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Cina e dintorni
bar cina (parte 2)
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<blockquote data-quote="golias" data-source="post: 6481943" data-attributes="member: 112553"><p>Sta diventando attenta a questo fenomeno perchè vuol tutelare i propri marchi e quindi investimenti, anche se fino a ieri (2017) ha fatto l'esatto contrario.</p><p>Nessuno obbliga le aziende a rimanere in Cina, sono liberissime di uscirsene, il fatto è che un miliardo di consumatori ha sempre fatto gola a qualsiasi azienda e grazie al WTO e alla globalizzazione i pesci grossi si sono pressoché ovunque pappati i piccoli tranne appunto in Cina, che grazie a queste politiche "sfavorenti le industrie straniere" ha (legittimamente e nell'interesse dei suoi cittadini) tutelato il proprio mercato interno facendo entrare i big secondo regole che comunque favorivano lo sviluppo industriale locale, politiche che comunque sono andate bene a tutti fino a che le aziende cinesi sono rimaste nei loro confini fornendo manodopera a basso costo e vendendo prodotti di qualità/nomea inferiore nel mercato interno.</p><p>L'unica differenza rispetto a prima è che stanno iniziando a pestare i piedi ai big nelle fasce di mercato ad alto valore aggiunto anche a livello globale, e questo ovviamente non lascia indifferente lo status quo, non a caso il presidente dal ciuffo giallo ha instaurato una specie di guerriglia instaurando dazi doganali.</p><p>Ma, e torno a ripetermi, la questione è molto più complessa di quel che sembra.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="golias, post: 6481943, member: 112553"] Sta diventando attenta a questo fenomeno perchè vuol tutelare i propri marchi e quindi investimenti, anche se fino a ieri (2017) ha fatto l'esatto contrario. Nessuno obbliga le aziende a rimanere in Cina, sono liberissime di uscirsene, il fatto è che un miliardo di consumatori ha sempre fatto gola a qualsiasi azienda e grazie al WTO e alla globalizzazione i pesci grossi si sono pressoché ovunque pappati i piccoli tranne appunto in Cina, che grazie a queste politiche "sfavorenti le industrie straniere" ha (legittimamente e nell'interesse dei suoi cittadini) tutelato il proprio mercato interno facendo entrare i big secondo regole che comunque favorivano lo sviluppo industriale locale, politiche che comunque sono andate bene a tutti fino a che le aziende cinesi sono rimaste nei loro confini fornendo manodopera a basso costo e vendendo prodotti di qualità/nomea inferiore nel mercato interno. L'unica differenza rispetto a prima è che stanno iniziando a pestare i piedi ai big nelle fasce di mercato ad alto valore aggiunto anche a livello globale, e questo ovviamente non lascia indifferente lo status quo, non a caso il presidente dal ciuffo giallo ha instaurato una specie di guerriglia instaurando dazi doganali. Ma, e torno a ripetermi, la questione è molto più complessa di quel che sembra. [/QUOTE]
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