Kiai! Grida che esasperano lo sforzo nello sport

filixeo

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Argomento a prima vista stupidotto, ma è un po' che ci penso e chiaccherando con i miei conoscenti non ho trovato una risposta precisa.
Nel tennis, nell'atletica pesante e nelle arti marziali si usa gridare. È una pratica primitiva e al contempo frtutto di meditazione e consapevolezza di sé, basta fare un po' di sport da divano (zapping tra Eurosport e Rai Sport) per accorgersene; il contesto varia dai suoni violenti dei tennisti, alle emissioni gutturali dei sollevatori di grandi masse fino al Kiai di sumotori e karateka (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiai).
C'è dietro un grande studio, come scrivevo, e questi suoni coniugano l'ancestrale e la meditazione. In qualche modo funzionano: pensiamo a spaccare la legna o menare qualcuno in religioso silenzio o aprendo la gola, respirando con il diaframma per gridare; nel secondo caso andrà molto meglio.
Ho partecipato a diverse granfondo e a qualche cross-country della domenica e non ho mai sentito l'enfasi del gesto atletico (cavalcavia affrontato a quaranta all'ora, attacco alla volata finale). Perché nel ciclismo (ma non solo) non si fa? Peraltro a me viene naturale, invece, fare uscire dei suoni prima del muro, prima del settore sterrato. Se sono abbastanza lucido mi sento anche ridicolo, ma sticazzi, sono un chiaccherone, la cosa importante è che mi sento più forte se lancio un gridolino prima della rampa: può essere un espirazione con il sonoro prima di ossigenarmi al meglio o, se non c'è nessuno intorno, urlo proprio "Kiai!" come Pegaus.
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Riporto una sola eccezione: fui superato dalla 132^ Brigata Ariete (squadra mtb legata all'arma) ad una marathon e pedalavano dandosi il ritmo, "OP OP OP OP" come i canottieri (o gli Sturmtruppen :))): ), loro andavano fortissimo!
 

Barbo

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Secondo me dipende dall'intensità e durata dello sforzo: un tennista "da tutto" quando colpisce la pallina, un sollevatore di pesi pure quando spinge su il peso... Tutto lo sforzo si concentra in pochissimi istanti, mentre nel ciclismo questa cosa non esiste, gli sforzi più intensi durano comunque svariati secondi (o decine di secondi). Lo scatto sul cavalcavia o lo sprint finale non durano mezzo secondo.
 

Alberto Baraldi

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Argomento a prima vista stupidotto, ma è un po' che ci penso e chiaccherando con i miei conoscenti non ho trovato una risposta precisa.
Nel tennis, nell'atletica pesante e nelle arti marziali si usa gridare. È una pratica primitiva e al contempo frtutto di meditazione e consapevolezza di sé, basta fare un po' di sport da divano (zapping tra Eurosport e Rai Sport) per accorgersene; il contesto varia dai suoni violenti dei tennisti, alle emissioni gutturali dei sollevatori di grandi masse fino al Kiai di sumotori e karateka (https://it.wikipedia.org/wiki/Kiai).
C'è dietro un grande studio, come scrivevo, e questi suoni coniugano l'ancestrale e la meditazione. In qualche modo funzionano: pensiamo a spaccare la legna o menare qualcuno in religioso silenzio o aprendo la gola, respirando con il diaframma per gridare; nel secondo caso andrà molto meglio.
Ho partecipato a diverse granfondo e a qualche cross-country della domenica e non ho mai sentito l'enfasi del gesto atletico (cavalcavia affrontato a quaranta all'ora, attacco alla volata finale). Perché nel ciclismo (ma non solo) non si fa? Peraltro a me viene naturale, invece, fare uscire dei suoni prima del muro, prima del settore sterrato. Se sono abbastanza lucido mi sento anche ridicolo, ma sticazzi, sono un chiaccherone, la cosa importante è che mi sento più forte se lancio un gridolino prima della rampa: può essere un espirazione con il sonoro prima di ossigenarmi al meglio o, se non c'è nessuno intorno, urlo proprio "Kiai!" come Pegaus.

Riporto una sola eccezione: fui superato dalla 132^ Brigata Ariete (squadra mtb legata all'arma) ad una marathon e pedalavano dandosi il ritmo, "OP OP OP OP" come i canottieri (o gli Sturmtruppen :))): ), loro andavano fortissimo!
Come ti hanno già risposto, il verso è legato all'atto di espirazione tipico dello sforzo esplosivo. In bici, anche negli scatti, non c'è mai una sola espirazione decisa, devi comunque continuare a respirare con una certa regolarità.
 

EliaCozzi

Scalatore
2 Marzo 2016
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Già mi manca il fiato quando prendo un cavalcavia/muro di rabbia, figurati se ho fiato da sprecare per gridare.
Mi capita invece in pianura se un'auto mi taglia la strada o esce improvvisamente senza rispettare le precedenze.
 
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filixeo

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Tutto lo sforzo si concentra in pochissimi istanti, mentre nel ciclismo questa cosa non esiste, gli sforzi più intensi durano comunque svariati secondi (o decine di secondi). Lo scatto sul cavalcavia o lo sprint finale non durano mezzo secondo.
Come ti hanno già risposto, il verso è legato all'atto di espirazione tipico dello sforzo esplosivo. In bici, anche negli scatti, non c'è mai una sola espirazione decisa, devi comunque continuare a respirare con una certa regolarità.
Verissimo, l'avevo anche pensato senza scriverlo