Necrosi della testa del femore: esistono rimedi diversi dalla protesi?

somaro

Apprendista Velocista
Provo a scrivere anche qui per sapere se esistono soluzioni meno drastiche rispetto a quelle a me prospettate. La mia storia clinica:
frattura pertrocanterica del femore destro il 13/05/2008, in seguito ad una banale caduta, 20 giorni di ospedale. Mezzo di sintesi: placca con viti + chiodo, che il primario mi dice di rimuovere tra i 12 e 24 mesi dopo l'intervento.
Riabilitazione: scarico completo per 2 mesi e poi carico progressivo con abbandono delle stampelle dopo meno di 3 mesi. Cyclette circa 1 mese dopo l'infortunio, poi bdc su rulli e infine su strada non appena ripreso il carico completo sull'arto infortunato, oltre alla fisioterapia iniziata già alla desuturazione(a secco perchè in acqua non riesco ad andare). Mezzo di sintesi: placca con viti + chiodo, che il primario mi dice di rimuovere tra i 12 e 24 mesi dopo l'intervento.
Quindi ad agosto 2008 riprendo ad allenarmi regolarmente, a settembre a gareggiare (io faccio solo gare in salita), con periodo di massima forma tra settembre e ottobre 2008 (vittorie e prestazioni di poco inferiori a quelle pre-infortunio), con il freddo calo delle prestazioni e aumento dei dolori (che mi dicono essere di natura muscolare correlati alla cicatrice di oltre 20cm). Gli ortopedici che mi avevano operato ne escludono una correlazione ad una possibile insorgenza della necrosi, non osservabile a causa della presenza dei mezzi di sintesi, a gennaio 2009 (8mesi dopo infortunio) chiedo se sia già possibile la rimozione della placca, mi rispondono di no, rimando tutto a dicembre 2009. Con il caldo i dolori scompaiono, stagione ciclistica 2009 vissuta tra periodi di grande forma ed altri (brevi) di sofferenza (2a metà di luglio e settembre, mi sembrava di perdere potenza), condizione buona mantenuta fino a novembre 2009. Con i primi freddi, ricomparsa dei dolori e di contratture muscolari, ma ormai l'intervento di rimozione è alle porte, e sia pure rinviato due volte per sovraffollamento del reparto avviene il 12/01/2010. I sanitari non mi lasciano il pacchetto con il "ricordino" (sostengono che dal 2010 non è più legale farlo a causa di episodi di riciclaggio dei tutori), mi trattengono oltre i 3 giorni preventivati in ospedale e dopo una RM diagnosticano una necrosi asettica della testa del femore in fase avanzata. Come ultima speranza per evitare la protesi mi prescrivono cicli di ossigenoterapia.
Esistono altre soluzioni? da quello che so la protesi significherebbe abbandono dell'attività agonistica, seri dubbi sulla possibilità di proseguire il mio lavoro (agente di Polizia Municipale) e probabile reiterazione dell'intervento per me che ho solo 35 anni.
 

phenomena

Apprendista Cronoman
16 Novembre 2008
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varese
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sei proprio sicuro che la protesi ti impedirebbe di correre e/o lavorare? nel caso, per quale motivo?
sono concorde con volantino.io mi ero fratturato l'acetabolo e se si fosse scomposto(non e' successo x fortuna)prima o poi sarei andato incontro alla protesi.mi era stato spiegato che comunque una protesi non da nessun limite all'attivita' ciclistica,anche agonistica.l'unico fastidio dovrebbe essere che le protesi non hanno vita infinita e prima o poi vanno sostituite.tanti auguri e non mollare!
 
purtroppo la necrosi della testa del femore non è una bella cosa. E purtroppo, a parte qualche raro caso in cui, con l'iperbarica ed i difosfonati, si sono ottenute delle regressioni della patologia, l'unico protocollo che attualmente si considera valido è la protesi NON cementata.
Va comunque detto che la protesi, se ben eseguita, non impedisce nessun gesto atletico riferito al ciclismo. Direi di star tranquillo, relativamente ;), e di affidarti ad un'equipe ultra specialistica.
Un saluto,

FKT
 

Fulvio

Apprendista Cronoman
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effekappatì;2014856 ha scritto:
purtroppo la necrosi della testa del femore non è una bella cosa. E purtroppo, a parte qualche raro caso in cui, con l'iperbarica ed i difosfonati, si sono ottenute delle regressioni della patologia, l'unico protocollo che attualmente si considera valido è la protesi NON cementata.
Va comunque detto che la protesi, se ben eseguita, non impedisce nessun gesto atletico riferito al ciclismo. Direi di star tranquillo, relativamente ;), e di affidarti ad un'equipe ultra specialistica.
Un saluto,

FKT
Q8, aggiungo che qulache atleta (es. Landis...) ha fatto operazione e fa agonismo...
 

Maurizio®

Apprendista Scalatore
14 Maggio 2008
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Provo a scrivere anche qui per sapere se esistono soluzioni meno drastiche rispetto a quelle a me prospettate. La mia storia clinica:
frattura pertrocanterica del femore destro il 13/05/2008, in seguito ad una banale caduta, 20 giorni di ospedale. Mezzo di sintesi: placca con viti + chiodo, che il primario mi dice di rimuovere tra i 12 e 24 mesi dopo l'intervento.
Riabilitazione: scarico completo per 2 mesi e poi carico progressivo con abbandono delle stampelle dopo meno di 3 mesi. Cyclette circa 1 mese dopo l'infortunio, poi bdc su rulli e infine su strada non appena ripreso il carico completo sull'arto infortunato, oltre alla fisioterapia iniziata già alla desuturazione(a secco perchè in acqua non riesco ad andare). Mezzo di sintesi: placca con viti + chiodo, che il primario mi dice di rimuovere tra i 12 e 24 mesi dopo l'intervento.
Quindi ad agosto 2008 riprendo ad allenarmi regolarmente, a settembre a gareggiare (io faccio solo gare in salita), con periodo di massima forma tra settembre e ottobre 2008 (vittorie e prestazioni di poco inferiori a quelle pre-infortunio), con il freddo calo delle prestazioni e aumento dei dolori (che mi dicono essere di natura muscolare correlati alla cicatrice di oltre 20cm). Gli ortopedici che mi avevano operato ne escludono una correlazione ad una possibile insorgenza della necrosi, non osservabile a causa della presenza dei mezzi di sintesi, a gennaio 2009 (8mesi dopo infortunio) chiedo se sia già possibile la rimozione della placca, mi rispondono di no, rimando tutto a dicembre 2009. Con il caldo i dolori scompaiono, stagione ciclistica 2009 vissuta tra periodi di grande forma ed altri (brevi) di sofferenza (2a metà di luglio e settembre, mi sembrava di perdere potenza), condizione buona mantenuta fino a novembre 2009. Con i primi freddi, ricomparsa dei dolori e di contratture muscolari, ma ormai l'intervento di rimozione è alle porte, e sia pure rinviato due volte per sovraffollamento del reparto avviene il 12/01/2010. I sanitari non mi lasciano il pacchetto con il "ricordino" (sostengono che dal 2010 non è più legale farlo a causa di episodi di riciclaggio dei tutori), mi trattengono oltre i 3 giorni preventivati in ospedale e dopo una RM diagnosticano una necrosi asettica della testa del femore in fase avanzata. Come ultima speranza per evitare la protesi mi prescrivono cicli di ossigenoterapia.
Esistono altre soluzioni? da quello che so la protesi significherebbe abbandono dell'attività agonistica, seri dubbi sulla possibilità di proseguire il mio lavoro (agente di Polizia Municipale) e probabile reiterazione dell'intervento per me che ho solo 35 anni.

E tu vai così forte nonostante tutta quella ferramente nelle gambe?Stica...complimenti!
Ad una mia conoscente hanno da poco impiantato una protesi al femore e riesci a fare più movimenti ora che neanche prima. Forse non centra nulla, anche perchè tu parli di avere un'intensa attività sportiva, ma nel caso da me riportato la protesi ha aiutato ad avere più mobilità che neanche a doverla ridurre.
 

somaro

Apprendista Velocista
Il problema è proprio quello: le protesi hanno vita relativamente breve, e da quanto so a differenza del tessuto vivo la loro usura è direttamente proporzionale al loro utilizzo; quindi possono durare di più diminuendo le sollecitazioni ad esse imposte. Si tratta più di un problema di quantità che di qualità dell'attività svolta dall'arto protesizzato. Quindi se a meno di 40 anni uno vuole proseguire l'attività agonistica ha la prospettiva di "andare in officina" diverse volte nella vita, e non so quanto questo possa essere tollerato a livello lavorativo (anche se so che la convalescenza dopo l'impianto di protesi è più rapida di quella di mezzi di sintesi). Inoltre, con la protesi infilata nel resto dell'osso non aumenta il rischio di fratture nella zona di contatto? (caso di una mia zia, seppur ultraottantenne).
 

vassili

Novellino
12 Ottobre 2008
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Aosta
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ciao sono un fisioterapista avevo una paziente che praticava corsa piedi problema simile al tuo a risolto con sedute di TECARterapia nel mio studio e PST in un altro prova a chiedere se qualcuno dalle tue parti ha le stesse apparecchiature e senti cosa ti dicono .io ho trattato solo un caso come il tuo quindi esperienza zero.
 

mescal

Bioesorcista
7 Settembre 2008
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Bici
quelle che non usa Peggio
Quindi se a meno di 40 anni uno vuole proseguire l'attività agonistica ha la prospettiva di "andare in officina" diverse volte nella vita, e non so quanto questo possa essere tollerato a livello lavorativo (anche se so che la convalescenza dopo l'impianto di protesi è più rapida di quella di mezzi di sintesi). ).
la tolleranza a livello lavorativo, se fai il vigile, è l'ultimo dei tuoi problemi, dal punto di vista delle patologie sei tutelato nei canoni legislativi, se hai un contratto indeterminato al limite (ma proprio al lmite) verrai spostato in altre mansioni.... e poi, a 35 anni, mica ti sbatteranno ancora a fare le soste? farai la pattuglia o l'infortuistica, spero....:rosik:
Inoltre, con la protesi infilata nel resto dell'osso non aumenta il rischio di fratture nella zona di contatto? (caso di una mia zia, seppur ultraottantenne
lascia perdere l'ultraottantenne


o-o
 
innanzitutto vanno fatti dei distinguo.
L'attuale tecnica di prosetizzazione nel giovan eha raggiunto davvero notevoli livelli d'evoluzione.
Dal carotaggio iniziale (nei primi anni 90) con diametro importante, si è giunti a creare una protesi assolutamente miniinvasiva con stelo e cotile davvero di rimensioni ridotte. A questo si sono aggiunti:
1)l'evoluzione dei materiali
2)l'aggiunta di nuovi stimolanti per la rigenerazione e la compenetrazione ossea
3)la ricerca di ridotta distrazione legamentosa con quasi totale mantenimento dei legamenti pubo, ischio, ileo femorali e conseguente maggiore stabilità e congruenza della stessa nei movimenti al limite.
4)la ricerca tramite studio e ricostruzione tridimensionale (tramite tac) di una protesi che sia il più possibile uguale all'articolazione che viene sostituita.

Dopo ATTENTA valutazione si decide per il tipo di protesi, ma posso assicurare che quelle dedicate ai "giovani" sono davvero portentose.
Per quanto rigurada la durata: Prima duravano circa 15/20 anni e successivamente si procedeva ad una toelettatura e rinnovamento della protesi. Ora si lavora in maniera differente cercando sempre e comunque di mantenere l'osso femorale nella maggior porzione possibile scongiurando, di conseguenza, eventuali crolli ossei.

Spero di essere stato chiaro,
Ciao!