di indagini e rogatorie in tutto il mondo la procura di Padova ha chiuso la più grande inchiesta antidoping di sempre e, ieri pomeriggio, ha inviato le carte alla procura del Coni che adesso dovrà giudicare la posizione di una settantina di atleti (anche paraolimpici), alcuni dei quali di primo piano. Ciclismo, thriatlon e maratona, le discipline più "gettonate". Le accuse mosse dal pm Benedetto Roberti sono esplosive: associazione per delinquere finalizzata al traffico e all'utilizzo di sostanze dopanti, riciclaggio, evasione fiscale e contrabbando.
Scandagliando la vita del famigerato dottor Michele Ferrari, gli investigatori hanno isolato una sorta di "Internazionale del doping", un'associazione in cui alta finanza e sport professionistico si incastrano alla perfezione, usando come perno il doping. Il motore di tutto è semplice: le sostanze dopanti fanno vincere, le vittorie fanno guadagnare soldi, i soldi servono a comprare sostanze dopanti (e le prestazioni di Ferrari) per vincere altre gare e mandare avanti la giostra. Il tutto in un circolo più criminale che vizioso di fondi neri e gare truccate. L'"associazione" così come viene tratteggiata nella relazione dei Nas di Firenze — guidati dal comandante Fedele Verzola, sono stati i primi a intuire le dinamiche della grande ragnatela del doping — è una multiservizi che pensa a tutto. Basta pagare la tassa d'iscrizione (si va dai 10mila fino ai 50mila euro) e si hanno a disposizione sponsor, tecnici, allenatori, medici, sostanze dopanti, conti correnti all'estero e persino consulenti finanzieri istruiti a far girare denaro estero su estero e a trovare i migliori investimenti o avvocati in grado di garantire la migliore copertura legale in caso di necessità. Per questo, tra gli indagati, oltre ai "soliti" ciclisti ci sono, stavolta, anche i loro procuratori, avvocati monegaschi e svizzeri, e campioni dell'alta finanza mondiale.
Tra le carte sequestrate dagli inquirenti in questi anni vi sono i contratti stipulati tra il 2008 e il 2011 da 20 team, praticamente tutti: Liquigas, Lampre, Colnago, Geox, Androni, Katusha, Quick Step, Farnese Vini, Acqua&Sapone;, RadioShack, Vacansoleil, Isd, Csf, Lpr, Diquigiovanni, Tinkoff, Rabobank, Gerolsteiner, Milram. E Astana. Soprattutto Astana. La squadra che proprio giovedì s'è vista sospendere la licenza World Tour della commissione dell'Uci, in attesa di un giudizio che, ora dopo questo deposito atti, si preannuncia molto duro. C'è infatti proprio il team del trionfatore del Tour, Vincenzo Nibali, al centro di tutto. Ferrari incontrava gli atleti della squadra finanziata con i soldi del gas kazako alle falde del vulcano Teide a Tenerife, poi — essendo inibito per doping dal 2002 — faceva gestire i rapporti al figlio Stefano. Tra i settanta atleti coinvolti, oltre al marciatore Alex Schwazer, ci sono decine di ciclisti, molti dei quali ancora in attività: lo storico compagno di squadra di Vincenzo Nibali (prima in Liquigas, dove sono stati sequestrati i contratti, poi in Astana dove è stato fino allo scorso anno), Enrico Gasparotto, Michele Scarponi, Franco Pelizotti, Giovanni Visconti e Filippo Pozzato. Ma le indagini hanno anche puntato il ciclista (poi general manager Astana) Alexandre Vinokourov che ha avuto contatti con Ferrari.
http://ricerca.repubblica.it/repubb...astana-e-linternazionale-del-doping14175.html
"Una sacca e vincevi" così si arricchivano gli Dei del doping
NON si vince con il talento o con la fatica. Ma con le sacche di sangue e le auto trasfusioni. Non si corre per la gloria o per la passione. Ma unicamente per denaro.
Se mai qualcuno avesse qualche dubbio su cosa è stato, e su cosa forse ancora oggi è il ciclismo in Italia e all'estero, dovrebbe leggere le 550 pagine scritte dopo anni di indagine dai carabinieri del Nas di Firenze, da qualche ora sul tavolo della procura antidoping del Coni. Da una parte c'è lui, il "dottor Mito", Michele Ferrari, «il medico a cui viene universalmente riconosciuto un posto di diritto nell'Olimpo degli "Dei del doping"», come scrivono gli inquirenti. Dall'altra ci sono loro, i ciclisti professionisti, ma anche dilettanti, che andavano da Ferrari e dal figlio Stefano per accedere a «sostanze e pratiche vietate».
DOPING 2.0
«Quello evidenziato dalle investigazioni — scrivono i carabinieri nella relazione che ha ad oggetto il ciclismo italiano nel periodo 2008-2011 — è un quadro che rappresenta il superamento dello schema classico del doping finalizzato al mero incremento della prestazione agonistica. Il chiaro obiettivo del sodalizio è quello di egemonizzare per quanto possibile il panorama agonistico internazionale, innalzando artatamente il valore di mercato degli atleti, al fine di incrementarne il valore aggiunto in sede di contrattazione con i team e gli sponsor, sottraendo gran parte dei proventi alla regolare imposizione fiscale e realizzando, attraverso rodati meccanismi di riciclaggio, investimenti, soprattutto nel settore immobiliare».
GLI ATLETI COINVOLTI
Sono una quarantina gli atleti che stabilmente avevano rapporti con Ferrari: ci sono Michele Scarponi, Filippo Pozzato, Giovanni Visconti, Aleksander Vinokourov. Erano loro che seguivano Ferrari nel suo camper, partecipavano ai ritiri alle pendici del vulcano di Tenerife, si ritiravano in camere iperbariche «per simulare l'altura e aiutare le prestazioni sportive dei ciclisti». Che erano tutti in fila dietro il camper di Ferrari non a caso. Chi andava con Ferrari vinceva. È il 27 settembre del 2010 quando una cimice dei Carabinieri intercetta una conversazione tra Scarponi e Ferrari. Il ciclista è appena tornato dall'allenamento e il medico studia il report. «Ma sei convinto che potevo vincere il Giro d'Italia, o no?» gli chiede Scarponi. E Ferrari risponde subito: «Sì, sì, con una sacca in più vincevi ». Una sacca di sangue trattato, ovviamente.
IL CT VUOLE RISULTATI
Tanto bene lo sapevano i corridori che anche quando il medico riteneva non strettamente necessario doparsi, insistevano perché lo facesse. Ad agosto del 2010 tocca a Giovanni Visconti. L'atleta — scrivono i Nas — vorrebbe arrivare davanti in qualche gara e Ferrari gli risponde che non vede la necessità di assumere quel prodotto. Visconti dice testuale: «...Sai c'è il Betto (Bettini, ct della nazionale di ciclismo, ndr) che vorrebbe vedere un risultato... «. E Ferrari risponde che il risultato potrebbe farlo lo stesso. Una frase rara, in bocca al dottor "mito" (noto anche come "Pippo Baudo") che con il doping riusciva a far andar forte tutti, pure quelli meno dotati come racconta lui stesso dopo essere riuscito a far arrivare quarto un "iron man" (gli atleti che in un'unica gara fanno corsa, nuoto e ciclismo) che «in bici e maratona andava forte ma in acqua era troppo scarso…».
NIBALI E L'ASTANA
Ovunque ci si muova nel ciclismo, c'è Ferrari. Ne sa qualcosa Vincenzo Nibali, monsieur Tour, che da anni corre con gente in strettissima correlazione con "Dottor doping". Il suo ultimo general manager, Aleksander Vinokourov, all'Astana, quando correva era uno degli atleti preferiti dal medico italiano. E anche da manager continua ad avere rapporti. L'Astana è centrale nell'indagine di Padova. Ferrari e il figlio «seguono insieme la quasi totalità del team kazako, e sono proprio gli stessi atleti a lavorare nel passaparola per aumentare la loro clientela» tanto che «Vino — dice Ferrari jr — ci ha chiesto di seguire 12 nuovi atleti per la prossima stagione». Nell'ambiente pare che lo sappiano tutti. Lo dice espressamente Diego Caccia, uno dei ciclisti indagati, «che quelli dell'Astana fanno l'emotrasfusione ». Negli atti non c'è nessuna accusa a Nibali, al contrario Ferrari si interroga su alcuni risultati del corridore italiano (secondo Ferrari, «la prestazione di Nibali alla Vuelta può essere coerente con la sua crescita e con il suo rendimento. Sospetta, invece, è la condizione all'ultimo Giro d'Italia, perché Nibali prima del Giro è sempre andato piano alle classiche», annota il Nas in relazione a un'intercettazione del settembre 2010). Ci sono però accuse al suo gregario storico, Tiralongo («va da Fuentes a fare il cambio
olio…» dice un suo compagno) e al suo attuale direttore sportivo e allenatore Paolo Slongo, che secondo i Carabinieri ha «contatti frequenti» con Ferrari.
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