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Anche l'Astana in crisi
Testo
<blockquote data-quote="johnny pedals" data-source="post: 6100609" data-attributes="member: 31084"><p>Tralasciando tutti i discorsi legati a "immagine rovinata per colpa del doping", ragazzi diciamo la verità, il ciclismo interessa poco, guardate il numero di views che fanno gli highlights delle gare world tour su youtube, sono poche migliaia, la visibilità è molto calata, e comunque non tale da giustificare investimenti pubblicitari milionari. Fare paragoni col passato non ha senso perchè nell'epoca pre-internet il ciclismo era uno dei pochi modi per dare visibilità ad un marchio. Oggi è tutto cambiato, la concorrenza è tanta, e il ciclismo che non è per niente uno sport cool, paga il prezzo più salato. E i ciclisti (a parte Bradley Wiggins) smart non lo sono per niente affatto, anzi, pensate a quei provincialotti dei ciclisti italiani più importanti che non parlano una parola di inglese, vengono gestiti come fossero ancora negli anni 70. La crisi c'è certo, ma ricordiamo che crisi in questi anni ha siglificato crisi del lavoro soprattutto e purtroppo, le aziende ci sono sempre, hanno meno operai, ma ci sono, e continuano ad investire tanto in comunicazione, solo che il ciclismo non interessa più e ciao.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="johnny pedals, post: 6100609, member: 31084"] Tralasciando tutti i discorsi legati a "immagine rovinata per colpa del doping", ragazzi diciamo la verità, il ciclismo interessa poco, guardate il numero di views che fanno gli highlights delle gare world tour su youtube, sono poche migliaia, la visibilità è molto calata, e comunque non tale da giustificare investimenti pubblicitari milionari. Fare paragoni col passato non ha senso perchè nell'epoca pre-internet il ciclismo era uno dei pochi modi per dare visibilità ad un marchio. Oggi è tutto cambiato, la concorrenza è tanta, e il ciclismo che non è per niente uno sport cool, paga il prezzo più salato. E i ciclisti (a parte Bradley Wiggins) smart non lo sono per niente affatto, anzi, pensate a quei provincialotti dei ciclisti italiani più importanti che non parlano una parola di inglese, vengono gestiti come fossero ancora negli anni 70. La crisi c'è certo, ma ricordiamo che crisi in questi anni ha siglificato crisi del lavoro soprattutto e purtroppo, le aziende ci sono sempre, hanno meno operai, ma ci sono, e continuano ad investire tanto in comunicazione, solo che il ciclismo non interessa più e ciao. [/QUOTE]
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