[Libri] The Secret Race -estratti-

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
3.533
1.448
Croazia
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Bici
Specialized, Triban
Infatti ho parlato di carisma,il caratte era debole e purtroppo si fidava delle persone sbagliate e non ascoltava chi gli voleva bene.o-o
Non era Pantani debole di carattere ma era/e LA che e un mostro da questo punto di vista (al di la del doping). Nella sfida Ulrich - LA Armstrong batteva Ulrich prima di testa che di gambe. Con la testa di LA Ulrich il Tour del 2003 l'avrebbe stravinto. Certo la cosa sorprendente leggendo quello che dice Hamilton e che LA aveva molta piu paura di Pantani rispetto a quello che faceva trasparire. Pantani dopo il 2000 non venne piu invitato al Tour. Non mi stupirei che un giorno scoprissimo che Armstrong aveva imposto agl’organizzatori del Tour di non invitare piu Pantani.
 

yuk

Scalatore
1 Marzo 2007
6.656
425
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Bici
triciclo
Il concetto, a livello medico e fisiologico e', semplificando, questo.
Naturalmente, negli anni, la ricerca verso la prestazione assoluta ha prodotto una tipologia e un uso dei farmaci dopanti diverso. Non assistiamo piu', se non raramente e per brevi tratti, a prestazioni con VAM pari a quelle dell' EPOca d'oro ma, in compenso, si sono livellate le prestazioni dei primi a livello di crono. E, nell'economia del giro, le medie sono rimaste inalterate. Questo significa semplicemente che vi e' una nuova consapevolezza nell'utilizzo dei farmaci: pensare che i ciclisti di oggi al limite dell'anoressia e con gravi disordini di tipo alimentare riescano a prodursi negli stessi sforzi e con le stesse medie generali dei ciclisti dell'EPOca d'oro senza alcun "aiuto", perdonatemi ma mi sembra come credere alle fate, agli gnomi e a sai baba che cammina sull'acqua.
Fisicamente c'e' una ricerca estrema verso la magrezza con il fine di aumentare il rapporto peso potenza fino ai limiti. Tale magrezza e' compensata chimicamente per dotare i soggetti di resistenza e di capacita' di recupero inumana. Ecco, uno degli aspetti fondamentali (detto da alcuni medici sportivi fra i quali alcuni delle nazionali di vari sport che ho avuto il piacere di conoscere durante qualche congresso) e' proprio il riuscire ad aumentare in modo estremo la capacita' di recupero a livello muscolare, tendineo, ematico...insomma a tutti i livelli che coinvolgono il fisico di un atleta. Pensare che questo venga ottenuto solo con l'allenamento, l'alimentazione e qualche supplemento e' davvero ridicolo.
E, attenzione, siamo solo all'inizio: gia' si paventa e si parla di doping genetico. L'esperienza insegna che quando si comincia, in questo campo, a parlare di una cosa, si e' gia' molto avanti nella sperimentazione se non nell'utilizzo. Vedremo i prossimi atleti che usciranno.
Purtroppo, come ho gia' scritto in altro topic, si tratta di fama, potere, soldi, tutti ingredienti che riescono ad esaltare una delle caratteristiche umane latenti: l'avidita'.
Il gioco e' enorme, gl iinteressi altrettanto, l'indotto mostruoso.
Soprattutto ora, in un periodo e in un mondo in involuzione culturale e abbattimento etico evidente (non e' importante diventare "famoso" eccellendo in qualche campo: l'importante e' esserlo a qualunque costo), temo che dichiarare guerra ad un meccanismo del genere sia impossibile.
Chi la dichiara, guarda caso, lo fa molti anni dopo, lontano dal clou dell'azione, riferendosi sempre al passato e, udite udite, con un notevole rientro economico. Non sono ottimista, mi spiace.
Money rules!

Consapevole di assistere a gare dominate dal meglio-drogato o più ammanicato ho smesso da tempo di seguire il circo, vado solo a vedere le gare dei dilettanti se in zona.
L'unico segnale che avrebbe effetto per sensibilizzare il "circo" sarebbe lo sciopero dei tifosi
 
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decoder

Gregario
3 Novembre 2008
655
24
la più bella citta' medioevale
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Bici
dedacciai scuro rs cube hpt titanium
ho scaricato la versione digitale e sono arrivato circa a meta'.. il libro lo trovo molto interessante e "onesto"
quando parla del doping e delle sue pratiche mi sembra il racconto della vita quotidiana di un drogato, in cerca della dose quotidiana... raccomandandosi al pusher di turno... che tristezza :cry
 

giulio.gennari

Velocista
1 Gennaio 2011
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42
apennino parmense
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Tarmac SL7, Specialissima Pantani, Lee Cougan Cross Fire
scusate l'ignoranza... esiste gia una versione in Italiano?

ho scaricato la versione digitale e sono arrivato circa a meta'.. il libro lo trovo molto interessante e "onesto"
quando parla del doping e delle sue pratiche mi sembra il racconto della vita quotidiana di un drogato, in cerca della dose quotidiana... raccomandandosi al pusher di turno... che tristezza :cry
 

Bonus79

Scalatore
27 Gennaio 2010
6.706
2.641
Romagna
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Cervélo R3
Per questo mi rifiuto di alimentare il banchetto in maniera così materiale...per il resto ci posso far poco. I miei princìpi vengono prima.

Forse siamo molto bravi ad indignarci, ma poi siamo tutti davanti alla tv o a comprare l'esseellequattroconlezippolatrekmadone85000000.9

Scusa ma non capisco il nesso.....dove sta scritto che se uno acquista un determinato telaio, lo fa perchè in quel momento lo sta utilizzando un team prof? Io ho acquistato SL4 solamente perchè l'ho visto in vetrina mentre cercavo tutt'altro telaio e l'ho trovato da subito bello esteticamente e di colorazione e poi adatto come geometrie alle mie esigenze, fino a quel momento non l'avevo mai considerato (anche perchè appena uscito)......e di gare in tv ne guardo.....devo forse pensare che tutti quelli che hanno un telaio replica team prof lo acquistano per spirito di emulazione o perchè succubi della televisione? mah.....
Secondo me si sta un pò esagerando.....come chi affermava di non comprare più certi marchi di biciclette perchè magari in quel momento utilizzate dal "dopato" di turno.....
Quindi cosa dovrei fare? Spendere dei soldi in una bicicletta che non mi piace perchè quella che vorrei comprarmi la sta usando un team pizzicato dall'antidoping?
E guardando una gara a tappe in tv cosa potrei alimentere? Potrei incentivare un determinato corridore a ricorrere a pratiche dopanti perchè lui sa che mi aspetto una certa prestazione? E se continuo a guardare le gare in tv, alimentato sempre dalla speranza di vedere un ciclismo pulito, non posso poi indignarmi o rimanere deluso se qualcuno viene trovato positivo?
Scusate ma non capisco.....;nonzo%

forse aveva il carisma ma mancava completamente di carattere, la piega che ha preso la sua vita l'ha dimostrato e non lo dico ne per mancare di rispetto a un morto ne ai suoi tifosi. Quello che ci vorrebbe è l'equivalente di un Lance Armstrong ma votato al bene.

Sicuramente Pantani è stato in grado di emozionare il pubblico con le sue imprese, però qualcuno sostiene che anche lui faceva parte di quel sistema e che non si è trattato solo di un complotto per estrometterlo dalla corsa (io non mi pronuncio perchè ancora non seguivo molto il ciclismo e sinceramente prima di adesso non mi sono mai curato molto dei vari casi di doping).....sicuramente debole di carattere.....non l'avrei visto nelle vesti di "salvatore"......non me ne vogliano i suoi tifosi.

Consapevole di assistere a gare dominate dal meglio-drogato o più ammanicato ho smesso da tempo di seguire il circo, vado solo a vedere le gare dei dilettanti se in zona.
L'unico segnale che avrebbe effetto lo sciopero per sensibilizzare il "circo" sarebbe lo sciopero dei tifosi

Il ciclismo da sempre ha richiamato grandi folle sulle strade......penso che sia impossibile una presa di posizione del genere da parte di tutti i tifosi.....anche se sicuramente sarebbe un segnale molto forte....pensate al giro di quest'anno (così come in generale nelle tappe mitiche della grandi corse a tappe) senza nessun tifoso lungo la strada che porta allo Stelvio, il deserto e il silenzio più assoluto......e all'arrivo in cima uno bello striscione ad attenderli con scritto "vogliamo un ciclismo pulito".....immagino già le facce degli organizzatori, dei ciclisti e dei direttori sportivi che si guardano increduli e mi sembra di sentire le parole dei commentatori.....sarebbe veramente un messaggio fortissimo.....sicuramente più di spegnere la tv.....non me ne vogliate....
 
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Roberto Massa

t.me/massarob
11 Marzo 2008
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Bici
n+1
Ecco la mia sintetica recensione anche se non aggiunge molto di più a quanto scritto in precedenza nei miei post.
Questo libro rappresenta l’anello mancante in senso cronologico su vicende che sono note a chi segue con occhio e spirito critico (cioè agli antipodi del cieco tifoso del singolo atleta) questo nostro sport: descrive in maniera schietta, senza troppi aloni e in maniera definita vicende, dettagliatamente circostanziate, personaggi e mentalità di una fase compresa tra il 1997 (anno in cui Hamilton afferma di essersi dopato per la prima volta) fino ad anni recenti.
L’era pre affaire Festina era stata ben descritta dai libri di Kimmage e Voet. L’autobiografia di Millar copriva anni recenti ma con un punto di vista molto soggettivo ed introspettivo, denominatore comune con Hamilton il tormento interiore spesso sfociato in atti depressivi e cadute psicologiche.
Hamilton e Coyle superano gli indirizzi proposti dalle opere precedenti sul tema creando un collante coronologicamente molto lineare e dettagliato, un crescendo di fatti e circostanze: tanto si alza l’ “asticella” dell’illecito, tanto cresce l’attenzione e il dettaglio analitico degli autori. Avviene, durante la lettura, un processo di “collegamento di punti”: gli autori evidenziano e creano un filo continuativo che unisce appunto fatti noti ma spesso rimasti isolati a sé stanti. Notevole la capacità di ben unire oggettività dei fatti e soggettività delle esperienze.
Se non fosse per la drammaticità dei casi umani (ancor prima che sportivi, quelli sono secondari), si potrebbe definire come un giallo in cui il colpevole non è il singolo Armstrong (o l’atleta): Hamilton, così come in altri suoi interventi, cerca oggettivamente di contestualizzare gli eventi ed il sistema. E proprio di sistema si tratta poiché i manipolatori sono direttori sportivi, medici, federazioni che si lasciano “corrompere” o che, nel migliore dei casi, caso sono elementi eticamente poco limpidi. In questo contesto entra in gioco il personaggio Armstrong, mai dipinto come la pecora nera ma semplicemente come l’atleta più pagato (evidentemente la gallina d’oro per molti investitori che forniscono ogni agevolazione) che, supportato da una personalità aggressiva e spesso feroce, ha trovato terreno fertile per trarre massimo beneficio da una situazione che però era ben propensa ad essere manipolata in tal senso. Al di là delle caratteristiche caratteriali e psicologiche di Armstrong, Hamilton evidenzia come non siano state rilevanti solo ed unicamente le vicende di doping (un sistema che gli atleti di vertice alla US Postal hanno cavalcato spesso con “anni di anticipo” sull’antidoping) ma in maniera più grave gli interventi (o l’assenza) di una federazione internazionale che anzi viene dipinta come manipolata e manipolatrice (di risultati).
Armstrong, Hamilton, Landis e tutti gli atleti di questa generazione NON hanno creato il problema doping; essi ne sono, in parte, vittime poiché mai si è dato un contributo effettivo al risanamento del problema anche dopo eventi rilevanti (es Affaire Festina, Operacion Puerto). Anzi ogni scandalo o atleta di rilievo pizzicato era sia un “parafulmine”, un carpo espiatorio (un debole perchè solo chi era gestito in maniera incompetente e/o con pochi mezzi economici commetteva errori grossolani) che l’occasione per rilanciare la caccia a prodotti sempre più sofisticati perché come dice Armstrong “gli altri faranno lo stesso”.
Una generazione di atleti che non devono essere dipinti come autori ma in molti casi come vittime di una mancanza di cambio culturale perpetuato da personaggi che agiscono costantemente alle loro spalle (direttori sportivi, medici): incriminato sportivamente un atleta, se ne assume un altro e la ruota gira ma i burattinai sono sempre gli stessi! Se ci sarà una svolta nel futuro (è inutile riscrivere classifiche passate) questo processo richiederà molto tempo e altrettanta profonda pulizia. Negli anni il problema si è solo accumulato ed accantonato sotto il classico tappeto creando i presupposti per una fragorosa implosione in primis minando la credibilità dello sport.
Nel particolare, parlando dell’UCI, è rilevante la conferma del fatto, da parte di Hamilton, della positività di Armstrong nel 2001 al Giro di Svizzzera ma anche il ruolo dell’Amrstrong “talpa” e “spia” che indica all’UCI di controllare gli atleti che più possono infastidirlo (Hamilton, Ullrich). Oltre a questi fatti rilevanti spicca l’assenza di interventi, se non appunto come quello pilotato da Armstrong a suo favore, da parte dell’organo federale.
Altro aspetto è come il sistema doping sia oltre che omertoso anche vendicativo: chi se ne vuole svincolare o anche semplicemente fa domande “scomode” (es. Andreu, Vaughters) viene ridicolizzato e screditato: in tal senso Landis ha avuto la grande colpa di aver agito tardivamente (come tutti) ed in maniera isolata, cioè facilmente abbattibile dal punto di vista della credibilità.
Importante anche come nella psicologia dell’atleta “nel sistema” doparsi rappresenti la totale normalità, una pratica necessaria per poter svolgere il proprio lavoro e quindi molto spesso…si nega l’evidenza del doping perché non visto come nella prospettiva oggettiva di attività illecita ma come ciò che “fanno (quasi) tutti” per sopravvivere in un sistema di guardie (poche) e ladri che cercano sempre il bottino (e il prodotto per sopravanzare gli avversari) che gli altri non hanno ancora.
Hamilton descrive poi come sistemi di doping siano differenti: dal perfettamente organizzato e rigoroso sistema della US Postal (mai nessun atleta pizzicato…se non al cambio di team) ai costosi (50000$ anno+bouns) ma assai pasticciati interventi di Fuentes e soprattutto collaboratori. Per rendere l’idea, visto il costante utilizzo di codici e linguaggi cifrati, Hamilton velatamente ipotizza anche un possibile scambio di sacche ematiche dovuto ad un’incomprensione…
I punti di discussione e dettagli proposti sono numerosi e già ben descritti anche negli interventi e recensioni precedenti: il valore aggiunto di questo libro rispetto ai suoi predecessori è la mole e la qualità dei dettagli proposti. Testimonianza essenziale e cardine per un cambio culturale, per sapere ciò che è avvenuto e che non dovrebbe ripetersi, questa è l’utilità principale di quest’opera.
 

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
3.533
1.448
Croazia
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Bici
Specialized, Triban
Ecco la mia sintetica recensione anche se non aggiunge molto di più a quanto scritto in precedenza nei miei post.
Questo libro rappresenta l’anello mancante in senso cronologico su vicende che sono note a chi segue con occhio e spirito critico (cioè agli antipodi del cieco tifoso del singolo atleta) questo nostro sport: descrive in maniera schietta, senza troppi aloni e in maniera definita vicende, dettagliatamente circostanziate, personaggi e mentalità di una fase compresa tra il 1997 (anno in cui Hamilton afferma di essersi dopato per la prima volta) fino ad anni recenti.
L’era pre affaire Festina era stata ben descritta dai libri di Kimmage e Voet. L’autobiografia di Millar copriva anni recenti ma con un punto di vista molto soggettivo ed introspettivo, denominatore comune con Hamilton il tormento interiore spesso sfociato in atti depressivi e cadute psicologiche.
Hamilton e Coyle superano gli indirizzi proposti dalle opere precedenti sul tema creando un collante coronologicamente molto lineare e dettagliato, un crescendo di fatti e circostanze: tanto si alza l’ “asticella” dell’illecito, tanto cresce l’attenzione e il dettaglio analitico degli autori. Avviene, durante la lettura, un processo di “collegamento di punti”: gli autori evidenziano e creano un filo continuativo che unisce appunto fatti noti ma spesso rimasti isolati a sé stanti. Notevole la capacità di ben unire oggettività dei fatti e soggettività delle esperienze.
Se non fosse per la drammaticità dei casi umani (ancor prima che sportivi, quelli sono secondari), si potrebbe definire come un giallo in cui il colpevole non è il singolo Armstrong (o l’atleta): Hamilton, così come in altri suoi interventi, cerca oggettivamente di contestualizzare gli eventi ed il sistema. E proprio di sistema si tratta poiché i manipolatori sono direttori sportivi, medici, federazioni che si lasciano “corrompere” o che, nel migliore dei casi, caso sono elementi eticamente poco limpidi. In questo contesto entra in gioco il personaggio Armstrong, mai dipinto come la pecora nera ma semplicemente come l’atleta più pagato (evidentemente la gallina d’oro per molti investitori che forniscono ogni agevolazione) che, supportato da una personalità aggressiva e spesso feroce, ha trovato terreno fertile per trarre massimo beneficio da una situazione che però era ben propensa ad essere manipolata in tal senso. Al di là delle caratteristiche caratteriali e psicologiche di Armstrong, Hamilton evidenzia come non siano state rilevanti solo ed unicamente le vicende di doping (un sistema che gli atleti di vertice alla US Postal hanno cavalcato spesso con “anni di anticipo” sull’antidoping) ma in maniera più grave gli interventi (o l’assenza) di una federazione internazionale che anzi viene dipinta come manipolata e manipolatrice (di risultati).
Armstrong, Hamilton, Landis e tutti gli atleti di questa generazione NON hanno creato il problema doping; essi ne sono, in parte, vittime poiché mai si è dato un contributo effettivo al risanamento del problema anche dopo eventi rilevanti (es Affaire Festina, Operacion Puerto). Anzi ogni scandalo o atleta di rilievo pizzicato era sia un “parafulmine”, un carpo espiatorio (un debole perchè solo chi era gestito in maniera incompetente e/o con pochi mezzi economici commetteva errori grossolani) che l’occasione per rilanciare la caccia a prodotti sempre più sofisticati perché come dice Armstrong “gli altri faranno lo stesso”.
Una generazione di atleti che non devono essere dipinti come autori ma in molti casi come vittime di una mancanza di cambio culturale perpetuato da personaggi che agiscono costantemente alle loro spalle (direttori sportivi, medici): incriminato sportivamente un atleta, se ne assume un altro e la ruota gira ma i burattinai sono sempre gli stessi! Se ci sarà una svolta nel futuro (è inutile riscrivere classifiche passate) questo processo richiederà molto tempo e altrettanta profonda pulizia. Negli anni il problema si è solo accumulato ed accantonato sotto il classico tappeto creando i presupposti per una fragorosa implosione in primis minando la credibilità dello sport.
Nel particolare, parlando dell’UCI, è rilevante la conferma del fatto, da parte di Hamilton, della positività di Armstrong nel 2001 al Giro di Svizzzera ma anche il ruolo dell’Amrstrong “talpa” e “spia” che indica all’UCI di controllare gli atleti che più possono infastidirlo (Hamilton, Ullrich). Oltre a questi fatti rilevanti spicca l’assenza di interventi, se non appunto come quello pilotato da Armstrong a suo favore, da parte dell’organo federale.
Altro aspetto è come il sistema doping sia oltre che omertoso anche vendicativo: chi se ne vuole svincolare o anche semplicemente fa domande “scomode” (es. Andreu, Vaughters) viene ridicolizzato e screditato: in tal senso Landis ha avuto la grande colpa di aver agito tardivamente (come tutti) ed in maniera isolata, cioè facilmente abbattibile dal punto di vista della credibilità.
Importante anche come nella psicologia dell’atleta “nel sistema” doparsi rappresenti la totale normalità, una pratica necessaria per poter svolgere il proprio lavoro e quindi molto spesso…si nega l’evidenza del doping perché non visto come nella prospettiva oggettiva di attività illecita ma come ciò che “fanno (quasi) tutti” per sopravvivere in un sistema di guardie (poche) e ladri che cercano sempre il bottino (e il prodotto per sopravanzare gli avversari) che gli altri non hanno ancora.
Hamilton descrive poi come sistemi di doping siano differenti: dal perfettamente organizzato e rigoroso sistema della US Postal (mai nessun atleta pizzicato…se non al cambio di team) ai costosi (50000$ anno+bouns) ma assai pasticciati interventi di Fuentes e soprattutto collaboratori. Per rendere l’idea, visto il costante utilizzo di codici e linguaggi cifrati, Hamilton velatamente ipotizza anche un possibile scambio di sacche ematiche dovuto ad un’incomprensione…
I punti di discussione e dettagli proposti sono numerosi e già ben descritti anche negli interventi e recensioni precedenti: il valore aggiunto di questo libro rispetto ai suoi predecessori è la mole e la qualità dei dettagli proposti. Testimonianza essenziale e cardine per un cambio culturale, per sapere ciò che è avvenuto e che non dovrebbe ripetersi, questa è l’utilità principale di quest’opera.

Grazie!!!!!!!!!!o-oo-oo-o
 

yuk

Scalatore
1 Marzo 2007
6.656
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Bici
triciclo
Il ciclismo da sempre ha richiamato grandi folle sulle strade......penso che sia impossibile una presa di posizione del genere da parte di tutti i tifosi.....anche se sicuramente sarebbe un segnale molto forte....pensate al giro di quest'anno (così come in generale nelle tappe mitiche della grandi corse a tappe) senza nessun tifoso lungo la strada che porta allo Stelvio, il deserto e il silenzio più assoluto......e all'arrivo in cima uno bello striscione ad attenderli con scritto "vogliamo un ciclismo pulito".....immagino già le facce degli organizzatori, dei ciclisti e dei direttori sportivi che si guardano increduli e mi sembra di sentire le parole dei commentatori.....sarebbe veramente un messaggio fortissimo.....sicuramente più di spegnere la tv.....non me ne vogliate....[/QUOTE]

Ora con il tam tam di internet vedo possibile stabilire una data nella quale non assistere/boicottare una tappa alpina di un grande giro, basta partire per tempo e pubblicizzare a dovere la cosa sui social forum.
 

lore78

Pedivella
13 Settembre 2011
430
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Pistoia
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Sempre sporca, ahimé
Roberto, grazie davvero per la bella recensione e per le riflessioni che la corredano.

Su un punto non sono d'accordo.
L'idea di corridore vittima del sistema può reggere fino a Madonna di Campiglio. Pantani non ha mai detto di non capire come mai avesse l'ematocrito alto. Pantani si chiedeva in maniera ossessiva (e chiaramente deppressiva): perché solo io? Senza capire che il suo unico torto era stato quello di rompere un sistema nel quale il tacito accordo era di doparsi per vincere, non per stravincere.
In quel momento il gruppo, inteso come insieme dei singoli corridori, avrebbe potuto guardarsi in faccia e, in un sussulto di dignità, candidamente confessare che, come avevano fermavato Pantani, avrebbero dovuto fermare tutti.

Non l'hanno fatto. E la dignità personale di una intera generazione di corridori è definitivamente andata perduta.
Da allora, ogni singolo corridore si è reso corresponsabile di quanto avveniva. Talora come correo, talora come mero connivente. E Armstrong, che tra i corridori aveva certamente la posizione apicale, è il più responsabile di tutti.

La cartina di tornasole di quanto sto dicendo è rappresentata dal fatto che quei corridori che dovrebbero essere stati vittime dei loro DS (Riis,Vaughters & c.) sono a loro volta oggi Ds che hanno dopato atleti (Riis ecc.).

Piccolo OT: Hai visto che Voigt afferma che Schleck, se ha preso prodotti vietati, lo ha fatto a sua insaputa? Quello stesso Voigt che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Quello stesso Scheck che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Ecco, signor Voigt, ma anche quando Schleck ha contattato Fuentes (circostanza ammessa dallo stesso corridore nel 2008), lo ha fatto a sua insaputa? E chi è: Scajola? Ma non si accorgono che sono penosi?!

Sono d'accordo: riscrivere gli ordini d'arrivo non ha senso. Per promuovere chi, il primo dei dopati non positivi?
Il libro di Hamilton deve servire a creare una coscienza collettiva che porti ad allontanare definitivamente certi imbarazzanti personaggi. Ad avere medici e preparatori delle squadre scelti in un elenco di professionisti di competenza pari solo alla loro trasparenza: assoluta. Ad avere una norma che individui gli stessi medici come responsabili di qualsiasi positività. Ed un'altra norma che affermi che la squadra del corridore trovato positivo è esclusa dalla medesima competizione per i tre anni successivi. Deve servire ad avere sponsor che maturino la coscienza di legare i propri munifici contratti all'assenza di positività.
Insomma, sono idee solo abbozzate, ma il senso è questo: finché contueranno ad essere controllati (e a pagare) solo i corridori, i Riis continueranno a spuntare come funghi. O si creano gli anticorpi all'interno dello stesso gruppo, oppure la battaglia è persa.

I libri come quelli di Hamilton possono servire a questo. E anche noi appassionati siamo chiamati a scegliere da che parte stare.
 
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mika

Pink makes you faster
9 Novembre 2007
20.549
1.301
San Giorgio di Nogaro (UDINE)
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BIXXIS "PRIMA XL"
Roberto, grazie davvero per la bella recensione e per le riflessioni che la corredano.

Su un punto non sono d'accordo.
L'idea di corridore vittima del sistema può reggere fino a Madonna di Campiglio. Pantani non ha mai detto di non capire come mai avesse l'ematocrito alto. Pantani si chiedeva in maniera ossessiva (e chiaramente deppressiva) perché solo io? Senza capire che il suo unico torto era stato quello di rompere un sistema nel quale era tacitamente affermata la necessità di doparsi per vincere, non per stravincere.
In quel momento il gruppo, inteso come insieme dei singoli corridori, avrebbe potuto guardarsi in faccia e, in un sussulto di dignità, candidamente confessare che, come avevano fermavato Pantani, avrebbero dovuto fermare tutti.

Non l'hanno fatto. E la dignità personale di una intera generazione di corridori è definitivamente andata perduta.
Da allora, ogni singolo corridore si è reso corresponsabile di quanto avveniva. Talora come correo, talora come mero connivente. E Armstrong, che tra i corridori aveva certamente la posizione apicale, è il più responsabile di tutti.
La cartina di tornasole di quanto sto dicendo è rappresentata dal fatto che quei corridori che dovrebbero essere stati vittime dei loro DS (Riis,Vaughters & c.) sono a loro volta oggi Ds che hanno dopato atleti (Riis ecc.).

(Piccolo OT: Hai visto che Voigt afferma che Schleck sarebbe stato positivo ma a sua insaputa? Quello stesso Voigt che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Quello stesso Scheck che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Ecco... ma anche quando ha contattato Fuentes (circostanza ammessa dallo stesso corridore nel 2008) Schleck lo ha fatto a sua insaputa? E chi è: Scajola? Ma non si accorgono che sono ridicoli?!)

Sono d'accordo: riscrivere gli ordini d'arrivo non ha senso. Per promuovere chi, il primo dei dopati non positivi?
Basterebbe allontanare definitivamente certi imbarazzanti personaggi. Basterebbe che i medici delle squadre fossero scelti in un elenco di professionisti di trasparenza assoluta e che una norma li individuasse come responsabili di qualsiasi positività. Basterebbe che la squadra del corridore trovato positivo fosse esclusa dalla competizione stessa per i tre anni successivi. Che gli sponsor si ritirassero alla prima positività. Insomma, sono idee solo abbozzate, ma il senso è questo: o si creano gli anticorpi all'interno dello stesso gruppo, oppure la battaglia è persa.
Perché, questo è vero, finché contiueranno ad essere controllati (e a pagare) solo i corridori, i Riis continueranno a spuntare come funghi.

Corridori = carne da macello, quindi.
 

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
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Croazia
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Specialized, Triban
Roberto, grazie davvero per la bella recensione e per le riflessioni che la corredano.

Su un punto non sono d'accordo.
L'idea di corridore vittima del sistema può reggere fino a Madonna di Campiglio. Pantani non ha mai detto di non capire come mai avesse l'ematocrito alto. Pantani si chiedeva in maniera ossessiva (e chiaramente deppressiva) perché solo io? Senza capire che il suo unico torto era stato quello di rompere un sistema nel quale era tacitamente affermata la necessità di doparsi per vincere, non per stravincere.
In quel momento il gruppo, inteso come insieme dei singoli corridori, avrebbe potuto guardarsi in faccia e, in un sussulto di dignità, candidamente confessare che, come avevano fermavato Pantani, avrebbero dovuto fermare tutti.

Non l'hanno fatto. E la dignità personale di una intera generazione di corridori è definitivamente andata perduta.
Da allora, ogni singolo corridore si è reso corresponsabile di quanto avveniva. Talora come correo, talora come mero connivente. E Armstrong, che tra i corridori aveva certamente la posizione apicale, è il più responsabile di tutti.
La cartina di tornasole di quanto sto dicendo è rappresentata dal fatto che quei corridori che dovrebbero essere stati vittime dei loro DS (Riis,Vaughters & c.) sono a loro volta oggi Ds che hanno dopato atleti (Riis ecc.).

(Piccolo OT: Hai visto che Voigt afferma che Schleck sarebbe stato positivo ma a sua insaputa? Quello stesso Voigt che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Quello stesso Scheck che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Ecco... ma anche quando ha contattato Fuentes (circostanza ammessa dallo stesso corridore nel 2008) Schleck lo ha fatto a sua insaputa? E chi è: Scajola? Ma non si accorgono che sono ridicoli?!)

Sono d'accordo: riscrivere gli ordini d'arrivo non ha senso. Per promuovere chi, il primo dei dopati non positivi?
Basterebbe allontanare definitivamente certi imbarazzanti personaggi. Basterebbe che i medici delle squadre fossero scelti in un elenco di professionisti di trasparenza assoluta e che una norma li individuasse come responsabili di qualsiasi positività. Basterebbe che la squadra del corridore trovato positivo fosse esclusa dalla competizione stessa per i tre anni successivi. Che gli sponsor si ritirassero alla prima positività. Insomma, sono idee solo abbozzate, ma il senso è questo: o si creano gli anticorpi all'interno dello stesso gruppo, oppure la battaglia è persa.
Perché, questo è vero, finché contiueranno ad essere controllati (e a pagare) solo i corridori, i Riis continueranno a spuntare come funghi.
E come si fa a non essere daccordo con te! c'e poco d'altro da aggiungereo-o
 

minimamoralia

Gregario
7 Febbraio 2012
667
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con le ruote
Roberto, grazie davvero per la bella recensione e per le riflessioni che la corredano.

Su un punto non sono d'accordo.
L'idea di corridore vittima del sistema può reggere fino a Madonna di Campiglio.

Prima di leggere il libro ero integralista sulla questione. Un atleta si dopa perche ha scelto di farlo e di conseguenza non può essere vittima. Dopo aver letto questo e ora oltre la meta di quello di Millar devo ammettere di aver leggermente cambiato la mia opinione. Il sistema mi ricorda il concetto di seasoning, stagionatura usato dai papponi per rendere schiave le prostitute. Più leggero ma non meno violento e psicologicamente cattivo nei confronti degli atleti nuovi al sistema. Gli atleti vengono indirizzati prima, cercati di convincere dopo e in pratica "costretti" alla fine scegliendo modi e tempi subdoli, come costringere atleti promettenti a continue gare per renderli deboli al punto di dover decidere tra cambiare carriera o doparsi. Alla fine la scelta è loro, sono d accordo certo è che il sistema per molti casi ha remato volontariamente contro la pulizia dello sport per mero interesse economico. Aggiungi a questo la presenza di atleti con personalità forti e senza scrupoli a guidare il tutto e il gioco è fatto.
 

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
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Specialized, Triban
Roberto, grazie davvero per la bella recensione e per le riflessioni che la corredano.

Su un punto non sono d'accordo.
L'idea di corridore vittima del sistema può reggere fino a Madonna di Campiglio. Pantani non ha mai detto di non capire come mai avesse l'ematocrito alto. Pantani si chiedeva in maniera ossessiva (e chiaramente deppressiva): perché solo io? Senza capire che il suo unico torto era stato quello di rompere un sistema nel quale il tacito accordo era di doparsi per vincere, non per stravincere.
In quel momento il gruppo, inteso come insieme dei singoli corridori, avrebbe potuto guardarsi in faccia e, in un sussulto di dignità, candidamente confessare che, come avevano fermavato Pantani, avrebbero dovuto fermare tutti.

Non l'hanno fatto. E la dignità personale di una intera generazione di corridori è definitivamente andata perduta.
Da allora, ogni singolo corridore si è reso corresponsabile di quanto avveniva. Talora come correo, talora come mero connivente. E Armstrong, che tra i corridori aveva certamente la posizione apicale, è il più responsabile di tutti.

La cartina di tornasole di quanto sto dicendo è rappresentata dal fatto che quei corridori che dovrebbero essere stati vittime dei loro DS (Riis,Vaughters & c.) sono a loro volta oggi Ds che hanno dopato atleti (Riis ecc.).

Piccolo OT: Hai visto che Voigt afferma che Schleck, se ha preso prodotti vietati, lo ha fatto a sua insaputa? Quello stesso Voigt che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Quello stesso Scheck che oggi corre nella Radioshack di Bruynel dopo aver corso nella CSC di Riis. Ecco... ma anche quando Schleck ha contattato Fuentes (circostanza ammessa dallo stesso corridore nel 2008), lo ha fatto a sua insaputa? E chi è: Scajola? Ma non si accorgono che sono ridicoli?!

Sono d'accordo: riscrivere gli ordini d'arrivo non ha senso. Per promuovere chi, il primo dei dopati non positivi?
Il libro di Hamilton deve servire a creare una coscienza collettiva che porti ad allontanare definitivamente certi imbarazzanti personaggi. Ad avere medici e preparatori delle squadre scelti in un elenco di professionisti di competenza pari solo alla loro trasparenza: assoluta. Ad avere una norma che individui gli stessi medici come responsabili di qualsiasi positività. Ed un'altra norma che affermi che la squadra del corridore trovato positivo è esclusa dalla medesima competizione per i tre anni successivi. Deve servire ad avere sponsor che maturino la coscienza di legare i propri munifici contratti all'assenza di positività.
Insomma, sono idee solo abbozzate, ma il senso è questo: finché contueranno ad essere controllati (e a pagare) solo i corridori, i Riis continueranno a spuntare come funghi. O si creano gli anticorpi all'interno dello stesso gruppo, oppure la battaglia è persa.

I libri come quelli di Hamilton possono servire a questo. E anche noi appassionati siamo chiamati a scegliere da che parte stare.

Questo e secondo me il motivo principale perche ha Pantani hanno fatto quello che hanno fatto.
 

dalmoste

Passista
30 Settembre 2009
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Cervelo R5 + 29er
Il ciclismo da sempre ha richiamato grandi folle sulle strade......penso che sia impossibile una presa di posizione del genere da parte di tutti i tifosi.....anche se sicuramente sarebbe un segnale molto forte....pensate al giro di quest'anno (così come in generale nelle tappe mitiche della grandi corse a tappe) senza nessun tifoso lungo la strada che porta allo Stelvio, il deserto e il silenzio più assoluto......e all'arrivo in cima uno bello striscione ad attenderli con scritto "vogliamo un ciclismo pulito".....immagino già le facce degli organizzatori, dei ciclisti e dei direttori sportivi che si guardano increduli e mi sembra di sentire le parole dei commentatori.....sarebbe veramente un messaggio fortissimo.....sicuramente più di spegnere la tv.....non me ne vogliate....

Ora con il tam tam di internet vedo possibile stabilire una data nella quale non assistere/boicottare una tappa alpina di un grande giro, basta partire per tempo e pubblicizzare a dovere la cosa sui social forum.[/QUOTE]

Penso che quanto hai descritto possa essere uno dei miei sogni, sarebbe fantastica una protesta del genere
 

Granfondista

Apprendista Passista
27 Agosto 2008
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Cannondale Supersix HM
Questo e secondo me il motivo principale perche ha Pantani hanno fatto quello che hanno fatto.
Sono d'accordo.
Piccolo OT.
Non sono d'accordo invece con chi sostiene la debolezza di carattere del Pirata: il recupero dal suo grave infortunio della Milano-Torino lo dimostra.
Ma anche le persone più forti possono essere sopraffatte dagli eventi, nessuno ne è immune.
 

123lorka

Apprendista Cronoman
8 Ottobre 2007
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Sono d'accordo.
Piccolo OT.
Non sono d'accordo invece con chi sostiene la debolezza di carattere del Pirata: il recupero dal suo grave infortunio della Milano-Torino lo dimostra.
Ma anche le persone più forti possono essere sopraffatte dagli eventi, nessuno ne è immune.
Vero! Pochi si sarebbero ripresi e sarebbero tornati come ha fatto lui dopo quel incidente bestiale. o-o