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Come sta cambiando il ciclismo?
Testo
<blockquote data-quote="Mardot" data-source="post: 6591951" data-attributes="member: 8422"><p>Sono d'accordo al 100% con l'articolo.</p><p></p><p>Il problema è sicuramente più evidente nei grandi giri, mentre le Classiche monumento più o meno rispettano l'andamento tradizionale, con varianti anche loro, ma minori. A volte anche migliorative, tipo l'aver tolto l'arrivo ad Ans dalla Liegi.</p><p></p><p>Nei GT invece la politica dell'audience, del "prêt-à-porter", della tappetta con gli scattini negli ultimi 5km, è ormai palese.</p><p></p><p>Si crede (a torto) che siccome la corsa tiene in classifica un <strong>nugolo di corridori in pochi secondi</strong> fino alla fine, allora resta più aperta.</p><p>Mentre non è così.</p><p></p><p>La corsa è aperta, nei fatti non nella teoria dei numeri, solo fino a quando c'è <strong>un percorso che consente a qualcuno di far saltare il banco</strong>.</p><p></p><p>Basti pensare all'impresa di Froome a Bardonecchia, per citare la più grande impresa del dopo Pantani.</p><p></p><p>Il <strong>dislivello totale</strong>, anche lui, non deve ingannare. Non è questo l'indice di durezza dei GT.</p><p></p><p>È vero che lui sale, ma è vero che serve solo a fare tappe da criceti, molto movimentate (durissime eh, sia chiaro). Purtroppo però nel frattempo ne fanno le spese tutti, <strong>dai velocisti ai finisseur</strong>. Corridori che tipicamente hanno battezzato i più grandi campioni da classiche.</p><p></p><p>Tra l'altro, nessun appassionato di tattica e di tecnica, potrà mai lamentarsi di <strong>una vera tappa piatta per velocisti</strong>, dove riesci ad apprezzare i treni che si sfidano, che scelgono perfettamente la sequenza degli uomini, che portano alla volata solamente quelli in grado di volare oltre i 60 all'ora. Mentre negli ultimi GT si sono viste volate con gente che non è nemmeno parente di uno sprinter (ma anche le cadute fanno audience...).</p><p></p><p><strong>Idem per le cronometro</strong>, ben diverso fare una cronometro da 23km e magari 1200m, rispetto a 60km piatta completa. E dove sta la tecnica? Beh, chi non ci crede, basta provare a stare a cronometro per un’oretta abbondante filata……………</p><p></p><p>Per quanto riguarda <strong>la distribuzione delle tappe</strong>, in particolar modo quelle di montagna, l’errore più grande di questi ultimi tempi è quello di non aver dato <strong>il giusto premio a chi ha doti di continuità, che invece sono il succo del ciclismo a tappe</strong>.</p><p></p><p>Se metti una sola tappa di montagna, o magari due di seguito non durissime, ma prima hai un riposo e magari dopo hai una tappa facile, quei corridori che puntano sulla tenuta alla distanza sono penalizzati.</p><p></p><p>Intanto bisognerebbe definire alcuni canoni, del tipo: <strong>una tappa di montagna dovrebbe avere sempre almeno 180km/4000m</strong>, poi magari ne devi fare 2 di seguito e prima o dopo un’altra tappa da 2500/3000m. <strong>Una delle tappe alpine dovrebbe avere almeno 220km/5000</strong> e magari proprio questa con l’arrivo in salita. Poi ovviamente si recupera con le tappe per velocisti e le cronometro...</p><p></p><p>In questo modo creeresti <strong>un percorso aperto ad un ventaglio di corridori fortissimi</strong>, ma che non sono solo pesi leggeri adatti a pendenze da capre.</p><p></p><p>Ultima considerazione proprio sulle <strong>salite durissime, sono il non ciclismo</strong>. Non hanno alcun senso, nei GT. Le potrebbero tranquillamente sostituire con delle prove sui rulli. <strong>Quando le pendenze vanno oltre certi valori, vengono meno tutte le possibili tattiche di corsa</strong>, ogni corridore è costretto a mettersi lì sui suoi valori (a maggior ragione ora che hanno gli strumenti) e salgono.</p><p></p><p>Dimostrazione invece sono le tappe lunghe e con tanto dislivello, ma salite più pedalabili, 10-12%, dove <strong>diversi corridori con pesi e potenze diversi, possono decidere una gestione della corsa in maniera diversa, tutto a vantaggio dello spettacolo</strong>.</p><p></p><p>Invece ora nel 99% delle tappe basta collegarsi nell’ultima mezzora, a meno di non voler vedere qualche caduta o poco altro.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Mardot, post: 6591951, member: 8422"] Sono d'accordo al 100% con l'articolo. Il problema è sicuramente più evidente nei grandi giri, mentre le Classiche monumento più o meno rispettano l'andamento tradizionale, con varianti anche loro, ma minori. A volte anche migliorative, tipo l'aver tolto l'arrivo ad Ans dalla Liegi. Nei GT invece la politica dell'audience, del "prêt-à-porter", della tappetta con gli scattini negli ultimi 5km, è ormai palese. Si crede (a torto) che siccome la corsa tiene in classifica un [B]nugolo di corridori in pochi secondi[/B] fino alla fine, allora resta più aperta. Mentre non è così. La corsa è aperta, nei fatti non nella teoria dei numeri, solo fino a quando c'è [B]un percorso che consente a qualcuno di far saltare il banco[/B]. Basti pensare all'impresa di Froome a Bardonecchia, per citare la più grande impresa del dopo Pantani. Il [B]dislivello totale[/B], anche lui, non deve ingannare. Non è questo l'indice di durezza dei GT. È vero che lui sale, ma è vero che serve solo a fare tappe da criceti, molto movimentate (durissime eh, sia chiaro). Purtroppo però nel frattempo ne fanno le spese tutti, [B]dai velocisti ai finisseur[/B]. Corridori che tipicamente hanno battezzato i più grandi campioni da classiche. Tra l'altro, nessun appassionato di tattica e di tecnica, potrà mai lamentarsi di [B]una vera tappa piatta per velocisti[/B], dove riesci ad apprezzare i treni che si sfidano, che scelgono perfettamente la sequenza degli uomini, che portano alla volata solamente quelli in grado di volare oltre i 60 all'ora. Mentre negli ultimi GT si sono viste volate con gente che non è nemmeno parente di uno sprinter (ma anche le cadute fanno audience...). [B]Idem per le cronometro[/B], ben diverso fare una cronometro da 23km e magari 1200m, rispetto a 60km piatta completa. E dove sta la tecnica? Beh, chi non ci crede, basta provare a stare a cronometro per un’oretta abbondante filata…………… Per quanto riguarda [B]la distribuzione delle tappe[/B], in particolar modo quelle di montagna, l’errore più grande di questi ultimi tempi è quello di non aver dato [B]il giusto premio a chi ha doti di continuità, che invece sono il succo del ciclismo a tappe[/B]. Se metti una sola tappa di montagna, o magari due di seguito non durissime, ma prima hai un riposo e magari dopo hai una tappa facile, quei corridori che puntano sulla tenuta alla distanza sono penalizzati. Intanto bisognerebbe definire alcuni canoni, del tipo: [B]una tappa di montagna dovrebbe avere sempre almeno 180km/4000m[/B], poi magari ne devi fare 2 di seguito e prima o dopo un’altra tappa da 2500/3000m. [B]Una delle tappe alpine dovrebbe avere almeno 220km/5000[/B] e magari proprio questa con l’arrivo in salita. Poi ovviamente si recupera con le tappe per velocisti e le cronometro... In questo modo creeresti [B]un percorso aperto ad un ventaglio di corridori fortissimi[/B], ma che non sono solo pesi leggeri adatti a pendenze da capre. Ultima considerazione proprio sulle [B]salite durissime, sono il non ciclismo[/B]. Non hanno alcun senso, nei GT. Le potrebbero tranquillamente sostituire con delle prove sui rulli. [B]Quando le pendenze vanno oltre certi valori, vengono meno tutte le possibili tattiche di corsa[/B], ogni corridore è costretto a mettersi lì sui suoi valori (a maggior ragione ora che hanno gli strumenti) e salgono. Dimostrazione invece sono le tappe lunghe e con tanto dislivello, ma salite più pedalabili, 10-12%, dove [B]diversi corridori con pesi e potenze diversi, possono decidere una gestione della corsa in maniera diversa, tutto a vantaggio dello spettacolo[/B]. Invece ora nel 99% delle tappe basta collegarsi nell’ultima mezzora, a meno di non voler vedere qualche caduta o poco altro. [/QUOTE]
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