Ciao
@Veeg e grazie del contributo.
Capisco il tuo punto (molto ben supportato dalle analisi dell'articolo): tutti i polimeri invecchiano ma il tempo di onvecchiamento dipende da molti fattori e non si può dare un numero univoco.
Però la questione dal mio punto di vista è questa: prendo in mano il mio casco di 3 anni e mi chiedo in che stato siano i materiali interni.
Il punto è che non ho modo di fare test e quindi di capire se siano invecchiati o in buono stato.
Per cui, data la spesa (tutto sommato esigua) e il rischio molto critico (lesioni alla testa in caso di caduta), anch'io seguo la regola del pollice di cambiare il casco ogni 3 / 4 anni.
Probabilmente così facendo sto cambiando il casco prima del necessario ma sbilancio la scelta a favore della sicurezza.
P.s. anch'io sono ingegnere e ho un approccio da analisi del rischio
Ciao, sì capisco e la tua decisione è rispettabilissima: nel dubbio poni la sicurezza al primo posto.
Tutt'altro, ho apprezzato e rinforzato le tue argomentazioni con la citazione del sito di helmets.org, sapendo che riferivano alla stessa letteratura.
Credo che possiamo entrambi concordare sulla infondatezza di tante dicerie e affermazioni, quasi sempre non basate su prove e dettate solo da esigenze di profitto. E' contro questa ingenua credulità che bisogna spendersi.
Perdonami, avevo inteso in senso opposto.
Sono perfettamente d'accordo con quanto dici, d'altronde quando ho scritto l'articolo l'ho fatto proprio per quei motivi.
Ciao,
Si certo che è uno studio valido, e probabilmente esistono diversi fattori che creano la differenza tra studio e mia esperienza, ad esempio Norma di omologazione diversa che prevede impatti diversi, età dello studio più vrecente e quindi materiale probabilmente di qualità migliore e più aggiornato, velocità di impatto, vicinanza al limite richiesto inferiore per i caschi da moto, forse soprattutto diverso trattamento e tipo di invecchiamento del casco con esposizione a fattori diversi quali sudore, raggi ultravioletti, ecc.
Concordo poi con chi ha affermato che vista la spesa non eccessiva e l'alto rischio in caso di caduta, un cambio precauzionale non è un fattore da sconsigliare.
Quello che secondo me potrebbe veramente fare la differenza è la modalità in cui un casco è invecchiato, se ben mantenuto, se invece esposto spesso al sole, se impregnato di sudore acido, se in ambiente salino, ecc e questo è molto difficile da simulare in laboratorio.
Poi bello che ci siano studi e esperienze diverse, perché probabilmente sono vere entrambe, ognuna con i parametri e le condizioni al contorno che le contraddistinguono
Chiarissimo e condivisibile, grazie.
Vi racconto cosa è successo con l'analisi dei caschi relativi ad altri utilizzi, uno studio che conferma i risultati che stiamo trattando in questa discussione: parliamo di caschi da alpinismo.
Come potete ben immaginare, questi caschi devono proteggere da pietre in caduta dall'alto, da urti contro le pareti rocciose o impatti in seguito ad una caduta dell'utilizzatore.
Bene, nel settembre 2008 sulla "Rivista del CAI" è stato pubblicato un test che ha messo a confronto vecchi caschi per valutare se potessero offrire ancora sicurezza per l'utilizzatore.
La ricerca è stata realizzata dal corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico della provincia di Treviso, a firma dell'ing. Michele Titton.
Hanno preso dei caschi tradizionali (calotta rigida e interno a cestino costruito con fettucce di nylon), dei caschi combinati (calotta rigida e top interno in polistirolo ad alta densità) e caschi ultraleggeri (struttura in-mould con interno in polistirene espanso).
Hanno testato caschi nuovi, caschi usurati dal solo irraggiamento solare e caschi vecchi.
Per l'invecchiamento hanno utilizzato il processo naturale esterno esponendo i prodotti al sole e alle intemperie presso 3 diversi rifugi alpini dalle ore 12 del 20 giugno 2003 alle 12 del 20 settembre 2003, per 24 ore al giorno senza interruzione.
Nel report, una prima nota sull'invecchiamento suggerisce (cito):
"
[...] la scelta di cambiare il proprio casco non deve basarsi sul tempo di possesso o utilizzo ma bensì sul suo stato di degrado e di invecchiamento (segni di cedimenti e imperfezioni come microrotture della calotta per piccoli urti o perdite di tenuta dei collanti).
[...] Nel caso dei caschi, le garanzie delle ditte si aggirano sui 3-4 anni: questo non vuole assolutamente dire che superata quella soglia gli elmetti non funzionino più [...]"
Lo Studio mette in evidenza gli schemi elaborati in seguito alle prove d'urto e si vede chiaramente che l'unico prodotto che ha una risposta anomala (cioè dissipa meno l'energia d'urto) è un modello "Cassin" che gli autori definiscono datato (25 anni) e dallo stato di conservazione scarso. Nota bene: scarso. Significa che erano già visibilmente individuabili crepe, cedimenti e scollaggi.
Specifico che questo modello in particolare risulta appartenere alla tipologia "tradizionale", quindi non presenta internamente schiumati protettivi.
La conclusione dello Studio dichiara che ogni casco ha rispettato i valori di omologazione (primo impatto) e nella maggior parte dei casi hanno superato anche il secondo e il terzo impatto in maniera egregia.
Incluso il modello Cassin che ha fornito la risposta percentuale di carico maggiore.
Dichiarano inoltre che sono stati ottenuti risultati positivi anche nella determinazione della tenuta dei materiali sintetici.
Infatti, cito: [...]
si è visto come gli elmetti invecchiati si comportino verosimilmente come quelli nuovi, ma questo è dovuto essenzialmente al fatto che l'usura da irraggiamento ha interessato solo la calotta esterna e non il telaio o polistirolo interno."
Ho voluto riportare uno stralcio di questa analisi per sottolineare il fatto che l'irraggiamento solare, nel caso del ciclismo, è un fattore di invecchiamento davvero remoto.
Infatti, come ho scritto nel mio articolo, ciò che conta NON è quante ore esponiamo al sole il nostro casco nell'utilizzo, ma QUANTO irraggiamento UV riceve il casco.
La differenza è sostanziale poiché l'atmosfera filtra i raggi e luogo, orario, stagione, altitudine, meteo concorrono alla filtrazione UV e ad una diversa percentuale di esposizione.
Inoltre i caschi hanno una calotta che copre interamente lo schiumato protettivo, schermando molto bene gli UV.
E' significativa la ricerca sui caschi da alpinismo perché, oltre all'età decennale dei caschi analizzati, questi sono stati esposti per ben 3 mesi, 24 ore algiorno, all'aperto in luoghi ad elevata altitudine (erano in rifugi montani), potete immaginare l'elevatissima incidenza di UV che hanno assorbito!
Bene, nonostante questo il materiale di protezione non ha mostrato cedimenti tali da non riuscire più a superare i test di omologazione.
L'irraggiamento di quei 3 mesi, noi ciclisti non riusciremmo a collezionarlo nemmeno in 3 anni uscendo in bici ogni giorno!
Detto ciò spero che abbiate trovato interessanti e utili le argomentazioni :-)