Salve a tutti ragazzi. A grande richiesta, eccovi il racconto di una giornata andata cosi cosi.
I piani finalizzati il giorno prima: siamo in quattro -non sapevo che uno di noi fosse caduto l'altro giorno 'piegando la piega'. In treno da Mosca verso un parco nazionale, poi nostro 'treno' (ciclistico) regolare con cambi lunghissimi specie nella prima parte. Quindi -idea dell'ultimo momento- visto che si passa in zona senza quarantena, fare una pausa e mangiare in un ristorante (a Mosca sono tutti chiusi), poi si riprende verso un'altra stazione per il rientro.
La fase 2 a Mosca funziona cosi': 3 giorni a settimana (stabiliti secondo numero civico) si puo' uscire in un raggio di 2km. Poi ci sono due pass a settimana che si chiedono online per allontarsi ulteriormente (es. allenarsi in bici). Alla vigilia dell'uscita esco per acquistare qualche barretta ma l'unico posto che ne vende nei 2km ha il tutto esaurito. Preparo delle
barrette di avena, miele e noci da me, e mi dico che tanto ci fermiamo a pranzo ed a prendere l'acqua. Come gli altri, porto meno cibo del necessario. In genere mi diverte preparare qualcosa da portare, ma visti i problemi intestinali che ancora persistevano lievemente avrei preferito evitare cibo non confenzionato e potenzialmente soggetto a maggiore contaminazione batterica. Ho preparato tutto con attenzione maniacale all'igiene e cercando di lasciare meno acqua possibile. Il giorno prima ho mangiato yogurt e kefir, ed un po' di sali, mentre la sera classica pasta col salmone rosa (consigliatissimo).
Alle tre di notte quattro fulmini cadono vicinissimo casa, ma nonostante la nottataccia, al mattino mi sento bene, il meteo e' buono anche se le strade bagnate, e non ho esitazioni ad andare. A colazione mangio pochissimo perche' non ho fame, mentre in una borraccia metto sali e bcaa (che non servono a niente credo, ma giusto per 50 calorie nella prima parte), e nella seconda proteine da bere insieme alle barrette. Un po' di matcha per il gusto e tanto limone in entrambe. Data l'aggiunta di mascherina, alcol, moooolte salviette, decido di portare una sola camera -tanto ho i
copertoni da 32 da allenamento antiforatura e ci sono gli altri; due in ogni caso non entravano.
All'appuntamento alle 6.10, uno di noi e' in ritardo, sicche' facciamo una volata alla stazione, dove prendiamo il treno. Foro -credo poco prima della stazione- con un vetro. Sul treno cambio camera e porto la pressione al massimo consentito dagli pneumatici, mi pare 6.8. Non forero' piu', ma il comfort sperato non ci sara'.
Si parte. Ora, e' difficile darvi un'idea della differenza di clima, popolazione, natura degli edifici e dei paesaggi, atmosfera ed odori tra Mosca e la provincia. Ma per questo racconto, vi bastera' sapere che le strade di Mosca sono una tavola da biliardo, mentre il resto non puo' esserlo. La densita' di popolazione e' bassa, mantenere le strade in ordine vorrebbe dire che tutti passano la giornata a riparare buche. Il periodo peggiore e' la fine dell'inverno, quando il ghiaccio lascia copiosi e capienti crateri sull'asfalto. Causa coronavirus, scopro che quest'anno sono ancora tutti li'. Le strade secondarie non sono asfalto scassato, ma groviere su cui trovare un passaggio. Dopo qualche km, il treno non si puo' tenere, procediamo sfasati. Io ho paura per la salute del mio soprasella dopo gli ultimi giorni, e faccio l'errore di caricare troppo sulle braccia - mi accorgero' in seguito che mi si addormenteranno le mani (cosa che comunque mi era gia' successa una volta).
Intorno al km 60, prendiamo una strada piu' larga e si puo' fare il treno con qualche interruzione. Ma uno di noi ci dice che la bici non va; sosta per vedere cosa sia successo, si scopre che e' lui a non andare e decidiamo di tirare in tre soltanto. Ci riforniamo di acqua, entriamo nel parco nazionale in cui in teoria non c'e' la quarantena. Uno di noi, coi tubeless, fora ed inizia una serie di improbabili tentativi per evitare di usare la camera. Nel frattempo scopriamo che e' tutto chiuso nel parco - ci dicono che causa coronavirus solo i supermercati piu' grandi sono aperti, e qui non ce ne sono (in genere ci riforniamo di acqua nei monasteri -chiusi pure quelli). Km 105, un paese un po' piu' grande dove vogliamo goderci un pasto al ristorante che ci manca tanto. Macche', pure qui troviamo ben poco. Ma almeno ci approvigioniamo d'acqua e A. si decide a mettere la camera ai suoi tubeless: praticamente ci ha costretto nella strada precedente a cercare acqua per lavare ruota e copertone prima di mettere la camera; il tempo perso per la faccenda tubeless/camera e' stato circa 180 minuti!!!
Anche in questo paesino non troviamo molto da mangiare. Per darvi un'idea, si tratta di piccoli alimentari bui, che vendono panini fatti da loro -col grano coltivato in loco. Buoni, forse. Ma un panino costa circa 20 centesimi, ed e' incartato nella plastica: delizioso se appena sfornato, condanna a morte se e' vecchio di tre settimane. Nessuno osa, andiamo avanti a te' in bottiglia zuccherati, finche' ad un certo punto non troviamo uno che vende beef-roll. Non ci azzardiamo a prenderne piu' di uno, ma almeno per un po' abbiamo dei solidi. Io nel frattempo divoro pure quello che avevo preparato come post, di crisi di fame ne ho avuta una in passato, e la temo moltissimo.
A questo punto, il capogruppo inizia a proporre numerose ed insensate soste, siamo in ritardo mostruoso sui tempi di marcia. E' proprio lui, che intorno al km 170 (circa, io non avevo neanche il cardio con me) mi dice che sono tutti stanchi e di mettermi davanti. Ora, io avevo le braccia ed il collo a pezzi, ma soprattutto i quadricipiti vuoti -forse perche' a ruota ero spesso in piedi accentuando il mio gia' presente sbilanciamento della pedala su questi muscoli. Va detto che di problemi intestinali non ne ho avuti, che a ruota ero facile, davanti no. In ogni caso siamo in ritardo netto, rischiamo di perdere l'ultimo treno. Quando ai -20 dico al boss che chiede un'altra pausa, che se foriamo siamo fregati, mi dice 'in queste casi non bisogna pensare agli eventi negativi'. Io continuo a pedalare nero di livore, mentre lui (che si e' presentato in forma tiratissimo ed aveva segretamente conservato un gel), mi passa a doppia velocita' e mi stacca sull'ultimo strappetto dopo avermi fatto tirare. Gli ultimi km sono un calvario per quello di noi che non stava bene, secondo me era in giornata no e vicino alla crisi di fame. Arriviamo dieci minuti prima dell'ultimo treno, che non e' un treno veloce bensi un Elektrichka, lentissimo e che serve tutte le stazioni come e' giusto che sia per l'ultima corsa. Tenete presente che restare di notte in questi luoghi vuol dire morte! Non c'e' taxi che ti verra' a prendere, specie con le bici; non c'e' moglie che non divorzi piuttosto che guidare tre+tre ore di notte da Mosca alla campagna lungo strade non illuminate e ridotte malissimo; non c'e' posto dove dormire, le temperature scendono e le zanzare infestano gli acquitrini. Io stavo per uscire di senno prima di arrivare sulla piattaforma... sul treno non una parola, abbiamo evitato screzi violenti. Arriviamo a Mosca all'una passata, per giungere a casa dobbiamo attraversare la citta' illegalmente, perche' il pass scade alla mezzanotte. Tra ieri sera e questa mattina ho mangiato di tutto. Ora mi fa male il collo e stranamente le ginocchia. Devo aver tenuto una posizione scorretta, non so perche'. Comunque non sono stanchissimo, ho la soddisfazione di aver rivisto dei luoghi che amo, le radure sconfinate, il Volga maestoso; ma la rabbia e la frustrazione di aver trovato i miei amici -con cui passo molto tempo- insopportabili.