in morte di Gianni Mura

bradipus

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23 Luglio 2009
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In questi giorni così pesanti e pieni di lutti, dolore, problemi e preoccupazioni, è passata quasi inosservata la notizia della scomparsa di Gianni Mura.
Settantaquattro anni, nato a Milano da padre sardo, Gianni Mura è stato forse l'ultimo grande giornalista sportivo italiano: erede dichiarato di un altro grande Gianni, il Gioanin Brera, ultimo della gloriosa dinastia che ha avuto tra i suoi capisaldi Mario Fossati e Gino Sala, Gianni Mura era un innamorato di ciclismo, di musica e di buona cucina.
Erano gli ingredienti che condensava in maniera mai banale nelle sue cronache dal Tour de France, nelle trentatrè edizioni che ha seguito; era il suo il primo articolo che leggevo sul giornale nei giorni della Grand Boucle, e che mi mettevano di buon umore per il resto della giornata.
Scriveva maledettamente bene, non diceva mai cose banali: magari non condivisibili, ma mai banali.
E' stato l'unico giornalista non francofono a vincere un premio francese di giornalismo (premio Blondin, nel 2015), e questo la dice lunga di come fosse apprezzato anche oltralpe.
Poco tempo fa, prima che arrivasse il virus a sconvolgere le nostre vite, in un'intervista gli venne chiesto dei suoi programmi per il 2020, con gli Europei di calcio ed il Tour de France, e lui rispose pressappoco "gli Europei sono lavoro, il Tour è come una vacanza"... e proprio delle sue cronache dalla Francia è composto il bel libro "La fiamma rossa", emblematicamente dedicato a Luis Ocana e Luciano Pezzi, che inizia con l'anno della tragedia di Tommy Simpson e termina (quasi simbolicamente) con la non vittoria di Armstrong del 2005.
Voglio ricordarlo con questo pezzo, scritto qualche anno fa in memoria di un altro grande del giornalismo sportivo, Beppe Viola, prematuramente scomparso nel 1982: https://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2014/10/26/news/compleanno_beppe_viola-99048934/
A me mancherà.
 

gasht

Maglia Amarillo
6 Febbraio 2005
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In questi giorni così pesanti e pieni di lutti, dolore, problemi e preoccupazioni, è passata quasi inosservata la notizia della scomparsa di Gianni Mura.
Settantaquattro anni, nato a Milano da padre sardo, Gianni Mura è stato forse l'ultimo grande giornalista sportivo italiano: erede dichiarato di un altro grande Gianni, il Gioanin Brera, ultimo della gloriosa dinastia che ha avuto tra i suoi capisaldi Mario Fossati e Gino Sala, Gianni Mura era un innamorato di ciclismo, di musica e di buona cucina.
Erano gli ingredienti che condensava in maniera mai banale nelle sue cronache dal Tour de France, nelle trentatrè edizioni che ha seguito; era il suo il primo articolo che leggevo sul giornale nei giorni della Grand Boucle, e che mi mettevano di buon umore per il resto della giornata.
Scriveva maledettamente bene, non diceva mai cose banali: magari non condivisibili, ma mai banali.
E' stato l'unico giornalista non francofono a vincere un premio francese di giornalismo (premio Blondin, nel 2015), e questo la dice lunga di come fosse apprezzato anche oltralpe.
Poco tempo fa, prima che arrivasse il virus a sconvolgere le nostre vite, in un'intervista gli venne chiesto dei suoi programmi per il 2020, con gli Europei di calcio ed il Tour de France, e lui rispose pressappoco "gli Europei sono lavoro, il Tour è come una vacanza"... e proprio delle sue cronache dalla Francia è composto il bel libro "La fiamma rossa", emblematicamente dedicato a Luis Ocana e Luciano Pezzi, che inizia con l'anno della tragedia di Tommy Simpson e termina (quasi simbolicamente) con la non vittoria di Armstrong del 2005.
Voglio ricordarlo con questo pezzo, scritto qualche anno fa in memoria di un altro grande del giornalismo sportivo, Beppe Viola, prematuramente scomparso nel 1982: https://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2014/10/26/news/compleanno_beppe_viola-99048934/
A me mancherà.
è stato il più grande giornalista italiano sportivo dopo gianni brera.

scriveva come un dio, diretto come giorgio bocca.
raccontò marco pantani come nessuno.

i suoi interventi con dezan al tour erano uno spasso proprio per le ragioni scritte sopra: colto ma diretto.

mi dispiace come ho scritto ieri.
assieme a pietro calabrese uno dei pochi a dire cose fuori dal coro e dalla melassa del gregge di pecore.
 
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12 Giugno 2017
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Se ne va uno dei più grandi. Attualmente, sicuramente il più grande insieme allo "Scriba" Gianni Clerici: mi mancheranno terribilmente la sua pacatezza nel parlare e la sua profondità culturale che lo portava ad affrontare gli argomenti più disparati, dal ciclismo, al cibo, al vino, al calcio, alla letteratura...
Bellissime, appassionate e indimenticabili le telecronache sulla televisione svizzera insieme ad Armando Ceroni con cui condivideva la passione per la lingua italiana.
Rispondendo a una domanda aveva detto "il ciclismo è come una donna bellissima che continua a tradirti, ma non riesci a smettere di amare".

Nel link un bellissimo omaggio della televisione svizzera RSI: bello soprattutto il video di Sport non stop con Stefano Ferrando (ciclista amatoriale anche lui).

Che la terra ti sia lieve
 
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stradino basco

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Nel link un bellissimo omaggio della televisione svizzera RSI: bello soprattutto il video di Sport non stop con Stefano Ferrando (ciclista amatoriale anche lui).

Che la terra ti sia lieve
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foglia morta tutta la vita, quella è arte
 

bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
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In questi giorni così pesanti e pieni di lutti, dolore, problemi e preoccupazioni, è passata quasi inosservata la notizia della scomparsa di Gianni Mura.
Settantaquattro anni, nato a Milano da padre sardo, Gianni Mura è stato forse l'ultimo grande giornalista sportivo italiano: erede dichiarato di un altro grande Gianni, il Gioanin Brera, ultimo della gloriosa dinastia che ha avuto tra i suoi capisaldi Mario Fossati e Gino Sala, Gianni Mura era un innamorato di ciclismo, di musica e di buona cucina.
Erano gli ingredienti che condensava in maniera mai banale nelle sue cronache dal Tour de France, nelle trentatrè edizioni che ha seguito; era il suo il primo articolo che leggevo sul giornale nei giorni della Grand Boucle, e che mi mettevano di buon umore per il resto della giornata.
Scriveva maledettamente bene, non diceva mai cose banali: magari non condivisibili, ma mai banali.
E' stato l'unico giornalista non francofono a vincere un premio francese di giornalismo (premio Blondin, nel 2015), e questo la dice lunga di come fosse apprezzato anche oltralpe.
Poco tempo fa, prima che arrivasse il virus a sconvolgere le nostre vite, in un'intervista gli venne chiesto dei suoi programmi per il 2020, con gli Europei di calcio ed il Tour de France, e lui rispose pressappoco "gli Europei sono lavoro, il Tour è come una vacanza"... e proprio delle sue cronache dalla Francia è composto il bel libro "La fiamma rossa", emblematicamente dedicato a Luis Ocana e Luciano Pezzi, che inizia con l'anno della tragedia di Tommy Simpson e termina (quasi simbolicamente) con la non vittoria di Armstrong del 2005.
Voglio ricordarlo con questo pezzo, scritto qualche anno fa in memoria di un altro grande del giornalismo sportivo, Beppe Viola, prematuramente scomparso nel 1982: https://www.repubblica.it/rubriche/la-storia/2014/10/26/news/compleanno_beppe_viola-99048934/
A me mancherà.
Anche a me...mancherà un sacco...
I suoi articoli dal Tour de France ti facevano vivere l'atmosfera e i luoghi del Tour...sembrava di essere là in Francia con lui...
Come scriveva lui...
Che la terra gli sia lieve
 

enz65

Novellino
1 Novembre 2014
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leggevo con piacere la sua rubrica "Mangia & Bevi" e, ovviamente, i suoi articoli dal Tour.
Vino, cucina e ciclismo, le sue passioni che ha riassunto anche in questo suo libro, non un capolavoro ma senz'altro godibile, regalatomi qualche anno fa dai figli.
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