STRISCIA LA NOTIZIA. Altri incapucciati, altre farneticazionihttp://www.tuttobiciwe b.it/showimg.php?cod=34265&tp=n
Un altro incapucciato, un'altra testimonianza chiara a volto coperto. Ma questa volta, anche Eugenio Capodacqua, noto esperto di questioni di doping nel mondo del ciclismo, avanza non poche perplessità su quanto è stato detto ieri sera dall'ennessimo incapucciato negli studi di Striscia la Notizia. Ecco il contenuto del pezzo di Capodacqua apparso su
[url]www.sportpro.it[/URL].
Ancora doping a "Striscia la notizia";
ancora un pentito e ancora anonimo. Questa volta le rivelazioni (peraltro assai
approssimative) riguardano un ex dopato che svela alla sua maniera, cioè molto
alla rinfusa, come è facile eludere i controlli antidoping, anche con la
collaborazione della squadra di appartenenza. "Ho usato l'Epo, il cortisone e il
testosterone - dice il testimone che ovviamente teme di subire ripercussioni
personali da parte dell'ambiente - alla proposta di migliorare le mie
prestazioni con il GH, l'ormone della crescita, ho deciso di smettere di fare il
ciclista". Insomma, avrebbe fatto di tutto e poi avrebbe rinunciato di fronte
all'ultimo, tutto sommato non insuperabile, "ostacolo". Ma c'è di più: "La
società, se sei dopato, una volta tagliato il traguardo, prima del controllo, ti
può fare delle flebo di bicarbonato". Affermazione grave, che chiama in causa la
complicità dei dirigenti di squadra, ma difficilmente credibile per chi conosce
l'ambiente e come si svolgono i test, cui pure sfuggono tante sostanze. Infatti
per fare una flebo (e per giunta di bicarbonato, anche questa pratica vietata
dalla legge 376/2000) ci vuole del tempo, almeno una mezz'ora, durante la quale
- se le regole vengono rispettate - l'atleta destinato ai controlli è sotto lo
sguardo dello "chaperon", un incaricato dei controlli. Questo accade nelle corse
più importanti e può non succedere nelle corse minori e tantomeno in gare
giovanili, dove si annida il doping più selvaggio in questo momento. Dunque
pratica possibile, ma di difficile attuazione. Più facile contaminare le urine
in modo che degradino e non possano essere analizzate a fondo dal laboratorio.
Ma la soluzione proposta dal testimone (ancora una volta poco credibile) è
davvero fantasiosa:"Quasi ogni corridore nel proprio borsello ha dei chicchi di
riso, non so che sostanza fosse, che, se messi sulla punta del pene, filtravano
tutto, modificando i risultati delle analisi dell'urina". A parte la difficoltà
di tenere un chicco in quella scomoda posizione a filtrare il getto di urina,
non ci sarebbe davvero la necessità di tanto equilibrismo - citato forse più per
fare colpo sull'ignaro interlocutore che altro. Bastano pochi grammi di una
certa sostanza (che ci guardiamo bene dallo svelare) sotto le unghie da far
sciogliere nell'urina mentre si minge. Insomma più che un testimone sembra un
orecchiante che ha raccontato all'ingenuo Laudadio ciò che voleva. Ben sicuro di
non essere smentito. Dove il "teste" invece tocca un nervo scoperto è sulla
cruda realtà di certo ciclismo, quando dice: "Ho visto tantissimi corridori
trattati come cavalli. Ne ho visti alcuni che non capivano più nulla e avevano
bisogno del doping come dell'aspirina per il raffreddore. Arriva la dipendenza:
ogni anno devi aumentare le dosi e ogni anno esce una sostanza più forte, più
pesante". Una situazione ahimè già vista nella realtà con corridori di
primissimo piano finiti nella dipendenza del doping prima e della droga poi».