Visita a De Rosa

Ser pecora

Diretur
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16 Aprile 2004
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"La mia soddisfazione non è che Merckx usasse i miei telai, ma che fosse venuto lui a chiedere proprio i miei, come ancora tanti corridori fanno oggi".

"Nel '47 passavo sempre davanti il laboratorio dei fratelli Volta a Dergano mettendo dentro la testa per vedere come lavoravano e facevano le bici. Non ero ancora maggiorenne, ma avevo capito che volevo fare quello. Era quello che volevo fare e l'ho fatto".


Queste due frasi Ugo De Rosa me le dice col suo tono sommesso ed a bassa voce.
La sostanza ed il modo identificano il suo stile.
Sono con queste cose che si capisce come si crea un marchio. Le biciclette bisogna saperle fare, ma se dietro non c'è un'identità precisa, uno stile ben definito, le stesse biciclette ne mancheranno. Sono per queste cose che passa la differenza tra un attrezzo sportivo ed una bici che faccia "appassionare". De Rosa i suoi appassionati se li è indubbiamente guadagnati nel corso della sua lunga carriera.

Oggi l'impresa è portata avanti grazie ai 3 figli Danilo, Cristiano e Doriano. Cristiano mi fa da guida nel capannone di Cusano Milanino.
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Qui lavorano circa 20 persone in totale, amministrazione compresa. Dentro una cabina ad atmosfera controllata vengono assemblati i telai in carbonio. Sotto i miei occhi gli specialisti di colla e pennello creano un Neo Primato, telaio con congiunzioni.
La materia prima sono sempre i tubi, prodotti per De Rosa da un'azienda Italiana, opportunamente preparati, tagliati a misura, sgolati e carteggiati.

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In seguito si passa all'incollatura della scatola movimento e delle calotte della serie sterzo integrata, che vanno inserite nelle congiunzioni. Una volta posata la colla bicomponente si procede ad infilare i tubi sulle congiunzioni, andando a formare il doppio diamante del telaio

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Dopo aver ripulito le congiunzioni dagli eccessi di colla, il mezzo telaio viene messo in dima ed opportunamente allineato. Quindi si va ad inserire il wishbone ed i foderi bassi posteriori. Non prima di aver sigillato con plastica la scatola del movimento centrale. Cosa molto importante perchè la pressione dei tubi fa uscire la colla in eccesso che ovviamente non deve andare in posti indesiderati

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Da ultimo si stringono le viti dei forcellini, si da una pulita ed il telaio è pronto per la solita infornata di 1h a 130°

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In questo modo si producono circa 12 telai di questo tipo al giorno.
A questo punto però, Cristiano ci tiene a farmi vedere anche la costruzione di un telaio King top di gamma su misura. In questo caso la costruzione si aggiunge del passaggio della fasciatura. O meglio dei numerosi passaggi, in quanto le congiunzioni vengono "bendate" con fibre di carbonio ad incrocio, carteggiate, incollate, ricarteggiate per un certo numero di volte al fine di ottenere il risultato voluto.
Il King beneficia anche di tubazioni con un carbonio con un modulo più alto, prodotte però in Giappone, "per avere questa qualità dobbiamo rivolgerci a loro." Da precisare che i King3 in taglia standard sono invece dei monoscocca prodotti interamente per stampaggio in Giappone.

Particolarità:All'interno del tubo verticale viene inserito un cannotto di kevlar per una migliore resistenza ed una migliore dispersione delle vibrazioni.

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Durante la spiegazione, noto che il telaio asssemblato non è un King "qualunque", dato che riporta sui tubi il nome del fortunato che andrà a pedalarlo.

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Cristiano non trattiene un sorriso maligno con cui sottolinea che "purtroppo nel forum qualcuno ha scritto che Petacchi usa telai in alluminio....beh, evidentemente non è così". L'espressione soddisfatta la dice lunga, mentre Ugo, silenzioso, supervisiona
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(che sia di monito ai numerosi "cuggini" del forum!).

A questo punto i telai vengono inviati in verniciatura.

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Quelli (numerosi) dedicati ai pro sponsorizzati dalla casa vengono messi da parte pronti per essere spediti a chi li metterà davvero alla frusta

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Chiaramente non prima di essere stati testati a campione nella "macchina della tortura", dove i telai vengono portati a rottura ed analizzati nel loro comportamento di pedalata dinamica e frenata simulata

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Questo per quanto riguarda il carbonio.
Ma la tradizione De Rosa è stata creata pazientemente grazie ai prodotti in acciaio ed anche in alu.
Al centro del capannone si può notare la "giostra" di saldatura dove venivano prodotti i telai in acciaio in grande serie. Anche qui, come in altre realtà del genere, ormai è stata dismessa a favore di piccole postazioni che lavorano su quantità inferiori, se non addirittura solo sul "custom".
Il tutto però con la qualità e la perizia manuale di decenni di esperienza

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...e la strumentazione di controllo che la moderna tecnologia permette

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De Rosa però è una delle poche realtà che può vantare la creazione di telai in tutti i materiali. All'appello manca dunque il prezioso titanio.
Cristiano mi fa notare che qualche volta, nei forum, ha letto che i telai in titanio De Rosa sarebbero fatti, secondo le solite "voci", da terzisti o da fornitori non meglio precisati. E' evidente l'insofferenza che traspare dal suo volto, riscattata però dal moto di orgoglio nell'accompagnarmi presso la cabina chiusa dove lavora suo fratello Doriano.
Entrare in questa cabina ed essere accolti da lui è come entrare in un buco nero ed essere trasportati in un'altra parte dell'universo.
In questo spazio si respira un'atmosfera totalmente diversa. Dopo averci passato una bella ora, assieme al locale "masterbuilder" del titanio, aprendo la porta, se mi fossi trovato tra i boschi delle Rocky Mountains o nel deserto di Moab invece che a Cusano Milanino non mi sarei stupito.
Mi stupisce molto la risposta che Doriano mi da alla domanda sul come abbia imparato i segreti della saldatura del Titanio. Mi stupisce perchè è la stessa che mi ha dato suo padre: "Provando e sbagliando".
Doriano aggiunge: "Ho un capello bianco per ogni caxxata che ho fatto per imparare a saldare questo materiale".
Con Doriano si perpetua la più genuina tradizione dell'artigianato "made in Italy". In un mix di sapienza nel trovare le giuste geometrie ereditata dal padre e le problematiche tecniche relative al materiale.
In questa cabina non si respira l'atmosfera da gara, Tour o Giro che sia, ma quella del prodotto fatto a mano. Solo su misura, prendendosi il giusto tempo: 100 pezzi all'anno. Solo per appassionati che vengono qui già sapendo cosa vogliono e sapendo di trovare qualcuno che fa questo mestiere con passione assoluta e competenza dal 1993. Senza gli specchietti del marketing, ma solo col proprio lavoro a testimonianza della propria qualità.
Tutto è molto pulito ed ordinato. D'altronde lavorando col Titanio la pulizia è d'obbligo, in quanto ogni minima impurità nella saldatura la compromette irreparabilmente. All'interno dei tubi viene pompato Argon, mentre la saldatrice ad arco viene tarata con precisione secondo gli spessori e le sezioni da trattare.

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Il resto è conoscenza, esperienza e mano ferma.
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Il Titanio viene usato in vari gradi, secondo le esigenze, con tubazioni certificate con tanto di analisi chimica per calcolarne i giusti utilizzi
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Rifiniti uno ad uno a mano con pignoleria
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E quando serve, piegati (operazione parecchio complessa nel caso del titanio) con la giusta curvatura, secondo le esigenze del progetto, con una macchina ideata dallo stesso Doriano (un'altro utensile di sua ideazione per impostare il giusto angolo dei foderi bassi ci prega di non mostrarlo: "mi è costato troppi capelli bianchi")
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Il resto della visita è difficile da descrivere perchè riguarda le persone, le storie, le memorie, gli aneddoti, le sensazioni. Per queste però siete invitati, se vi interessa, a recarvi personalmente dai De Rosa. Le loro porte, come tengono a precisare, sono sempre aperte a tutti.
In ogni caso, finalmente, devo dire che ho dato un senso al loro logo, che non avevo mai considerato più di tanto. Prima d'oggi.

http://www.derosanews.com/
 

Abu Yasin

Passista
30 Novembre 2008
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Bici
LOOK 595 Ultra
Ottimo incipit, a calare nel finale...

Bellissime le foto, specie quelle "titaniche":mrgreen:...



P.S. Permettimi, da noto estimatore dei tuoi reportages, una briciola della mia consueta pedanteria: 'pedalare' è un verbo intransitivo, quindi Petacchi difficilmente potrà << pedalarlo >> [ il telaio ], al limite pedalarvi sopra....

Ciao.
 

Zamba

Pedivella
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BMC ProMachine SLC01
'pedalare' è un verbo intransitivo, quindi Petacchi difficilmente potrà << pedalarlo >> [ il telaio ], al limite pedalarvi sopra....
Rendere transitivi i verbi è un modo bellissimo per renderli più vivi, se costruissi telai vorrei che i miei atleti li pedalassero non che vi pedalassero sopra....
La grammatica lasciala a chi non ha spazio per la poesia!
Grande Sero-o
 

shrek

Gregario
16 Settembre 2007
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Ser complimenti per il servizio pero' volevo chiederti .. ho preso a marzo un King 3 e mi han detto che e' fatto a Taiwan , poi mentre lo montavamo purtroppo sulla forcella c'era quella scritta che ci ossessiona e nn sopporto piu' Made in China ??? mi dai qualche chiarimento in piu' . grazie
 

Abu Yasin

Passista
30 Novembre 2008
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Rendere transitivi i verbi è un modo bellissimo per renderli più vivi, se costruissi telai vorrei che i miei atleti li pedalassero non che vi pedalassero sopra....
La grammatica lasciala a chi non ha spazio per la poesia!
Grande Sero-o

Sarà, ma "ho camminato uno splendido paio di mocassini" non mi pare sia poi così poetico.....

Che Ser Pecora abbia notevoli qualità espositive e di scrittura non mi stancherò mai di dirlo ( anche con una minima cognizione di causa - sono stato redattore editoriale per svariati anni ), ma nel caso specifico la transitivizzazione;nonzo% del verbo pedalare mi pareva una stonatura...

In tema di poesia, credo che nemmeno Paolo Conte si spingerebbe così lontano...

Pazienza, tutto sommato sono poi punti di vista...


P.S. Qui nel Forum ognuno contribuisce con quel che ha o sa....
Ser Pecora sa che lo stimo molto :eek:
 

Ser pecora

Diretur
Membro dello Staff
16 Aprile 2004
22.441
21.863
98
dove capita
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Ser complimenti per il servizio pero' volevo chiederti .. ho preso a marzo un King 3 e mi han detto che e' fatto a Taiwan , poi mentre lo montavamo purtroppo sulla forcella c'era quella scritta che ci ossessiona e nn sopporto piu' Made in China ??? mi dai qualche chiarimento in piu' . grazie

Che sia fatto a Taiwan non penso proprio. D'altronde la visita mostra chiaramente come e dove sono fatti i loro telai.
Può essere che la forcella sia una fornitura dall'estremo oriente...ma è solo una supposizione.
In ogni caso ho invitato calorosamente i De Rosa ad intervenire nel forum proprio per rispondere a questi quesiti e fermare sul nascere eventuali dicerie.

Grazie a tutti dei complimenti. Sono contento che apprezziate e che sia una sezione utile.
o-o
 
Che sia fatto a Taiwan non penso proprio. D'altronde la visita mostra chiaramente come e dove sono fatti i loro telai.
Può essere che la forcella sia una fornitura dall'estremo oriente

Nel testo hai scritto tu stesso che il carbonio arriva dal Giappone, che è oriente, e anche abbastanza estremo :-)

Inoltre il King3 mi è stato "venduto" come monoscocca, mentre quello delle foto di Petacchi sembra assemblato a partire dai tubi (fasciato, si dice così ?), oltre che avere il passaggio cavi esterno (nella foto con il furgone bianco in secondo piano si notano gli inserimenti per i cavi, sotto il tubo orizzontale, se non interpreto male quello che vedo). Ovvero, ho l'impressione che quello di Petacchi sia un King3 diverso dallo standard (avevo letto qualcosa a tal proposito in passato da qualche parte).

In ogni caso, comunque lo facciano e da dovunque venga, salirci sopra è stato come passare ad una Formula 1 :-)