Bestie da vittoria

V.b.

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Tra i libri che ho letto riguardo al ciclismo l'ho trovato il più bello. Molto avvincente ed incalzante nella narrazione, si apre con un capitolo che più azzeccato non si può...ti fa venire una gogna esagerata! Lo consiglio davvero a tutti come libro in generale, davvero da leggere tutto d'un fiato.
Detto questo mi rivolgo a quelli che l'hanno letto: cosa ne pensate del modo in cui le tematiche son state trattate? Hanno secondo voi caricato la realtà per ottenere quella specie di effetto Dan Brown o si è voluto davvero mettere a nudo in maniera sincera (nei limiti del possibile chiaramente, caricare un attimo ci sta) questo angolo del mondo sportivo?
Mi ha lasciato molto di stucco il discorso delle dinamiche dietro al mondiale, il discorso Mapei per intenderci, e siccome ai tempi non ero ancora appassionato di ciclismo non ho i dati per farmi un idea.
A voi la parola[emoji33]

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(Ale74)

Maglia Amarillo
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sì -il carbonio è tornato ed è pure andato... ora rimetto in pista l'alluminio....
Il link rimanda ad una discussione generica, questa tratta un libro specifico.
Siccome nella discussione generica il titolo è appena abbozzato, vedremo se si tratta di un questione che non interessa o se ci sarà seguito.
Questo tread, per ora, rimane aperto.
 

skezza86

Pedivella
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Io ho appena finito di leggerlo (in due giorni), il libro mi è piaciuto molto soprattutto perché mi ha fatto riflettere sulla realtà di un mondo che agli occhi di noi appassionati sembra perfetto ma in realtà non lo è.
Il libro pone ovviamente l'accento su quanto di losco e marcio c'è nel mondo del ciclismo, non mi è piaciuto il fatto che Di Luca non sembra pentito di quanto ha commesso, si ha sempre la sensazione che il doping sia un male necessario e accettabile.
Un'altra riflessione l'ho fatta in merito ai metodi di allenamento, sembra che Di Luca abbia corso 50 anni fa, si allenava a sensazione, non era seguito da un preparatore, gli allenamenti erano lasciati molto al volere dell'atleta; mi sembrano metodi lontano anni luce da quelli dei ciclisti attuali (vedi Sky).
In definitiva è un libro molto interessante che mi ha lasciato un po' di rabbia.

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vigorelli 1954

via col vento
2 Novembre 2009
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negrotta
Ti rispondo in tutta sincerità, personalmente Di Luca mi è sempre stato antipatico come persona e non mi è mai piaciuto come ciclista. Ho letto il libro che come dici tu va giù molto velocemente, lo scrive mettendo in risalto tutta la sua antipatia, anzi se si può è ancora più antipatico nello scrivere. Personalmente lo ritengo molto pieno di se e molto esaltato tuttora, si è creduto di essere ( e se lo crede ancora a mio avviso ) il più forte ciclista italiano dei suoi tempi ........... ma è un film che ha visto solo lui. Che Ballerini scegliesse Bettini come capitano della Nazionale e non lui .......... mi sembra sia stata una scelta azzeccata . Ha vinto un Giro carico come un melo ( lo dice lui ) e pensa che gli altri lo fossero altrettanto ma hanno beccato solo lui. Mi è sembrato un pò arrogante, ignorante e presuntuoso alla fine ha pagato per i suoi errori ( ripetuti ) ed ha pagato anche chi gli stava vicino.
Ogni volta che i nas si " accaniscono " contro un atleta guarda caso sono sempre loro i cattivi, ma l' atleta viene SEMPRE beccato dopato !! Difficilmente ho sentito chiedere scusa , dire ho sbagliato ( è umano ) , mi tolgo dai piedi perchè sono un vile ........ e mai nessuno tornando alle corse ha più ripetuto le prestazioni esaltanti dei bei tempi .......... suvvia.
L' ho sentito in una intervista alla presentazione del libro e se si può era ancora più arrogante e antipatico che da ciclista ( di media levatura a mio parere).
Col cuore gli auguro di trovare la tranquilità e l' equilibrio per vivere la vita che gli sta davanti in modo più sereno. Da amante di ciclismo spero di non rivedere in futuro ancora dei Di Luca vincere Giri barando.
P.S. La frase più bella di tutto il libro è : se volessero bloccare il doping basterebbe obbligare le case farmaceutiche a mettere del tracciante in tutti i medicinali ...... infatti perchè non lo fanno ?
 

ramses72

Pignone
12 Aprile 2015
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Canyon Ultimate cf sl9.0
Appena finito di leggerlo ,penso che in linea di massima dica cose vere.Questo è il ciclismo a livello professionistico.I tracciati sui farmaci farebbero fiorire il mercato nero dei farmaci non tracciati... Noi rimaniamo amatori si pedala per gusto personale una coca o un po' di sali e siamo a posto .Certo dispiace che lo sport che ci piace sia a questi livelli di doping.
 

theswiss

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Belin-zona
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nel complesso il libro mi é piaciuto,anche se é un bel pò grezzo,alcune cose che narra le immaginavo,
altre lasciano un più che sconcertati.
Concordo col fatto che non sia proprio modesto:mrgreen: e sappia tenere un profilo basso.
Certo non é l'unico che ha vinto "bombandosi", e certo é l'unico che ha puntato il dito sul "sistema".
 

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Ti rispondo in tutta sincerità, personalmente Di Luca mi è sempre stato antipatico come persona e non mi è mai piaciuto come ciclista. Ho letto il libro che come dici tu va giù molto velocemente, lo scrive mettendo in risalto tutta la sua antipatia, anzi se si può è ancora più antipatico nello scrivere. Personalmente lo ritengo molto pieno di se e molto esaltato tuttora, si è creduto di essere ( e se lo crede ancora a mio avviso ) il più forte ciclista italiano dei suoi tempi ........... ma è un film che ha visto solo lui. Che Ballerini scegliesse Bettini come capitano della Nazionale e non lui .......... mi sembra sia stata una scelta azzeccata . Ha vinto un Giro carico come un melo ( lo dice lui ) e pensa che gli altri lo fossero altrettanto ma hanno beccato solo lui. Mi è sembrato un pò arrogante, ignorante e presuntuoso alla fine ha pagato per i suoi errori ( ripetuti ) ed ha pagato anche chi gli stava vicino.
Ogni volta che i nas si " accaniscono " contro un atleta guarda caso sono sempre loro i cattivi, ma l' atleta viene SEMPRE beccato dopato !! Difficilmente ho sentito chiedere scusa , dire ho sbagliato ( è umano ) , mi tolgo dai piedi perchè sono un vile ........ e mai nessuno tornando alle corse ha più ripetuto le prestazioni esaltanti dei bei tempi .......... suvvia.
L' ho sentito in una intervista alla presentazione del libro e se si può era ancora più arrogante e antipatico che da ciclista ( di media levatura a mio parere).
Col cuore gli auguro di trovare la tranquilità e l' equilibrio per vivere la vita che gli sta davanti in modo più sereno. Da amante di ciclismo spero di non rivedere in futuro ancora dei Di Luca vincere Giri barando.
P.S. La frase più bella di tutto il libro è : se volessero bloccare il doping basterebbe obbligare le case farmaceutiche a mettere del tracciante in tutti i medicinali ...... infatti perchè non lo fanno ?

Quella frase ha colpito molto anche me. Ma non serve un genio a capire che un mercato ha bisogno di clienti e anche di quei due o tre che vengono additati ogni tot come gli sleali.
A differenza tua però non mi sento di criticarlo in prima persona per il fatto di non essersene pentito, almeno sul libro: io ho sempre pensato che quando ti siedi a certi tavoli devi stare alle regole di quel tavolo. Se non ti piacciono sei libero di andare. Piuttosto tante volte mi ha dato fastidio l'ipocrisia dell'ambiente nei confronti di chi veniva preso con le mani nella marmellata. Fanno tutti parte della stessa barca secondo me. Certo anche il tuo punto di vista è condivisibile però.
Per quanto riguarda il caso mondiali invece io mi riferivo non tanto al discorso Bettini in se, ma al fatto che la squadra (assieme a dei polacchi mi sembra, tutti di Mapei) avesse organizzato il gruppo per chiudere sulla fuga di cui lui faceva parte, facendogli perdere il mondiale.
Un' altra parte fatta benissimo direi che è quella "dell'ultima chance", cioè quando ha solo l'ultimo gettone per l'antidoping, è sommerso dai debiti, la situazione familiare crolla, gli affanni per firmare il contratto...Quel passaggio è scritto talmente bene che ti trovi due ore dopo sul divano senza accorgerti che stavi leggendo, incredibile e veramente testimone di come sia difficile gestire una vita a quei livelli.
 

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Appena finito di leggerlo ,penso che in linea di massima dica cose vere.Questo è il ciclismo a livello professionistico.I tracciati sui farmaci farebbero fiorire il mercato nero dei farmaci non tracciati... Noi rimaniamo amatori si pedala per gusto personale una coca o un po' di sali e siamo a posto .Certo dispiace che lo sport che ci piace sia a questi livelli di doping.

Parole sante.
Ma invece come ti/vi ponete sul fatto dell'esposizione del ciclismo?
In un' intervista in cui De Zan presenta il libro Pantani è tornato, dice una cosa molto vera e credo condivisibile da tutti: parlando degli anni '90 parla del fatto che l'avvento dell'EPO abbia coinvolto tanto il ciclismo quanto tutti gli altri tipi di sport in maniera trasversale, cosa logica data la portata degli effetti di questa sostanza sugli sport di endurance. Quindi dico io, ha senso fare occhio non vede cuore non duole? ha senso indignarsi per il ciclismo così come lo conosciamo quando magari è tutto lo sport ad essere viziato dal doping a 360°?
Un'altra cosa molto interessante è l'episodio in cui viene descritta "l'inizio della fine del ciclismo", nel senso che l'ambiente ciclismo, a differenza degli altri sport, non si seppe tutelare nei confronti della campagna messa in atto ai tempi del governo Prodi (ora non ricordo con precisione tutti i dettagli) e che portò gli atleti a dover dichiarare cose assurde a mio parere, come dove ti alleni tot giorno, dove dormi, insomma tutta la tua vita...libertà vigilata. Non serve aggiungere che calcio ecc ecc chiusero categoricamente a queste prassi.
 

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Un'altra cosa molto interessante è l'episodio in cui viene descritta "l'inizio della fine del ciclismo", nel senso che l'ambiente ciclismo, a differenza degli altri sport, non si seppe tutelare nei confronti della campagna messa in atto ai tempi del governo Prodi (ora non ricordo con precisione tutti i dettagli) e che portò gli atleti a dover dichiarare cose assurde a mio parere, come dove ti alleni tot giorno, dove dormi, insomma tutta la tua vita...libertà vigilata. Non serve aggiungere che calcio ecc ecc chiusero categoricamente a queste prassi.
Sul bestie da vittoria chiaramente.
 

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Io ho appena finito di leggerlo (in due giorni), il libro mi è piaciuto molto soprattutto perché mi ha fatto riflettere sulla realtà di un mondo che agli occhi di noi appassionati sembra perfetto ma in realtà non lo è.
Il libro pone ovviamente l'accento su quanto di losco e marcio c'è nel mondo del ciclismo, non mi è piaciuto il fatto che Di Luca non sembra pentito di quanto ha commesso, si ha sempre la sensazione che il doping sia un male necessario e accettabile.
Un'altra riflessione l'ho fatta in merito ai metodi di allenamento, sembra che Di Luca abbia corso 50 anni fa, si allenava a sensazione, non era seguito da un preparatore, gli allenamenti erano lasciati molto al volere dell'atleta; mi sembrano metodi lontano anni luce da quelli dei ciclisti attuali (vedi Sky).
In definitiva è un libro molto interessante che mi ha lasciato un po' di rabbia.

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Si guarda sui metodi di allenamento hai pienamente ragione; descrivono direi bene un personaggio che definire sicuro di sé è un eufemismo.
 

ramses72

Pignone
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Parole sante.
Ma invece come ti/vi ponete sul fatto dell'esposizione del ciclismo?
In un' intervista in cui De Zan presenta il libro Pantani è tornato, dice una cosa molto vera e credo condivisibile da tutti: parlando degli anni '90 parla del fatto che l'avvento dell'EPO abbia coinvolto tanto il ciclismo quanto tutti gli altri tipi di sport in maniera trasversale, cosa logica data la portata degli effetti di questa sostanza sugli sport di endurance. Quindi dico io, ha senso fare occhio non vede cuore non duole? ha senso indignarsi per il ciclismo così come lo conosciamo quando magari è tutto lo sport ad essere viziato dal doping a 360°?
Un'altra cosa molto interessante è l'episodio in cui viene descritta "l'inizio della fine del ciclismo", nel senso che l'ambiente ciclismo, a differenza degli altri sport, non si seppe tutelare nei confronti della campagna messa in atto ai tempi del governo Prodi (ora non ricordo con precisione tutti i dettagli) e che portò gli atleti a dover dichiarare cose assurde a mio parere, come dove ti alleni tot giorno, dove dormi, insomma tutta la tua vita...libertà vigilata. Non serve aggiungere che calcio ecc ecc chiusero categoricamente a queste prassi.
Guarda io penso che sport endurance negli anni novanta hanno fatto tutti largo uso di epo,ad oggi chi paga di più i controlli (vedi ADAMS, Passaporto, ecc) è il ciclismo.Non so perché la lotta al doping sul ciclismo ha sempre avuto un effetto mediatico maggiore. Anche oggi il doping è presente in tutti gli sport,come è in che modalità lo sapremo nei prossimi anni.
 

Aresius

Pignone
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L'ho letto quest'estate e l'ho trovato molto bello. Secondo me descrive bene l'ambiente, anzi probabilmente si dice anche meno di quel che si poteva (o non poteva!) dire!
Come libro del genere lo metto subito dopo "La corsa segreta" di Hamilton.
Palloso invece "The Program".
 

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Guarda io penso che sport endurance negli anni novanta hanno fatto tutti largo uso di epo,ad oggi chi paga di più i controlli (vedi ADAMS, Passaporto, ecc) è il ciclismo.Non so perché la lotta al doping sul ciclismo ha sempre avuto un effetto mediatico maggiore. Anche oggi il doping è presente in tutti gli sport,come è in che modalità lo sapremo nei prossimi anni.

Lo credo anche io. Di certo c'è solo che se diventi in qualche modo scomodo o indigesto a qualcuno ti fanno saltare, vedi caso Russia dopo le controversie con gli States per il discorso Siria ecc: Sharapova e squadra olimpica nel calderone, invece le centometriste USA che sembrano mbare mimmo son tutte a posto. Bho...
 

axley

Apprendista Cronoman
23 Febbraio 2011
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Letto qualche mese fa....equiparabilissimo al libro di Hamilton o a quello di Donati....la cosa che mi lascia sconvolto è....che non mi ha stupito più di tanto!! Anzi...qualcosa mi ha veramente sconvolto: l'aver letto di dinamiche che, purtroppo, rivedo ogni weekend di gare amatoriali o negli ambienti sociali, dove taluni individui hanno esattamente gli stessi comportamenti, dentro e fuori dai campi di gara.....ma parliamo di cliclisti amatoriali dio bono!! Ecco....diciamo che è servito a confermarmi quello che giá sapevo: il ciclismo amatoriale oggi è il ciclismo professionistico degli anni 90
 

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Lo credo anche io. Di certo c'è solo che se diventi in qualche modo scomodo o indigesto a qualcuno ti fanno saltare, vedi caso Russia dopo le controversie con gli States per il discorso Siria ecc: Sharapova e squadra olimpica nel calderone, invece le centometriste USA che sembrano mbare mimmo son tutte a posto. Bho...
Vero anche questo. L' Armstrong degli anni d'oro ne è il chiaro esempio. Sembra avesse coperture anche all' interno dei laboratori antidoping. Anche i soldi che puoi spendere "ungendo" fanno la differenza.......
 

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Letto qualche mese fa....equiparabilissimo al libro di Hamilton o a quello di Donati....la cosa che mi lascia sconvolto è....che non mi ha stupito più di tanto!! Anzi...qualcosa mi ha veramente sconvolto: l'aver letto di dinamiche che, purtroppo, rivedo ogni weekend di gare amatoriali o negli ambienti sociali, dove taluni individui hanno esattamente gli stessi comportamenti, dentro e fuori dai campi di gara.....ma parliamo di cliclisti amatoriali dio bono!! Ecco....diciamo che è servito a confermarmi quello che giá sapevo: il ciclismo amatoriale oggi è il ciclismo professionistico degli anni 90
Credo che quei libri li leggerò entrambi dato che non sei il primo che li cita.
Il discorso delle gare amatoriali effettivamente lascia molto da pensare, anche se tante volte quando si supera il limite tra passione e fissazione è lì che si finisce...Ho letto da qualche parte di controlli arrivati alle granfondo e di ordini di arrivo profondamente rivisti con tanti piazzati che lamentarono strani malanni improvvisi. Anche qua basterebbe farli prima ma non so quanto tornaconto ci sia nella tutela della salute senza scandali da prima pagina.
 

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Vero anche questo. L' Armstrong degli anni d'oro ne è il chiaro esempio. Sembra avesse coperture anche all' interno dei laboratori antidoping. Anche i soldi che puoi spendere "ungendo" fanno la differenza.......

Si di sicuro. Avevo anche sentito che per via della chemioterapia le analisi su di lui non si potevano considerare attendibili fino in fondo, quindi godette per qualche tempo di una specie di immunità. Ma la cosa non l'ho mai capita fino in fondo.
 

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Tornando ad un altro episodio del libro ho avuto una secca smentita a quello che erano un paio di mie convinzioni:
1- Viene detto che una squadra, anche le world tour, ti ingaggiano ma poi sta a te trovarti un preparatore che ti segua in base ai tuoi obiettivi. Questa cosa non me la aspettavo per niente, nel senso che una società che ti ingaggia per milioni secondo me dovrebbe essere in prima linea nella tua preparazione, alimentazione, ecc. Come credo accada in tutti gli altri sport di vertice.
2- Viene descritto il fenomeno doping all'interno del gruppo come diviso in due periodi: il pre e il post madonna di campiglio, dove nel primo caso si riportano virgolettati della serie "o devi vedè come m'è salito ieri il xxxxxxx, volavo" e simili pronunciate e sentite all'interno del gruppo in corsa, e il post invece dove magicamente nessuno ne sapeva più nulla e andavano avanti a basmati e bcaa. Credevo comunque che anche inizialmente ci si dovesse tutelare in maniera maggiore...
3- Il doping era un'automedicazione, nel senso che erano gli stessi atleti a procurasi il farmaco, a stabilire dosi, modalità di assunzione, ecc.
Alla luce di quanto si dice sul pre campiglio credevo ci fosse una specie di zona franca all'interno della squadra dove uno competente ti seguiva, invece sembra che il discorso funzionasse/funzioni come tra un qualsiasi amatore ciclista/bodybuilder che va dal gestore della palestra e si "fida" dell'esperto di turno.
 

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1- Viene detto che una squadra, anche le world tour, ti ingaggiano ma poi sta a te trovarti un preparatore che ti segua in base ai tuoi obiettivi. Questa cosa non me la aspettavo per niente, nel senso che una società che ti ingaggia per milioni secondo me dovrebbe essere in prima linea nella tua preparazione, alimentazione, ecc. Come credo accada in tutti gli altri sport di vertice.
2- Viene descritto il fenomeno doping all'interno del gruppo come diviso in due periodi: il pre e il post madonna di campiglio, dove nel primo caso si riportano virgolettati della serie "o devi vedè come m'è salito ieri il xxxxxxx, volavo" e simili pronunciate e sentite all'interno del gruppo in corsa, e il post invece dove magicamente nessuno ne sapeva più nulla e andavano avanti a basmati e bcaa. Credevo comunque che anche inizialmente ci si dovesse tutelare in maniera maggiore...
3- Il doping era un'automedicazione, nel senso che erano gli stessi atleti a procurasi il farmaco, a stabilire dosi, modalità di assunzione, ecc.
Alla luce di quanto si dice sul pre campiglio credevo ci fosse una specie di zona franca all'interno della squadra dove uno competente ti seguiva, invece sembra che il discorso funzionasse/funzioni come tra un qualsiasi amatore ciclista/bodybuilder che va dal gestore della palestra e si "fida" dell'esperto di turno.

Appunto quello a cui sono arrivato io alla fine del libro..... negli anni 90 il professionismo non esisteva ancora