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bikeporn - acciaio (parte terza)
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<blockquote data-quote="Mardot" data-source="post: 6707177" data-attributes="member: 8422"><p>Con Dario qui sul Forum ho discusso tante volte e, benché avessimo punti di vista differenti, su certi concetti fondamentali siamo sempre andati d'accordo, ci sarà un motivo. Tra questi di sicuro uno del concetti era l'adeguatezza del mezzo meccanico a correre, non a pascolare per le campagne fischiettando, come ora potresti fare con la Morgan.</p><p></p><p>Molta gente trascura che Pegoretti per un bel po' di tempo ha fatto biciclette che sono finite sotto al sedere di gente che, una volta messo il numero sulla schiena, provava a mettere il naso davanti a tutti gli altri sulla riga del traguardo. E questo non è un dettaglio da poco, anzi direi che è fondamentale per riuscire ad entrare nella testa del produttore. Una testa che non era così semplice da capire, come il fanatismo religioso potrebbe a torto far intendere.</p><p></p><p>Chi pensa che Dario fosse solo un fanatico intransigente e intollerante all'innovazione si sbaglia di brutto, ma di brutto brutto. Dario non era affatto un fanatico intransigente, semplicemente credeva ciecamente nelle sue soluzioni e voleva tutte le necessarie certezze prima di adottare delle innovazioni.</p><p></p><p>Questa indole di fabbricatore di telai da corsa non gli è mai mancata, benché sapientemente abbia nel tempo mantenuto in produzione anche articoli classici. Basti pensare all'adozione di forcelle in carbonio ad altissimo contenuto tecnologico, addirittura costruite su sua specifica; ciò dimostra come sia sempre stato attento anche agli aspetti che rendono una bicicletta idonea a confrontarsi con le altre in una corsa, dove sono richieste prestazioni di un certo livello. Altrimenti avrebbe tranquillamente potuto continuare a mettere forcelle in acciaio sulle bici. E da ogni punto di vista la si voglia guardare, una forca in carbonio su un telaio in acciaio è una soluzione estremamente più "eretica" di dettagli come i freni a disco.</p><p></p><p>Inoltre i freni a disco sono una novità tecnica che tutt'oggi non è ancora stata adottata dal 100% dei costruttori, ed è quindi ovvio e normale che quando Dario era in vita essa potesse essere ancora vista con scetticismo, soprattutto da chi come Dario credeva fortemente nelle caratteristiche dei suoi mezzi da corsa. Ma questo non significa assolutamente che mai li avrebbe adottati. Così come il passaggio cavi interno. Se leggete cosa dice a proposito della Falz "<em>After having tested nearly every model of carbon fibre fork on the market and finding each lacking in some way, we designed our own.</em>" ciò dimostra che era sempre attento al mercato, alle richieste del mercato e anche a ciò che avrebbe potuto migliorare i suoi mezzi.</p><p></p><p>In questo momento sulle bici nuove la maggiorparte delle trasmissioni sono elettriche/wifi e la maggiorparte dei freni sono idraulici con relative guaine di trasporto fluido, questo anche su bici di fascia media, non solo top di gamma. Se Dario fosse in vita riceverebbe ancora ordinazioni per i suoi nuovi mezzi e di sicuro, ma di sicuro eh, tra queste ordinazioni ce ne sarebbero una buona parte che vorrebbe poter montare gruppi al passo coi tempi sia dal punto di vista della trasmissione che dei freni. A chiunque abbia avuto modo di conoscere Dario sotto l'aspetto costruittivo riesce impossibile pensare che non avrebbe concesso a queste nuove tecnologie di essere montate sui suoi mezzi, magari dopo il necessario periodo di valutazione/integrazione; e questo non solo per una mera questione di vendita, ma soprattutto come dicevo per una questione di adeguatezza dei suoi mezzi ai tempi e al resto della concorrenza. La bici di Dario sono sempre state bici da corsa, prima di tutto.</p><p></p><p>Detto questo, ognuno è libero di credere qualunque cosa, Dario purtroppo non c'è più e da lassù si starà facendo delle belle risate, ne sono sicuro.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Mardot, post: 6707177, member: 8422"] Con Dario qui sul Forum ho discusso tante volte e, benché avessimo punti di vista differenti, su certi concetti fondamentali siamo sempre andati d'accordo, ci sarà un motivo. Tra questi di sicuro uno del concetti era l'adeguatezza del mezzo meccanico a correre, non a pascolare per le campagne fischiettando, come ora potresti fare con la Morgan. Molta gente trascura che Pegoretti per un bel po' di tempo ha fatto biciclette che sono finite sotto al sedere di gente che, una volta messo il numero sulla schiena, provava a mettere il naso davanti a tutti gli altri sulla riga del traguardo. E questo non è un dettaglio da poco, anzi direi che è fondamentale per riuscire ad entrare nella testa del produttore. Una testa che non era così semplice da capire, come il fanatismo religioso potrebbe a torto far intendere. Chi pensa che Dario fosse solo un fanatico intransigente e intollerante all'innovazione si sbaglia di brutto, ma di brutto brutto. Dario non era affatto un fanatico intransigente, semplicemente credeva ciecamente nelle sue soluzioni e voleva tutte le necessarie certezze prima di adottare delle innovazioni. Questa indole di fabbricatore di telai da corsa non gli è mai mancata, benché sapientemente abbia nel tempo mantenuto in produzione anche articoli classici. Basti pensare all'adozione di forcelle in carbonio ad altissimo contenuto tecnologico, addirittura costruite su sua specifica; ciò dimostra come sia sempre stato attento anche agli aspetti che rendono una bicicletta idonea a confrontarsi con le altre in una corsa, dove sono richieste prestazioni di un certo livello. Altrimenti avrebbe tranquillamente potuto continuare a mettere forcelle in acciaio sulle bici. E da ogni punto di vista la si voglia guardare, una forca in carbonio su un telaio in acciaio è una soluzione estremamente più "eretica" di dettagli come i freni a disco. Inoltre i freni a disco sono una novità tecnica che tutt'oggi non è ancora stata adottata dal 100% dei costruttori, ed è quindi ovvio e normale che quando Dario era in vita essa potesse essere ancora vista con scetticismo, soprattutto da chi come Dario credeva fortemente nelle caratteristiche dei suoi mezzi da corsa. Ma questo non significa assolutamente che mai li avrebbe adottati. Così come il passaggio cavi interno. Se leggete cosa dice a proposito della Falz "[I]After having tested nearly every model of carbon fibre fork on the market and finding each lacking in some way, we designed our own.[/I]" ciò dimostra che era sempre attento al mercato, alle richieste del mercato e anche a ciò che avrebbe potuto migliorare i suoi mezzi. In questo momento sulle bici nuove la maggiorparte delle trasmissioni sono elettriche/wifi e la maggiorparte dei freni sono idraulici con relative guaine di trasporto fluido, questo anche su bici di fascia media, non solo top di gamma. Se Dario fosse in vita riceverebbe ancora ordinazioni per i suoi nuovi mezzi e di sicuro, ma di sicuro eh, tra queste ordinazioni ce ne sarebbero una buona parte che vorrebbe poter montare gruppi al passo coi tempi sia dal punto di vista della trasmissione che dei freni. A chiunque abbia avuto modo di conoscere Dario sotto l'aspetto costruittivo riesce impossibile pensare che non avrebbe concesso a queste nuove tecnologie di essere montate sui suoi mezzi, magari dopo il necessario periodo di valutazione/integrazione; e questo non solo per una mera questione di vendita, ma soprattutto come dicevo per una questione di adeguatezza dei suoi mezzi ai tempi e al resto della concorrenza. La bici di Dario sono sempre state bici da corsa, prima di tutto. Detto questo, ognuno è libero di credere qualunque cosa, Dario purtroppo non c'è più e da lassù si starà facendo delle belle risate, ne sono sicuro. [/QUOTE]
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