È arrivata l'ora del freno a disco? ( abbiamo bisogno di frenare di più?)

È necessario avere freni a disco in bicicletta??

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da: https://www.cyclinside.it/web/dieci-miti-da-sfatare-sui-freni-a-disco-per-bicicletta-da-corsa/
DIECI MITI DA SFATARE SUI FRENI A DISCO PER BICICLETTA DA CORSA
A parlare di freni a disco sembra di voler fare polemica. L’abbiamo avuta più volte questa sensazione nelle chiacchiere tra appassionati e tecnici, ma anche nel confronto con alcuni lettori che prendono come una provocazione ogni articolo pubblicato su biciclette dotate di questo sistema.
Premesso che non c’è ovviamente volontà di costringere nessuno a cambiare bicicletta, è altrettanto vero che non si possono ignorare le proposte di innovazione che vengono lanciate sul mercato.
Però alcune cose vale la pena metterle in chiaro.
Ecco qui i dieci punti su cui normalmente si fissano le critiche ai freni a disco e le risposte motivate.
1. NON SERVONO
Questo è l’appunto classico: se si frenava prima (riuscendo a bloccare la ruota) a cosa serve potenza in più?
Risposta: Non è solo più potente la frenata, è molto modulabile (come con i freni tradizionali) ma, soprattutto, è costante. Quando si allunga appena una frenata il surriscaldamento dei pattini fa deteriorare immediatamente la potenza di frenata. Il ciclista compensa, istintivamente, facendo più forza sul comando freno. Ecco, questa operazione che si fa istintivamente, col freno a disco non avviene. E automaticamente ci si adatta ritardando la frenata. La sicurezza è maggiore, ma anche la prestazione migliora.
2. PESANO DI PIÙ
Appunto legittimo ma bisogna fare bene i conti. Il telaio, è vero, deve essere irrobustito nei punti dove si fissano le pinze freno e occorre anche tenere conto dell’appoggio asimmetrico di queste. Tutto fattibile e con qualsiasi materiale (c’erano dubbi?) ma è vero che il telaio si appesantisce? In parte sì, ma si risparmia pure peso dall’archetto freno posteriore (è vero: lo stesso accade con il freno direct mount sotto alla scatola del movimento centrale) ma anche con le parti meccaniche. A conti fatti molte biciclette non pesano poi tanto di più delle altre (diversi modelli immessi sul mercato di recente dimostrano proprio questo se paragonati con pari livello con freni tradizionali). In ogni caso si può compensare con componenti ad hoc.
Poi ci sarebbe sempre il discorso sui limiti UCI, per cui le biciclette moderne sono fin troppo leggere e spesso i professionisti sono costretti ad appesantirle. Tanto meno influisce un freno a disco.
Con i freni a disco, inoltre, i cerchi si possono alleggerire perché non c’è più la necessità della pista frenante che deve essere irrobustita, protetta dal surriscaldamento e così via. Questo si traduce in un risparmio di peso nella zona periferica della ruota, quella che incide di più nella dinamica della bicicletta. Anche se il peso delle ruote non ne guadagna (considerando l’appesantimento del disco sul mozzo) è vantaggioso lo spostamento del peso verso il centro della ruota.
3. MANUTENZIONE COMPLICATA
Diversa, non complicata. Lo spurgo di un freno a disco richiede qualche attenzione in più (guai a far entrare in contatto il liquido con i dischi, ad esempio), ma si può fare più velocemente rispetto alla sostituzione di un cavo meccanico. È solo questione di pratica ovviamente e di utilizzare gli strumenti giusti. Ma anche per la sostituzione di un cavo occorre avere le chiavi apposite. Anzi, un circuito idraulico ha un’affidabilità e una costanza di funzionamento migliore rispetto al corrispettivo meccanico.
4. DURATA DELLE PASTIGLIE
Durano di più dei normali pattini freno e costano meno se si fa il raffronto con pattini dedicati a cerchi in fibra di carbonio. In caso di pioggia e fango questi tendono a deteriorarsi e a rovinare il cerchio con conseguente spesa notevole a carico del ciclista. Nessuno problema, invece, per i sistemi a disco.
5. CAMBIO RUOTE LENTO
Se guardiamo un cambio ruote fatto nella montain bike, dove i meccanici sono abituati all’utilizzo dei freni a disco, vediamo che i tempi totali non cambiano. Parlando con un meccanico esperto di entrambe le discipline (qui l’articolo) si era quantificato un tempo di trenta secondi per il cambio ruote a disco. Poi, a microfoni spenti ci ha confessato: “abbiamo fatto delle prove: siamo arrivati attorno ai 15”. Insomma, è solo questione di allenarsi ad un’operazione evidentemente diversa, ma perfettamente fattibile.
Per il futuro probabilmente ci saranno anche altre novità: più di qualcuno sta studiando soluzioni evolute che permetteranno di lasciare il sistema frenante fissato al telaio (così come la ruota libera e il pacco pignoni) senza modificare gli standard dei telai. Ma anche allo stato attuale la cosa è fattibilissima.
6. PERICOLOSITÀ: TAGLIANO
Ok, sono studi di parte, ma le aziende hanno smontato una per una le situazioni che lo scorso anno erano state portate per dimostrare la pericolosità dei freni a disco (ne avevamo parlato qui). Di recente c’è stato un episodio di una ferita evidente di una ciclocrossista statunitense. L’impatto col disco c’è stato così come la conseguente ferita. D’altra parte le biciclette non sono mai state dei cuscini morbidi su cui cadere. Sono fatte di spigoli e parti taglienti. Chi si lamenterebbe di una moltiplica tagliente? E di danni provocati dalla moltiplica se ne sono già visti. Il freno a disco è certamente una parte in più, ma gli ultimi interventi che hanno imposto di arrotondarne gli spigoli sono risultati molto efficaci. Tagliarsi è davvero difficile (si possono trovare online filmati di prove di chi ha frenato a mano una ruota toccando il disco dalla parte più tagliente.
7. PERICOLOSITÀ: SI ARROVENTANO
Un cambio ruote dopo una discesa metterebbe a serio rischio l’incolumità del meccanico al contatto con un rotore rovente. Vero in parta. Ma occorre fare alcune precisazioni. Tanto per cominciare si tratta di una situazione quasi al limite, tanto più che i corridori sono abituati a frenare a piccoli tocchi sui freni, proprio per non farli surriscaldare. Poi occorre prendere in considerazione anche la rapidità di raffreddamento del disco. Nel secondi in cui il corridore scende dalla bici e si procede allo smontaggio della ruota la temperatura scende tantissimo e scottarsi è davvero difficile. Abbiamo seguito personalmente dei test di surriscaldamento di un disco in discesa e il decadimento della temperatura era così rapido da renderne difficile una misurazione reale.
8. PERICOLOSITÀ: FRENATA NON UNIFORME IN GRUPPO
Utilizzare in gruppo freni a disco e freni tradizionali sarebbe pericoloso. A parte che affermare questo significa già, evidentemente, smentire le critiche del punto 1 va detto che chi corre ha già una capacità di guida della bicicletta molto elevata e sa regolarsi nella frenata. Qualche situazione di pericolo in più si potrebbe creare, ma al momento non sono risultate né sono state riportate situazioni critiche nelle gare in cui i freni a disco sono stati utilizzati (e non certo in maniera uniforme da tutti i corridori).
9. RUMOROSITÀ
Sì, un disco si può deformare, toccare le pastiglie… ma nei modelli moderni questo è piuttosto difficile e non ci sarà certo da immaginare operazioni acrobatiche in corsa a sistemare la posizione delle pinze. Inoltre i sistemi moderni flottanti evitano situazioni del genere. D’altra parte quando è nata l’idea di portare i freni a disco sulla bicicletta da corsa uno dei punti su cui si è lavorato è stato proprio questo: devono essere silenziosi sempre, anche dopo lungo utilizzo.
10. È SOLO MARKETING
È “anche” marketing. Certamente una nuova tecnologia serve alle aziende per fare innovazione e quindi vendere il prodotto creando aspettative e desiderio da parte del consumatore. È sempre stato così e lo sarà ancora come è giusto che sia. Ma è anche – e ci piace pensare soprattutto – evoluzione tecnologica.
La stessa che ha portato ai pedali a sgancio rapido, ai gruppi elettronici (che no, non hanno sostituito quelli meccanici come si temeva), così come a suo tempo portò all’alluminio e poi alla fibra di carbonio per i telai. E pensate che si disse la stessa cosa, sul marketing, per ognuna di queste innovazioni. Tornereste oggi a una bicicletta in acciaio, con i puntapiedi e i comandi al telaio? Davvero pensate che tutto quello che ha trasformato quella bici in acciaio, con cambio a 5 velocità, puntapiedi e comandi al telaio sia stato tutto marketing?
Che poi lo abbiamo visto. Le aziende spingono sì sui freni a disco come novità tecnologiche, ma hanno pure in catalogo biciclette con freni tradizionali (quindi non c’è da temere in svalutazioni repentine acquistando oggi una bicicletta con freni tradizionali), perché sanno bene che il mercato è anche lì e non vogliono costringere nessuno. Nemmeno i professionisti. Altrimenti l’avrebbero già fatto. I mezzi li avrebbero pure tutto sommato.
 

bicimix

Ammiraglia
6 Agosto 2009
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parliamo di amatori nella migliore delle ipotesi... i dischi avrai notato che vengono dalle mtb così come i perni...sennò buttiamo tutto in caciara.

Non perché il disco proviene dalla mtb significa che la Bdc abbia le stesse esigenze...


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Non perché il disco proviene dalla mtb significa che la Bdc abbia le stesse esigenze...
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L'esigenza di un sistema frenante è frenare, farlo bene e in tutte le condizioni. Il disco non viene dalla mtb. Nel mondo del ciclismo viene dalla mtb, ma prima di essa lo adottavano gli altri veicoli circolanti sulle strade, di uso e caratteristiche teoricamente ben diverse dalla mtb di quanto la mtb non lo sia dalla bdc.
 
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DIECI MITI DA SFATARE SUI FRENI A DISCO PER BICICLETTA DA CORSA
A parlare di freni a disco sembra di voler fare polemica. L’abbiamo avuta più volte questa sensazione nelle chiacchiere tra appassionati e tecnici, ma anche nel confronto con alcuni lettori che prendono come una provocazione ogni articolo pubblicato su biciclette dotate di questo sistema.
Premesso che non c’è ovviamente volontà di costringere nessuno a cambiare bicicletta, è altrettanto vero che non si possono ignorare le proposte di innovazione che vengono lanciate sul mercato.
Però alcune cose vale la pena metterle in chiaro.
Ecco qui i dieci punti su cui normalmente si fissano le critiche ai freni a disco e le risposte motivate.
1. NON SERVONO
Questo è l’appunto classico: se si frenava prima (riuscendo a bloccare la ruota) a cosa serve potenza in più?
Risposta: Non è solo più potente la frenata, è molto modulabile (come con i freni tradizionali) ma, soprattutto, è costante. Quando si allunga appena una frenata il surriscaldamento dei pattini fa deteriorare immediatamente la potenza di frenata. Il ciclista compensa, istintivamente, facendo più forza sul comando freno. Ecco, questa operazione che si fa istintivamente, col freno a disco non avviene. E automaticamente ci si adatta ritardando la frenata. La sicurezza è maggiore, ma anche la prestazione migliora.
2. PESANO DI PIÙ
Appunto legittimo ma bisogna fare bene i conti. Il telaio, è vero, deve essere irrobustito nei punti dove si fissano le pinze freno e occorre anche tenere conto dell’appoggio asimmetrico di queste. Tutto fattibile e con qualsiasi materiale (c’erano dubbi?) ma è vero che il telaio si appesantisce? In parte sì, ma si risparmia pure peso dall’archetto freno posteriore (è vero: lo stesso accade con il freno direct mount sotto alla scatola del movimento centrale) ma anche con le parti meccaniche. A conti fatti molte biciclette non pesano poi tanto di più delle altre (diversi modelli immessi sul mercato di recente dimostrano proprio questo se paragonati con pari livello con freni tradizionali). In ogni caso si può compensare con componenti ad hoc.
Poi ci sarebbe sempre il discorso sui limiti UCI, per cui le biciclette moderne sono fin troppo leggere e spesso i professionisti sono costretti ad appesantirle. Tanto meno influisce un freno a disco.
Con i freni a disco, inoltre, i cerchi si possono alleggerire perché non c’è più la necessità della pista frenante che deve essere irrobustita, protetta dal surriscaldamento e così via. Questo si traduce in un risparmio di peso nella zona periferica della ruota, quella che incide di più nella dinamica della bicicletta. Anche se il peso delle ruote non ne guadagna (considerando l’appesantimento del disco sul mozzo) è vantaggioso lo spostamento del peso verso il centro della ruota.
3. MANUTENZIONE COMPLICATA
Diversa, non complicata. Lo spurgo di un freno a disco richiede qualche attenzione in più (guai a far entrare in contatto il liquido con i dischi, ad esempio), ma si può fare più velocemente rispetto alla sostituzione di un cavo meccanico. È solo questione di pratica ovviamente e di utilizzare gli strumenti giusti. Ma anche per la sostituzione di un cavo occorre avere le chiavi apposite. Anzi, un circuito idraulico ha un’affidabilità e una costanza di funzionamento migliore rispetto al corrispettivo meccanico.
4. DURATA DELLE PASTIGLIE
Durano di più dei normali pattini freno e costano meno se si fa il raffronto con pattini dedicati a cerchi in fibra di carbonio. In caso di pioggia e fango questi tendono a deteriorarsi e a rovinare il cerchio con conseguente spesa notevole a carico del ciclista. Nessuno problema, invece, per i sistemi a disco.
5. CAMBIO RUOTE LENTO
Se guardiamo un cambio ruote fatto nella montain bike, dove i meccanici sono abituati all’utilizzo dei freni a disco, vediamo che i tempi totali non cambiano. Parlando con un meccanico esperto di entrambe le discipline (qui l’articolo) si era quantificato un tempo di trenta secondi per il cambio ruote a disco. Poi, a microfoni spenti ci ha confessato: “abbiamo fatto delle prove: siamo arrivati attorno ai 15”. Insomma, è solo questione di allenarsi ad un’operazione evidentemente diversa, ma perfettamente fattibile.
Per il futuro probabilmente ci saranno anche altre novità: più di qualcuno sta studiando soluzioni evolute che permetteranno di lasciare il sistema frenante fissato al telaio (così come la ruota libera e il pacco pignoni) senza modificare gli standard dei telai. Ma anche allo stato attuale la cosa è fattibilissima.
6. PERICOLOSITÀ: TAGLIANO
Ok, sono studi di parte, ma le aziende hanno smontato una per una le situazioni che lo scorso anno erano state portate per dimostrare la pericolosità dei freni a disco (ne avevamo parlato qui). Di recente c’è stato un episodio di una ferita evidente di una ciclocrossista statunitense. L’impatto col disco c’è stato così come la conseguente ferita. D’altra parte le biciclette non sono mai state dei cuscini morbidi su cui cadere. Sono fatte di spigoli e parti taglienti. Chi si lamenterebbe di una moltiplica tagliente? E di danni provocati dalla moltiplica se ne sono già visti. Il freno a disco è certamente una parte in più, ma gli ultimi interventi che hanno imposto di arrotondarne gli spigoli sono risultati molto efficaci. Tagliarsi è davvero difficile (si possono trovare online filmati di prove di chi ha frenato a mano una ruota toccando il disco dalla parte più tagliente.
7. PERICOLOSITÀ: SI ARROVENTANO
Un cambio ruote dopo una discesa metterebbe a serio rischio l’incolumità del meccanico al contatto con un rotore rovente. Vero in parta. Ma occorre fare alcune precisazioni. Tanto per cominciare si tratta di una situazione quasi al limite, tanto più che i corridori sono abituati a frenare a piccoli tocchi sui freni, proprio per non farli surriscaldare. Poi occorre prendere in considerazione anche la rapidità di raffreddamento del disco. Nel secondi in cui il corridore scende dalla bici e si procede allo smontaggio della ruota la temperatura scende tantissimo e scottarsi è davvero difficile. Abbiamo seguito personalmente dei test di surriscaldamento di un disco in discesa e il decadimento della temperatura era così rapido da renderne difficile una misurazione reale.
8. PERICOLOSITÀ: FRENATA NON UNIFORME IN GRUPPO
Utilizzare in gruppo freni a disco e freni tradizionali sarebbe pericoloso. A parte che affermare questo significa già, evidentemente, smentire le critiche del punto 1 va detto che chi corre ha già una capacità di guida della bicicletta molto elevata e sa regolarsi nella frenata. Qualche situazione di pericolo in più si potrebbe creare, ma al momento non sono risultate né sono state riportate situazioni critiche nelle gare in cui i freni a disco sono stati utilizzati (e non certo in maniera uniforme da tutti i corridori).
9. RUMOROSITÀ
Sì, un disco si può deformare, toccare le pastiglie… ma nei modelli moderni questo è piuttosto difficile e non ci sarà certo da immaginare operazioni acrobatiche in corsa a sistemare la posizione delle pinze. Inoltre i sistemi moderni flottanti evitano situazioni del genere. D’altra parte quando è nata l’idea di portare i freni a disco sulla bicicletta da corsa uno dei punti su cui si è lavorato è stato proprio questo: devono essere silenziosi sempre, anche dopo lungo utilizzo.
10. È SOLO MARKETING
È “anche” marketing. Certamente una nuova tecnologia serve alle aziende per fare innovazione e quindi vendere il prodotto creando aspettative e desiderio da parte del consumatore. È sempre stato così e lo sarà ancora come è giusto che sia. Ma è anche – e ci piace pensare soprattutto – evoluzione tecnologica.
La stessa che ha portato ai pedali a sgancio rapido, ai gruppi elettronici (che no, non hanno sostituito quelli meccanici come si temeva), così come a suo tempo portò all’alluminio e poi alla fibra di carbonio per i telai. E pensate che si disse la stessa cosa, sul marketing, per ognuna di queste innovazioni. Tornereste oggi a una bicicletta in acciaio, con i puntapiedi e i comandi al telaio? Davvero pensate che tutto quello che ha trasformato quella bici in acciaio, con cambio a 5 velocità, puntapiedi e comandi al telaio sia stato tutto marketing?
Che poi lo abbiamo visto. Le aziende spingono sì sui freni a disco come novità tecnologiche, ma hanno pure in catalogo biciclette con freni tradizionali (quindi non c’è da temere in svalutazioni repentine acquistando oggi una bicicletta con freni tradizionali), perché sanno bene che il mercato è anche lì e non vogliono costringere nessuno. Nemmeno i professionisti. Altrimenti l’avrebbero già fatto. I mezzi li avrebbero pure tutto sommato.

1) concordo
2) il telaio e gruppo pesa di più!
3) più complicata rispetto al rim.
4) dipende ho visto amatori che hanno bruciato le pastiglie in km 3000.
5) agli amatori questo aspetto non interessa .
6) sono più pericolosi dei rim perché c’è una superficie in più che prima non c’era.
7) solo uno stupido andrebbe a toccare un disco dopo una lunga discesa.
8) agli amatori questo aspetto non interessa tanto la maggior parte non sa frenare o non sa stare a ruota .
9) sono meno silenziosi dei rim questo è un dato di fatto.
10) concordo.



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Ammiraglia
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L'esigenza di un sistema frenante è frenare, farlo bene e in tutte le condizioni. Il disco non viene dalla mtb. Nel mondo del ciclismo viene dalla mtb, ma prima di essa lo adottavano gli altri veicoli circolanti sulle strade, di uso e caratteristiche teoricamente ben diverse dalla mtb di quanto la mtb non lo sia dalla bdc.

Infatti non perché le auto hanno il disco o abs, ebd ecc ecc non ci sono più i tamponamenti, le uscite di strada o impatti contro muri o pali ecc ecc ...quindi torniamo a discorso iniziale, cioè forse sarebbe meglio imparare a franare che poi il disco nel complesso sia più performante del rim non capisco chi lo metta in dubbio.


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gasht

Maglia Amarillo
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con gruppi shimano
capisco l'esigenza dei freni a disco. ha un senso.

quello che capisco meno è l'abbinata coi telai aero, un must nell'offerta di bici dell'ultimo periodo.
la forza del telaio aero è la sua bellezza estetica. non serve ad un tubo dal punto di vista pratico. pesa di più ti sembra che sia più rigido in realtà è comei l tuo climb. pesando di più hai delle sensazioni diverse quando prendi un'asperita.
ha delle geometrie diverse? ok. prendi la tua bici climb abbassa la tua pipa, prendine una con inclinazione maggiore, leva gli spessori e avrai il tuo aero dal punto di vista pratico col vantaggio che pesa meno.
 

f.piccolo

Apprendista Velocista
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Quello che posso dire io è questo:
Ho iniziato con l'MTB nel 1989 e li ho usati tutti cantilever, v-brake e dischi e soprattutto quando uscirono quest'ultimi ho subito acquistato la bici con questa tecnologia perché mi permetteva, finalmente, di frenare agevolmente anche in condizioni di bagnato e fango, dove con i freni a pattino si tribolava. Oggi utilizzo praticamente solo la bici da strada e quando piove raramente esco e non ho la necessità di fare le discese a velocità elevate ma soprattutto, negli anni ho trovato un buon feeling con i freni rim. Quindi i motivi per i quali, quest'anno, quando ho acquistato il nuovo telaio, ho scelto ancora rim sono stati il fatto che ho trovato una buona occasione nell'acquisto di un telaio con freni tradizionali, il peso, il fatto che non ho dovuto fare l'upgrade al gruppo ed alle ruote che ho ma soprattutto la non esigenza di avere una frenata sicuramente diversa da quella che sono abituato a fare. Personalmente credo che tra qualche anno troveremo solo telai con tecnologia disk e quindi sono abbastanza convinto che il mio prossimo telaio sarà disk.
Infine credo che il problema sicurezza in bici sia da attribuire alla cura del mezzo, allo stile di guida ed alla spregiudicatezza di ognuno e non alla tipologia di freno, telaio o ruota che viene utilizzato, ma questo è una solo una mia considerazione.
 

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il 99,9 % di chi interviene in questa discussione surreale

Il problema non è se i dischi siano nel complesso più efficaci dei rim, dato che è lapalissiano la risposta affermativa; ma piuttosto se sono la panacea di tutti i mali del ciclista, su questo ho più di un dubbio conoscendo l’amatore medio.


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bannato

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Il problema non è se i dischi siano nel complesso più efficaci dei rim, dato che è lapalissiano la risposta affermativa; ma piuttosto se sono la panacea di tutti i mali del ciclista, su questo ho più di un dubbio conoscendo l’amatore medio.


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Il problema è anche se i dischi migliorino la "prestazione" globale, come tanti entusiasticamente affermano.
E qui i dubbi si moltiplicano.
 
B

bannato

Guest
Io ho detto che sono più efficaci non che migliorino le prestazione dell’amatore medio [emoji6]


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Sì e su questo concordo con te.
E credo che dopo le ennemila pagine di questa discussione rimanga ancora forte il dubbio che i dischi possano davvero farci andare più forte.
 

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Sì e su questo concordo con te.
E credo che dopo le ennemila pagine di questa discussione rimanga ancora forte il dubbio che i dischi possano davvero farci andare più forte.

Io negli anni ho cambiato molti telai, gruppi, ruote ecc ecc ma ho dovuto sempre pedalare, lo so la verità fa male ma tant’è.


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samuelgol

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Il problema non è se i dischi siano nel complesso più efficaci dei rim, dato che è lapalissiano la risposta affermativa; ma piuttosto se sono la panacea di tutti i mali del ciclista, su questo ho più di un dubbio conoscendo l’amatore medio.


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Non sono La Panacea di tutti i mali. Come ogni miglioria migliorano un po' l'andare in bicicletta. Se non sei capace a frenare continuerai a non essere capace a frenare, ma se hai un sistema frenante migliore riuscirai comunque a frenare un po' meglio a parità di incapacità a frenare. Ovviamente questo vale per qualsiasi altro componente. Se contasse solamente la gamba e la tecnica di guida potremmo tranquillamente continuare a usare bici di 50 anni fa. Ciò non avviene perché nel corso del tempo tante piccole migliorie hanno migliorato il nostro modo di andare in bicicletta e conseguentemente la nostra prestazione.
 

albertissimo

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Ieri fatta discesa con due amici.
Io non sono spericolato ma la bici la lascio correre abbastanza (Quando esco con altri amici mi lasciano indietro in discesa, tanto per farvi capire) ma sempre in sicurezza.
Di fatto rimango ben al di sotto della zona di rischio ed ho sempre il controllo della velocità e del mezzo.
Fatta questa premessa i due amici di ieri non arrivavano più e li ho aspettati un bel po' a 3/4 della discesa (temevo fosse successo qualcosa). Per fortuna non era successo nulla ma erano semplicemente lenti.
Entrambi quando li ho ritrovati hanno detto: "la prossima bici me la compro con i dischi".
A voi ogni riflessione....
 

samuelgol

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Ieri fatta discesa con due amici.
Io non sono spericolato ma la bici la lascio correre abbastanza (Quando esco con altri amici mi lasciano indietro in discesa, tanto per farvi capire) ma sempre in sicurezza.
Di fatto rimango ben al di sotto della zona di rischio ed ho sempre il controllo della velocità e del mezzo.
Fatta questa premessa i due amici di ieri non arrivavano più e li ho aspettati un bel po' a 3/4 della discesa (temevo fosse successo qualcosa). Per fortuna non era successo nulla ma erano semplicemente lenti.
Entrambi quando li ho ritrovati hanno detto: "la prossima bici me la compro con i dischi".
A voi ogni riflessione....
Più che sensato. Loro non miglioreranno. Però un sistema frenante migliore migliorerà un po' il loro modo di scendere. Non sarebbe sensato comprarla apposta però dovendo scegliere è normale che scelgano un modello più evoluto rispetto a uno che pian pianino andrà in disuso.
 

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Ieri fatta discesa con due amici.
Io non sono spericolato ma la bici la lascio correre abbastanza (Quando esco con altri amici mi lasciano indietro in discesa, tanto per farvi capire) ma sempre in sicurezza.
Di fatto rimango ben al di sotto della zona di rischio ed ho sempre il controllo della velocità e del mezzo.
Fatta questa premessa i due amici di ieri non arrivavano più e li ho aspettati un bel po' a 3/4 della discesa (temevo fosse successo qualcosa). Per fortuna non era successo nulla ma erano semplicemente lenti.
Entrambi quando li ho ritrovati hanno detto: "la prossima bici me la compro con i dischi".
A voi ogni riflessione....

La riflessione è che loro vanno piano a prescindere, ti potrei fare mille esempi contrari e qualche kom in discesa l’ho oltre ad avere su molte altre il secondo o terzo tempo assoluto ( verificabile su Strava).
Questo non vuol dire che il disco non sia più efficace dei rim, ma in discesa la componente umana è più fondamentale del mezzo questa è la mia convinzione.


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Te lo ripeto allora, sarà lapalissiano per te ma non per chi è intervenuto attaccandosi a qualsiasi cosa contro i disc, quasi come fosse una lesa maestà

Vabbè ma vogliamo parlare di quelli che erano delle pippe con il rim e adesso con il disco sono diventati dei fenomeni ? Normale che poi c’è chi intervenire mettendo in discussione tutto ad il suo contrario.
Anche se siamo dietro una tastiera ci vorrebbe sempre una certa onesta intellettuale, perché poi qualche volta ci si incontra o ci si trova su Strava e poi ci si fanno grasse risate.


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