Rieccoci qui con acluni arretrati "epistolari" da "smaltire". Ho qualche minuto libero e ne approfitto.
Procediamo con ordine e dunque ripartiamo dal giro del demonio a cui non ho partecipato e susseguente domenica 18/03/18 passata a guardare fuori dalla finestra un bel pioggione pesante. Mi rincuoro a pensare che sia così un po' per tutti qui al nord Italia.
Martedì sera 20 marzo mi becco un bel rovescio convettivo di neve con fiocchi da 5 cm tornando dal lavoro. Fortunatamente avevo previsto il tutto, anche se i modelli avevano sottovalutato. Ma grazie agli indumenti impermeabili sono tornato allegramente a casa ricoperto da 1 cm di neve fresca. Insomma, 20 marzo e continua a nevicare in maniera furiosa.
Esce il sole nei giorni successivi e c'è qualche giorno di "calma" che fa ben presagire per "l'esordio stagionale" alle classiche del Nord...Italia. Precisamente alla classica
Gravel del Duca di domenica 25/03/18.
Non mi alleno nei giorni precedenti per cui arrivo a domenica proprio senza gambe. Non un buon biglietto da visita. Non è una gara, ma scoppiare e trascinarsi gli ultimi km non fa mai piacere.
La prassi di questi casi è la solita. Mi accordo con un amico, Andrea, e ci troviamo a Capriate SG per fare assieme la strada fino alla partenza , che si trova , quest'anno, a Corneliano Bertario, frazione di Truccazzano. Da casa mia sono 23 km circa, quindi ci sta benissimo il farla in bici.
C'è il cambio dell'ora e dormo pochissimo ma la sveglia e la partenza riesce, nelle prime luci del mattino. Ritrovo ore 6:45 nel semibuio ma in pochi minuti già albeggia nonostante il cielo coperto o molto nuvoloso. In breve siamo alla partenza dove salutiamo vecchi e nuovi amici. Breve check al foglio firma e
caffè al bar e...partiamo.
So benissimo di avere circa 70-80 km a discreto ritmo nelle gambe, poi so già che andrò in riserva.
Il percorso è una gravel mista asfalto con parecchi single track , per un totale di 100 km circa. Rispetto al 2017 il percorso è cambiato per circa 2/3. La prima metà è completamente differente. La seconda ha alcuni pezzi in comune col 2017.
Per me, con già 18 km nel motore, significa fare bene 50 o 60 km e poi tirare a campare fino alla fine.
Così partiamo di buona lena. La prima parte , dicevamo, è nuova e quest'anno è più difficile. Prima parte sull'alzaia della Muzza per poi arrivare all'Adda percorrendo parecchio single track pieno di radici e rami, alberi etc. Effettivamente duretto e molto tecnico. Inadatto a bici gravel e molto più a mtb. C'è anche un guado da attraversare, non mi ricordo a quale km, circa al 30esimo cmq ed ancora prima un fosso da scavalcare saltando su una paratia di cemento. Al guado alcuni passano indenni in sella. Io ho le gomme a pressione alta e scivolo sul fondale rischiando di cadere in acua. Per fortuna non cado ma devo inzuppare i piedi nell'acqua fredda. Pazienza
Attraversiamo poi alcuni piccoli paesini immersi nella campagna , incrociamo anche una processione della funzione delle Palme. Alcuni prendono pure il rametto di ulivo da delle signore in processione
.
Si prosegue regolare anche se sento di iniziare a fare fatica . Non ci sono difficoltà altimetriche ma solo planimentriche con sterrati e curve ad angolo retto nelle stradine di campagna. Si formano dei gruppetti, alcuni pure obbligati perchè chi non ha un device cartografico deve affidarsi a chi ce l'ha, anche se più lento. Come sempre è una piccola parigi-Roubaix. L'anno scorso più epica perchè sotto la pioviggine. Quest'anno più dura ( anche se sono convinto che la durezza sia stata causata in realtà dalla scarsa forma dei partecipanti, per via del maltempo, piogge , freddo etc etc delle settimane precedenti).
Si arriva a metà percorso affiancando l'aeroporto di Linate. Qui sento calare molto le energie, come previsto , essendo a circa 23+55 = 78km totali momentanei di giornata.
Calo il ritmo, mi alimento e nonostante tutto cerco di inseguire Andrea che è poco più avanti. Con me c'è un signore coi capelli bianchi che non ha la traccia e mi segue come un'ombra. Si entra nella parte di tracciato uguale al 2017, e qui me la ricordo abbastanza bene. Per essere in crisi noto che chi era dietro di me non solo non recupera terreno ma , anzi, continua a perdere al punto che nei lunghi rettilinei in mezzo ai campi mi volto più volte e non vedo più nessuno. Ormai le nubi si sono diradate e c'è un bel sole caldo e le strade di campo , pozzanghere a parte, sono abbastanza asciutte. Qualche pezzetto fangoso, ma ci sta. Raggiungo Andrea ed altri ad una delle tante sbarre da scavalcare "bici in mano". Ci sono alcuni calvacavia su Brebemi, Tem, ferrovie etc etc e qui la fatica si fa sentire. Ci supera anche il gruppo Ciaparat, dei veri e propri missili. Sono in riserva ma resto con Andrea fino alla Muzza. Poi lui parte a tutta e non lo vedrò più fino al traguardo. Mancano oramai pochi km, siamo all'80esimo circa. Si ritorna a Truccazzano per fare il ponte sulla Muzza e si svolta a destra per andare all'arrivo. Quasi tutto asfalto veloce. Arrivo di conserva al traguardo dove trovo gli altri intenti a godersi qualche attimo di sole e fare qualche chiacchiera in compagnia. Rispetto all'anno scorso i partecipanti sono arrivati molto sparpagliati, segno inequivocabile che, a parità di dislivello ( quasi nullo) quest'anno era decisamente più dura ( o più scarsa la forma) . L'anno scorso infatti sono arrivati pochi gruppi ma numerosi.
Poi pasta party in compagnia, tante risate e ritorno a casa in bici con le ultime energie residue ma con un bel sole a fare da contorno. Totale 150 km di giornata, senza guardare altro. Questa domenica contava divertirsi in compagnia lontano dai pensieri, ed è questo che conta.