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Club assemblate (seconda parte)
Testo
<blockquote data-quote="CiccioneInBici" data-source="post: 6517397" data-attributes="member: 88220"><p>Non sono sicuro che debba esserlo, se non hai studiato Scienza dei Materiali. I grafici rappresentano prove di risposta dei materiali sotto effetto di un carico.</p><p>Cominciamo dal secondo che è un grafico classico, classicissimo in Scienza dei Materiali, e si chiama "curva di resistenza a rottura". Quello "vero" è un tantino differente, perché prescinde dalle dimensioni del provino e usa altre unità di misura, questi invece fanno vedere che se sottoponi a trazione crescente un raggio, il suo allungamento è differente a seconda del prodotto (cioè è più o meno rigido) fino a che non si osserva una curva, classica nel suo genere: cioè, più dai carico e meno il materiale risponde a resistenza, situazione che descrive snervamento (con cedimento permanente e decadimento meccanico) fino a rottura del raggio. Si plachi ogni ansia, visto che si parla di rottura, poiché i raggi lavorano (tutti) nel primissimo tratto della curva, detto "intervallo elastico", nel quale il raggio si comporta proprio come un elastico, si allunga e si accorcia senza perdere nulla della sua capacità di resistenza. I raggi si rompono per altri motivi, ma questa è un'altra storia.</p><p>Invece, il primo grafico non è proprio chiaro cosa possa essere, anche perché descrive una curva di risposta non lineare, in nessun intervallo, ad un carico crescente. E non ho trovato "refrerences" sul sito. Tuttavia ho il sospetto, molto fondato, che descriva il comportamento del raggio montato in situ, cioè in condizioni sperimentali molto vicine alle sue modalità di lavoro. Probabile interpretazione dettata dal fatto che i carichi riportati (a parità di allungamento) sono molto più bassi del secondo grafico, visto che alla resistenza del raggio concorre la curva (per J bend) o la testa del raggio (per straightpull). Nelle prove a rottura invece i provini vengono di solito pinzati alle estremità.</p><p>Non so spiegare meglio.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CiccioneInBici, post: 6517397, member: 88220"] Non sono sicuro che debba esserlo, se non hai studiato Scienza dei Materiali. I grafici rappresentano prove di risposta dei materiali sotto effetto di un carico. Cominciamo dal secondo che è un grafico classico, classicissimo in Scienza dei Materiali, e si chiama "curva di resistenza a rottura". Quello "vero" è un tantino differente, perché prescinde dalle dimensioni del provino e usa altre unità di misura, questi invece fanno vedere che se sottoponi a trazione crescente un raggio, il suo allungamento è differente a seconda del prodotto (cioè è più o meno rigido) fino a che non si osserva una curva, classica nel suo genere: cioè, più dai carico e meno il materiale risponde a resistenza, situazione che descrive snervamento (con cedimento permanente e decadimento meccanico) fino a rottura del raggio. Si plachi ogni ansia, visto che si parla di rottura, poiché i raggi lavorano (tutti) nel primissimo tratto della curva, detto "intervallo elastico", nel quale il raggio si comporta proprio come un elastico, si allunga e si accorcia senza perdere nulla della sua capacità di resistenza. I raggi si rompono per altri motivi, ma questa è un'altra storia. Invece, il primo grafico non è proprio chiaro cosa possa essere, anche perché descrive una curva di risposta non lineare, in nessun intervallo, ad un carico crescente. E non ho trovato "refrerences" sul sito. Tuttavia ho il sospetto, molto fondato, che descriva il comportamento del raggio montato in situ, cioè in condizioni sperimentali molto vicine alle sue modalità di lavoro. Probabile interpretazione dettata dal fatto che i carichi riportati (a parità di allungamento) sono molto più bassi del secondo grafico, visto che alla resistenza del raggio concorre la curva (per J bend) o la testa del raggio (per straightpull). Nelle prove a rottura invece i provini vengono di solito pinzati alle estremità. Non so spiegare meglio. [/QUOTE]
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