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Club assemblate (seconda parte)
Testo
<blockquote data-quote="CiccioneInBici" data-source="post: 6746228" data-attributes="member: 88220"><p>La discussione si sta facendo machiavellica, perciò poco utile. A parte qualche vacua polemica sul concetto di "ruota fine a se stessa" - che a me è sempre stato chiarissimo - non credo ci porti lontano il confronto tra 70-20-10 e 40-20-20. Anzi, a dire il vero è un discorso nemmeno vagamente ingegneristico.</p><p>Giusto per chiarire, in ingegneria descrizioni come queste si usano solo per parlare di affidabilità, che è un concetto molto raffinato e affidato a strutture di calcolo assai più complesse che 3 numeri in fila. Credo che si stiano confondendo 2 discipline: stabilità strutturale (il sistema sopporta le sollecitazioni senza alterare le sue geometrie) e affidabilità (il sistema funziona senza rompersi o deformarsi). Chiedo venia per lo scarso rigore del linguaggio, ma è per capirsi. Nel primo caso, un sistema di ripartizione percentuale non è applicabile o non ha senso: ogni singolo componente va dimensionato per la sua funzione. Nel secondo caso, ricorrere a percentuali di affidabilità non è applicabile alle ruote, o non è utile per la nostra aspettativa.</p><p>Ciò detto, l'unica tripletta che descrive (grossolanamente bene) la funzionalità e stabilità di un sistema è 100-100-100 o, se preferite, 33-33-33 (a parte i decimali), a meno di accettare che un componente presenti instabilità nel tempo (per esempio accettare di ricentrare le ruote ogni mese o di cambiare un raggio ogni 1000 km).</p><p>Ora, veniamo alle nostre competenze.</p><p>a) Nessuno di noi è in grado di effettuare calcoli di resistenza strutturale a sollecitazioni statiche o dinamiche. Forse io e qualcun altro potrebbero, ma almeno io non ho alcuna voglia di rimettermi a studiare e, francamente, non sono sicuro che avrebbe qualche senso senza poi effettuare prove di banco o su strada, sotto attento controllo e col ricorso a sensoristica particolare. Questa è, infatti, roba che può permettersi solo le grosse aziende che, infatti, così fanno: i commerciali dettagliano dei requisiti (peso, rigidità su vari piani, estetica, raggiatura, caratteristiche aero, prezzo ecc.), gli ingegneri fissano un budget per definire specifiche, calcolare e fare prove, si fanno dare i soldi e buttano un po' di prototipi prima di passare il progetto alla produzione.</p><p>Per farla breve: <strong><u>non è da nessuno di voi che mi aspetto una competenza strutturale del genere sulla mia prossima coppia di ruote.</u></strong></p><p>b) Tutti quelli che assemblano, invece, possono riferire sulla loro esperienza e sulla riuscita nel tempo dei loro assemblaggi. E tutti quegli stessi assemblatori casalinghi hanno cominciato come me: copiando. Per poi col tempo "allargarsi" con tentativi di vario genere.</p><p><strong><u>Ecco, su questa esperienza vorrei sapere da ognuno</u></strong>.</p><p>Il resto è fuffa.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="CiccioneInBici, post: 6746228, member: 88220"] La discussione si sta facendo machiavellica, perciò poco utile. A parte qualche vacua polemica sul concetto di "ruota fine a se stessa" - che a me è sempre stato chiarissimo - non credo ci porti lontano il confronto tra 70-20-10 e 40-20-20. Anzi, a dire il vero è un discorso nemmeno vagamente ingegneristico. Giusto per chiarire, in ingegneria descrizioni come queste si usano solo per parlare di affidabilità, che è un concetto molto raffinato e affidato a strutture di calcolo assai più complesse che 3 numeri in fila. Credo che si stiano confondendo 2 discipline: stabilità strutturale (il sistema sopporta le sollecitazioni senza alterare le sue geometrie) e affidabilità (il sistema funziona senza rompersi o deformarsi). Chiedo venia per lo scarso rigore del linguaggio, ma è per capirsi. Nel primo caso, un sistema di ripartizione percentuale non è applicabile o non ha senso: ogni singolo componente va dimensionato per la sua funzione. Nel secondo caso, ricorrere a percentuali di affidabilità non è applicabile alle ruote, o non è utile per la nostra aspettativa. Ciò detto, l'unica tripletta che descrive (grossolanamente bene) la funzionalità e stabilità di un sistema è 100-100-100 o, se preferite, 33-33-33 (a parte i decimali), a meno di accettare che un componente presenti instabilità nel tempo (per esempio accettare di ricentrare le ruote ogni mese o di cambiare un raggio ogni 1000 km). Ora, veniamo alle nostre competenze. a) Nessuno di noi è in grado di effettuare calcoli di resistenza strutturale a sollecitazioni statiche o dinamiche. Forse io e qualcun altro potrebbero, ma almeno io non ho alcuna voglia di rimettermi a studiare e, francamente, non sono sicuro che avrebbe qualche senso senza poi effettuare prove di banco o su strada, sotto attento controllo e col ricorso a sensoristica particolare. Questa è, infatti, roba che può permettersi solo le grosse aziende che, infatti, così fanno: i commerciali dettagliano dei requisiti (peso, rigidità su vari piani, estetica, raggiatura, caratteristiche aero, prezzo ecc.), gli ingegneri fissano un budget per definire specifiche, calcolare e fare prove, si fanno dare i soldi e buttano un po' di prototipi prima di passare il progetto alla produzione. Per farla breve: [B][U]non è da nessuno di voi che mi aspetto una competenza strutturale del genere sulla mia prossima coppia di ruote.[/U][/B] b) Tutti quelli che assemblano, invece, possono riferire sulla loro esperienza e sulla riuscita nel tempo dei loro assemblaggi. E tutti quegli stessi assemblatori casalinghi hanno cominciato come me: copiando. Per poi col tempo "allargarsi" con tentativi di vario genere. [B][U]Ecco, su questa esperienza vorrei sapere da ognuno[/U][/B]. Il resto è fuffa. [/QUOTE]
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