Ragazzi ma state dimenticando la nostra Vittoria Bussi, primatista dell'ora. Un conto è avere una laurea, o ottenere un PhD 'come hobby'. Un conto è fare il percorso accademico della Bussi. Che ha conseguito un PhD competitivo pubblicando molto bene in geometria algebrica. Avrebbe probabilmente potuto continuare un'ottima carriera accademica. Poi ha scelto altro. Credetemi, c'è una bella differenza tra questo tipo di percorso, ed il semplice conseguimento di un dottorato.
Ciao non volevo assolutamente fare polemica. Ammiro molto la Pooley. Volevo solo dire che la Bussi è qualcosa di assurdo. Conosco molti che si dedicano anima e corpo, ancor più di un ciclista pro, per conseguire risultati accademici che sono la metà dei suoi. Tutto qui. Non volevo sminuire gli altri.Perché tu sai che le lauree o i dottorati dei menzionati siano semplici hobby? Il Phd della Pooley (che ha una carriera ciclistica un po' diversa dalla Bussi...) sarebbe un "semplice" conseguimento di dottorato?
Come far polemica sul niente anche qua.
Tutto qui. Non volevo sminuire gli altri.
Sono d'accordo con te Renato, io ho lavorato (era l'attività, peraltro in proprio con tutto ciò che ne consegue, che mi dava da mangiare e con cui mantenevo la famiglia) e contemporaneamente studiato (corsi serali per anni e centinaia di week end sui libri).Non voglio assolutamenta rinfocolare la questione, ma semplicemente fare osservare che per formulare un giudizio o anche un semplice parere, bisognerebbe avere una minima esperienza o perlomeno dei riscontri oggettivi. Conseguire una laurea, sia essa triennale o magistrale, non è sicuramente mai un passatempo. Richiede un impegno sia mentale che fisico, dal momento che l'università va frequentata, sia per seguire le lezioni che per sostenere gli esami, oltre che per incontrare quando serve i docenti. Poi c'è lo studio, che per essere proficuo deve essere fatto in condizioni ottimali, anche dal punto di vista ambientale. L'università scelta poi non è detto che sia facilmente raggiungibile, e anche questo è un disagio.
Un discorso parallelo si può fare per certi sport, ma credo tutti a livello agonistico, che richiedono un impegno pressochè totale (nuoto, ciclismo per citarne solo due), sia per gli allenamenti che per le gare, magari con trasferte in giro per il mondo.
Conciliare le due attività, studio e agonismo, non è cosa facile, anzi.
Ultima cosa. Io per studiare partivo da casa il lunedì mattina e rientravo il sabato, non dico altro.
E sticazzi, senza nulla togliere a Vittoria Bussi che non conosco e che avrà una carriera accademica altrettanto di rispetto, fallo tu un PhD al MIT, a Berkeley o al ETH e poi ci racconti quanto è stato un hobby. Le persone con cui ho parlato io non lo definivano proprio così. Non capisco perché per lodare qualcuno si debba sempre sminuire gli altri. Sono tutta gente che si è fatta il mazzo per ottenere quei risultati, riga. Il resto è solo fanatismo da fanboy e celhopiulunghismo.Ragazzi ma state dimenticando la nostra Vittoria Bussi, primatista dell'ora. Un conto è avere una laurea, o ottenere un PhD 'come hobby'. Un conto è fare il percorso accademico della Bussi. Che ha conseguito un PhD competitivo pubblicando molto bene in geometria algebrica. Avrebbe probabilmente potuto continuare un'ottima carriera accademica. Poi ha scelto altro. Credetemi, c'è una bella differenza tra questo tipo di percorso, ed il semplice conseguimento di un dottorato.
No. Ha due lauree, Economia Aziendale e Scienze Motorie.Coplimenti davvero a tutti loro, anche se non bisogna dimenticarsi di tuuuuuuuutti quelli che si sono laureati lavorando 8-10 ore al giorno e magari una famiglia... davvero complimenti!
Ma Pozzovivo non aveva a che fare con la meteorologia?
Non capisco perché per lodare qualcuno si debba sempre sminuire gli altri. Sono tutta gente che si è fatta il mazzo per ottenere quei risultati, riga. Il resto è solo fanatismo da fanboy e celhopiulunghismo.
In effetti nel ciclismo c’è un altissimo tasso di ignoranza. Fa piacere che i giovani dedichino tempo anche agli studi.
Basta frequentare il mondo delle gare amatoriali x confermare questa cosa. Se guardi le categorie dei 35-50 in sù è gente che vive di pane e bici e non sanno fare un discorso a senso compiuto. Il ciclismo è uno sport a cui devi dedicare mooooolto piu tempo rispetto tipo al calcio. E quindi quando vai a scuola, il tempo da studiare è decisamente minore rispetto a un calciatore. E loIn effetti nel ciclismo c’è un altissimo tasso di ignoranza. Fa piacere che i giovani dedichino tempo anche agli studi.
Non so se ci siano dei dati raccolti che possano validare questa narrazione..
Sono portato a pensare piu' ad un luogo comune..
Probabilmente sono molto di piu' i calciatori delle giovanili ad abbandonare prematuramente gli studi.. Magari allettati da guadagni che li sistemino anche per il dopo carriera.
Nel Ciclismo invece questa condizione praticamente non esiste.. se non per 1 su 1000? 10000? Quindi la maggioranza dei ciclisti che aprocciano il professionismo sanno che entro i 30 anni devono entrare nel mercato del lavoro da una condizione di non previlegiati.
In effetti nel ciclismo c’è un altissimo tasso di ignoranza