Roba da veri maestri.
Capisco il ragionamento, ma le Barco curate nell'estetica si trovano sotto altri marchi, tipo Cinelli- Rapha o Scapin e costano almeno mille euro in più. Grafica e verniciatura ricercata richiedono studio e costano anche più del telaio. Come dici tu di loro apprezzo l'ottimo rapporto qualità prezzo dato dai pochi fronzoli. Se poi un designer/verniciatore ha buone idee per sviluppare un suo marchio, la base Barco è eccezionale!Infatti, il mio "cool" era tra virgolette, e io sono molto contento che un loro prodotto non costi tanto quanto un Field on (ossignur) un Baum... tutta ciccia! Però se invece di essere me fossi in loro, un pensierino ce lo farei...
[emoji21] considerate che nella cultura anglosassone l'apribottiglie è ovunque, fa il paio con le foto dell'eroica da noi con la bottiglia di vino nel portaborraccia.Roba da veri maestri.
Credo anch'io che sia impossibile per un telaiata ,oggi come oggi,emergere nel settore strada,sia per i numeri di produzione che per il cliente finale a cui si va incontro, nel senso che chi cerca un telaio per GF o per giri domenicali con gli amici nel 99,9% dei casi sceglie il carbo perché la sua prima richiesta è ,quanto Pesa? Seguito da,quanto Costa?Sarto lo definirei semi-artigianale, è pur sempre una medio-piccola impresa. Pegoretti ha il nome quindi fa solo quello che vuole lui e che sa fare bene. Barco forse è quello più aperto a tutto, ma già lavora da terzista quindi non è un piccolo artigiano costretto a far di tutto pur di stare in piedi.
La cosa secondo me andrebbe vista dal lato del cliente e del perché vuole ciò che vuole. Ovvio che se decido di fare il telaista all'inizio faccio quello che riesco, sia per continuare sia per imparare. Cosi si instaura forse quel rapporto un po' perverso per cui il cliente cerca un telaista con cui dare sfogo a tutte le proprie fantasie più o meno sensate, ma "low-cost", ed il telaista si trova costretto a seguirlo pur di lavorare. Ma per quello che ho sentito io alla fine è proprio una po' una pena per gli artigiani. Appena uno si fa un po' il nome e gli funziona il business la smette volentieri di star dietro ad ogni richiesta assurda. Diventando automaticamente "montato" ed antipatico (ma d'élite) :-)
Volevo sapere come ti sei trovato?Ciao io a novembre nel 2016 ho scelto di farmi fare un telaio in acciaio per provare qualcosa di diverso, avevo avuto in passato una Cervelo R3 e un Caad10, e anche per avere qualcosa non come tutti i miei compagni di uscite. Poi anche per ragione di costi , che con un cifra non troppo alta sono riuscito ad avere un nuovo telaio. Il mio è con tubazioni Dedacciai Zero Replica, non so che differenza di prezzo ci siano con le Columbus Spirit più leggere.
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Quello che secondo me è un peccato è che un po' ovunque l'acciaio viene utilizzato perlopiù nelle "nicchie", prima fisse, ora gravel, una spruzzata di touring, etc... sempre cose un po' "a scadenza". Segno a mio avviso che più che uno zoccolo duro di appassionati attira persone che vogliono semplicemente qualcosa di "alternativo" (non si sa a cosa).
La fixie con i pendenti curvi e la sellona Brooks che si vede in foto mi pare un bel pateracchio.
Per carità, però alla fine sti'artigiani lavorano più che altro su sottocategorie, come gravel, fisse, touring, etc...poi sicuramente ci sono n-mila casi singoli che invece si fanno semplicemente fare la bici su misura anche senza l'apribottiglie integrato, ma consideravo la tendenza in generale.
Ma no. Uno può avere rapporti emotivi con quel che gli pare, anche con la bici del Decathlon. Dicevo solo che mi sembra che l'acciaio sia relegato un po' a queste nicchie modaiole che dopo qualche anno vengono soppiantate da altro.
Poi se questo serve a tenere viva la tradizione artigianale ben venga, che sia acciaio, alluminio o cartapesta.
Mi è venuto in mente vedendo belle foto di tubi, congiunzioni, bei lavori manuali e poi in fondo, a mo' di risultato...una bici da happy hour o "fancy commuting" se va bene.
Sicuramente c'è un tot d persone che amano le cose artigianali e la bici viene percepita come oggetto artigianale in una sua parte essenziale.
Ma non solo l'acciaio si presta all'artigianale. E soprattutto non capisco perché poi l'artigianale spesso deve anche essere"pseudo-alternativo".
Dico pseudo perché poi vedo un sacco di cliché che si ripetono (la fisse con la Brooks), o degli esercizi di stile in cui l'unico obiettivo pare essere creare la cosa più alternativa possibile da mostrare a qualcuno.
Sarto lo definirei semi-artigianale, è pur sempre una medio-piccola impresa. Pegoretti ha il nome quindi fa solo quello che vuole lui e che sa fare bene. Barco forse è quello più aperto a tutto, ma già lavora da terzista quindi non è un piccolo artigiano costretto a far di tutto pur di stare in piedi.
La cosa secondo me andrebbe vista dal lato del cliente e del perché vuole ciò che vuole. Ovvio che se decido di fare il telaista all'inizio faccio quello che riesco, sia per continuare sia per imparare. Cosi si instaura forse quel rapporto un po' perverso per cui il cliente cerca un telaista con cui dare sfogo a tutte le proprie fantasie più o meno sensate, ma "low-cost", ed il telaista si trova costretto a seguirlo pur di lavorare. Ma per quello che ho sentito io alla fine è proprio una po' una pena per gli artigiani. Appena uno si fa un po' il nome e gli funziona il business la smette volentieri di star dietro ad ogni richiesta assurda. Diventando automaticamente "montato" ed antipatico (ma d'élite) :-)
Vero, se i Barco curassero un po' di più le grafiche o i particolari "cool" come i forcellini...
Ma va bene anche così, perché la sostanza c'è tutta e il loro rapporto q/p è veramente interessante.
Ma tutto i Barco non fanno, o sbaglio? Fanno quello che vuoi se le puoi convincere che fa senso. Almeno quando ci sono stato ho chiesto di farmi il tubo ss più lungo, come Pego. Hanno rifiutato. Mi dissero che non è necessario, che mi fanno il telaio che non necessita una torre di spacer (e così è, ho solo uno spacer di 5 mm), e per secondo è un "marchio" di Pego e non lo volevano copiare.
.... ma se darò valide spiegazioni, magari proponendo valide alternative, ecco che sarò simpatico, competente e qualcuno ti pagherà pure volentieri per questo "servizio".
Si, ma poi bisogna contestualizzare nella realtà.
Di artigiani ne conosco abbastanza e bisogna sentire anche la loro campana.
Faccio l'esempio di Legor, che ho conosciuto in Spagna l'anno scorso. Mi ha detto che la media prima di passare all'ordine era di 70 email....al che, appena ha potuto, ha messo un minimo da pagare per cominciare a discutere, che poi viene rimborsato al momento dell'ordine vero e proprio. Questo è il modus operandi standard degli americani ad esempio.
Ma in Italia funzionerebbe? Mi sa di no (confermato da tanti).
E cosi ciucciati 100 email di domande e scemenze e magari poi alla fine manco ti danno la caparra...o a quel punto vuoi l'apribottiglie nel carro? E sia.
Beh, è un bel deterrente che forse solo chi ha già un certo nome può (forse) permettersi!
Mi piace pensare che ci sia una via di mezzo
O forse tanti devono un po' cambiare mentalità e pensare che anche solo "discutere" fa parte del lavoro per un telaista. Il lavoro non comincia solo quando taglia un tubo....
Lo stesso problema me lo ha raccontato anche Sarto ad es,, per la grafica. Centinaia di mail per decidere mille particolari con una grafica che passa giornate a fare solo quello. E poi magari alla fine il cliente lascia perdere tutto e la fa tinta unita. E le ore passate a fare bozzetti?
La via di mezzo dovrebbe essere anche il rispetto del cliente per il telaista.
In Italia c'è un po' questa mentalità che se ti pago faccio quello che voglio e ti tratto come voglio.
Si, ma poi bisogna contestualizzare nella realtà.
Di artigiani ne conosco abbastanza e bisogna sentire anche la loro campana.
Faccio l'esempio di Legor, che ho conosciuto in Spagna l'anno scorso. Mi ha detto che la media prima di passare all'ordine era di 70 email....al che, appena ha potuto, ha messo un minimo da pagare per cominciare a discutere, che poi viene rimborsato al momento dell'ordine vero e proprio. Questo è il modus operandi standard degli americani ad esempio.
Ma in Italia funzionerebbe? Mi sa di no (confermato da tanti).
E cosi ciucciati 100 email di domande e scemenze e magari poi alla fine manco ti danno la caparra...o a quel punto vuoi l'apribottiglie nel carro? E sia.
Personalmente ho difficultà d'immaginarmi che ho un rapporto emotivo con una bici del Decatlon....
Si, ma poi bisogna contestualizzare nella realtà.
Di artigiani ne conosco abbastanza e bisogna sentire anche la loro campana.
Faccio l'esempio di Legor, che ho conosciuto in Spagna l'anno scorso. Mi ha detto che la media prima di passare all'ordine era di 70 email....al che, appena ha potuto, ha messo un minimo da pagare per cominciare a discutere, che poi viene rimborsato al momento dell'ordine vero e proprio. Questo è il modus operandi standard degli americani ad esempio.
Ma in Italia funzionerebbe? Mi sa di no (confermato da tanti).
E cosi ciucciati 100 email di domande e scemenze e magari poi alla fine manco ti danno la caparra...o a quel punto vuoi l'apribottiglie nel carro? E sia.
O forse tanti devono un po' cambiare mentalità e pensare che anche solo "discutere" fa parte del lavoro per un telaista. Il lavoro non comincia solo quando taglia un tubo....
Lo stesso problema me lo ha raccontato anche Sarto ad es,, per la grafica. Centinaia di mail per decidere mille particolari con una grafica che passa giornate a fare solo quello. E poi magari alla fine il cliente lascia perdere tutto e la fa tinta unita. E le ore passate a fare bozzetti?
La via di mezzo dovrebbe essere anche il rispetto del cliente per il telaista.
In Italia c'è un po' questa mentalità che se ti pago faccio quello che voglio e ti tratto come voglio.
nono, troppo vecchio e troppo snobSi vede che hai poca fantasia... o poca "fame" :-) un paio di biciclettine interessanti le ho viste e.....
F
nono, troppo vecchio e troppo snob
Allora la seconda che ho detto... poca fame, del resto con la bici che hai c'è da capirlo, è molto bellizzima.
F
I know, e l'ho anche contattato per info. I suoi lavori di grafica li trovo bellissimi.... I Barco hanno grafiche studiate (letteralmente) da uno dei figli, che si chiama Davide Barco, ed è niente meno che illustratore ufficiale dell'NBA oltre che avere contratti con diverse Federazioni Italiane in primis Pallacanestro e Rugby.
E' un vero genio, che per ultimo ha creato i due poster che i f.lli Barco per il Natale scorso hanno inviato a tutti i loro clienti.