questa è la mia genesi come ciclista:
Erano le 14.00 di un tiepido sabato pomeriggio di metà marzo di circa 31 o 32 anni fa. Il mio rampichino, quello con il manubrio triangolare cromato dal peso approssimativo di 18 kg (però compreso il portapacchi) era pronto. Mauro, il mio iniziatore alla MTB, e Gianluca, un altro amico neofita, mi aspettavano.
"Mauro, dove ci porti per la nostra prima avventura con queste biciclette, che in salita dovrebbero andare -quasi- da sole"?
-"Prendiamo la funivia di San Genesio e da lì verso il Putzer Kreuz, poi alla malga Möltner Kaser e poi giù a Bolzano".
Mauro è un "bravo" ragazzo, un po' chiacchierone e spesso le "spara" un po' grosse, ma devo a lui se sono diventato un ciclista, al suo entusiasmo contagioso. Ci fidavamo di lui a occhi chiusi, lui che la Cinelli Rampichino verde militare ce l'aveva già da un anno: era il nostro Guru!
Ed era l'unico ad indossare un abbigliamento ciclistico: io indossavo una tuta da ginnastica e un K-Way ripiegato a marsupio, Gianluca invece i jeans, una polo a maniche corte e una felpa intorno alla vita.
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Stazione di monte della Funivia di San Genesio (quota 1.100 m): i tre compari si avviano verso Valas e subito un cartello avverte: pendenza 14%. Nel giro di mezz'ora di pedalata in salita Gianluca ed io siamo "cotti". Il portaborraccia è vuoto: che ne sapevamo noi, che dovevamo portarci una borraccia? Mauro la borraccia ce l'ha, ma si è scordato di riempirla!
In più le nuvole sono improvvisamente aumentate e hanno coperto il sole, e porca miseria, la temperatura è precipitata. Fame e sete si fanno sentire sempre più. Mauro ci rassicura:"Tenete duro, tra poco arriviamo alla Möltner Kaser, e lì un'omelette gigante non ce la toglie nessuno"
"Anche due!" rispondo con l'acquolina in bocca.
Ecco il sentiero che conduce alla Möltner: o meglio, dovrebbe essere qui!? Infatti c'è, ma sotto mezzo metro di neve marcia. Non ci rimane altro che incamminarci sprofondando. Dopo poche decine di metri i piedi sono bagnati fradici e gelati! Raggiungiamo la benedetta malga.....ma....ma...ma, è chiusa!!! Ovvio che é chiusa, le malghe sono aperte con gli alpeggi delle vacche, quindi in estate. Mauro...che Dio ti fulmini!! Già, ma anche io e Gianluca il cervello lo avevamo spento!
E ora? Siamo quasi a 1800 m, fa un freddo becco e stiamo morendo di fame. Per fortuna i gestori della malga avevano lasciato la porta aperta (forse sapendo che esistono ciclisti sprovveduti). Entriamo in cucina e troviamo solo 1 kg di zucchero, con un angolo della confezione che presentava un buco sospetto (quasi certamente rosicchiato dai topolini). 1 kg di zucchero in tre: lo divoriamo a cucchiaiate! Va già meglio, ma quando usciamo dalla malga il sole è tramontato e si è alzato un vento freddo.
Siamo vestiti troppo poco e per fortuna troviamo dei sacchi di nylon vuoti, di quelli che contengono il concime. Tagliamo i buchi per testa e braccia e li indossiamo come gilet: tra l'altro sono anche gialli-quasi-fluo e quindi siamo precursori della legge sulla sicurezza stradale. Eravamo "avanti";noi .
Li indossiamo e fiondiamo...o meglio, ci vorremmo fiondare in discesa.
La neve ci costringe spesso a scendere; quando acquistiamo velocità...cadiamo. Per farla breve: raggiungiamo il fondo valle con il buio e pieni di lividi. Ci salutiamo al volo, senza neppure fermarci: è troppa la fretta di arrivare tra le sicure mura domestiche. Pedalo gli ultimi metri scuotendo la testa e pensando:"Mai più!!" Mezz'ora dopo, nella vasca da bagno con l'acqua caldissima, questo pensiero viene elaborato:"Mai più....senza il giusto equipaggiamento". E sono diventato un ciclista!