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patroclo

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8 Aprile 2015
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Lo scandalo della bici col motorino Tutte le prove di chi usa il trucco 4/13


PARIGI Sette partecipanti a due importanti corse ciclistiche professionistiche italiane con un motorino elettrico nascosto nella bici. È successo lo scorso marzo alla Strade Bianche di Siena e alla Coppi & Bartali di Riccione. Controlli dell’Unione Ciclistica Internazionale? No, immagini di telecamere termiche camuffate da attrezzature di ripresa del canale pubblico France Télévisions che racconta la vicenda oggi pomeriggio nel settimanale sportivo Stade 2. In cinque casi i motorini erano nel movimento centrale e spingevano sui pedali. In due nel pacco pignoni, per fornire trazione posteriore alla bici. La telecamera termica mostra sensibilissime variazioni di temperatura: gli esperti interpellati la spiegano solo col calore generato da un motore.

Di doping a motore si parla dal 2010 quando Fabian Cancellara vinse in sequenza Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix con azioni atletiche impressionanti. Contro di lui nessuna prova. Da allora voci, sospetti e un solo caso smascherato: la belga Van den Driessche ai Mondiali di cross del dicembre scorso. Incastrata con tecnologie sofisticate, annunciò l’Uci. Beccata dalla polizia che indagava su altro, spiegano fonti giudiziarie. L’Uci utilizzò il caso per sbandierare l’efficienza dei controlli. Messa in discussione da Jean-Pierre Verdy, direttore uscente dell’Agenzia francese antidoping: «Lo scorso luglio ci arrivarono informazioni attendibilissime sull’uso di motori al Tour, con nomi e cognomi di atleti top. Avvertimmo l’Uci: nessuna risposta, nessun controllo». Vincenzo Nibali: «Contro il doping tecnologico ci vuole la radiazione» Ma come funzionano i motori? Per scoprirlo partiamo dalla bottega di Alessandro Bartoli, a Empoli. Da qui, a 10 mila euro a modello, escono ogni settimana quattro bici da corsa indistinguibili da quelle normali ma con un propulsore cilindrico da 200 watt nel tubo obliquo. Brevettato in Austria, è il motore usato dai professionisti fino al 2014. L’abbiamo provato sulla salita di San Baronto: la potenza basta a un dilettante per staccare Chris Froome. Bartoli: «Ai clienti spiego che l’uso in corsa è vietato. Poi ognuno risponde alla sua coscienza». La maggior parte di queste bici esce senza marchi sul telaio: ognuno ci aggiunge quello che crede. Il motore austriaco oggi ha dei limiti: la potenza è troppa e non modulabile. Le telecamere termiche alla Strade Bianche evidenziano qualcosa di diverso: macchie arancioni nel movimento centrale, meno intense e più concentrate di quelle prodotte dalla bici di Bartoli. Macchie che si accendono in salita e si spengono in discesa. Un chiarimento arriva a Budapest, nel laboratorio di Istvan Varjas, lo scienziato-stregone che rifornirebbe professionisti di vertice. Varjas accetta di mostrarci i motorini di ultima generazione, minuscoli (5 centimetri contro i 20 dell’austriaco) e leggeri, con potenza modulabile fino a 250 watt. Possono fornire trazione anteriore (nel movimento centrale) o posteriore, nel pacco pignoni, sono perfetti per atleti con altissima frequenza di pedalata.

Se l’Uci usasse la telecamera termica potrebbe scoprirli. E invece? E invece i federali (che rifiutano la nostra richiesta di esaminare la loro attrezzatura) si muovono al villaggio di partenza delle corse con tablet per verificare la presenza di motori spenti. Si chiamano teslametri. Li abbiamo testati: sono poco affidabili per la natura sfuggente del campo magnetico. Alla Roubaix l’Uci ha controllato 196 bici ma senza sfiorare quelle dei big o cercare ruote e telai nelle ammiraglie, da cui quelle taroccate vengono tirate fuori al momento giusto. Ma la tecnologia è già oltre. Varjas ci mostra un oggetto mitologico: una ruota a induzione magnetica. È una carcassa in carbonio con inserite all’interno placche magnetiche al neodimio. Grazie a un «ponte» generato da un magnete a spire nascosto sotto la sella, permette di guadagnare almeno 60 watt. La ruota, spiega Varjas, non è rintracciabile ai controlli se non si usa un rilevatore di campo potentissimo. Costa oltre 50 mila euro ed è nella disponibilità di pochissimi atleti.
© Fornito da Corriere della Sera

Ciclismo, le immagini che svelano il motorino nella bici

Il reportage di France Télé-visions si chiude con immagini inedite. Sono state girate a Verbania, al traguardo della 18ª tappa del Giro d’Italia 2015 quando Alberto Contador vinse la corsa rosa guadagnando terreno su Fabio Aru. A pochi minuti dall’arrivo l’Uci lanciò un controllo a sorpresa sulla bici dello spagnolo, nel mirino per un misterioso cambio di ruota del giorno precedente. La bici venne sigillata con una fascetta e portata dietro al palco delle premiazioni, dove l’Uci aveva predisposto una tenda accessibile solo agli ispettori. Le immagini mostrano lo stranissimo armeggiare di Faustino Muñoz, storico meccanico del Pistolero, attorno alla ruota del fuoriclasse spagnolo e all’orologio che portava al polso. E poi, con una seconda telecamera nascosta, i «sofisticati» strumenti di controllo nella tenda: un martello con cui lo stesso Muñoz smontava il movimento centrale davanti a un ispettore distratto. E la ruota?
 

matte28

Apprendista Scalatore
20 Agosto 2014
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cletta
se una persona legge questo articolo..capisce cos è la lealtà...hahaha
196 bici controllate alla Roubaix..alla caz.. di cane....senza toccare le più importanti...hahahah
il doping tecnologico è identico al doping fisico...chiudono gli occhi..è sempre stato così e sarà sempre così...
 

bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
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Ma Varjas non potrebbe costruire motori per camion anzichè per bici?
E' chiaro che se li fai e li metti in vendita poi c'è chi li usa...
 
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