E finalmente eccomi qui a raccontare la mia prima volta alla
Santini, oltre che sul Mortirolo e Stelvio.
Per prima cosa mi voglio congratulare e ringraziare tutta l'organizzazione per tutto, dalle segnalazioni sulle strade, alla cordialità e disponibilità, fino ad arrivare ai ristori dove, dopo essermi fermato al primo, mi sono fermato anche a TUTTI gli altri.
Sono arrivato al passaggio del cancello con pochi minuti di anticipo perchè mi sono goduto al 100% l'aria che si respirava ai ristori ed il cibo presente, veramente sempre ben fornito, di qualità e piena di sorrisi e disponibilità da parte dei volontari.
La gran fondo è stata meravigliosa, a cominciare dal meteo, dai posti e “dall’aria rilassata”che si respirava durante il percorso…asfalto da sogno rispetto alle mie parti (Abruzzo), alcune buche segnalate per bene (buche che da noi non vengono nemmeno considerate tali), innumerevoli cartelli ad indicare discese e curve pericolose…insomma, ci sarebbero una marea di cose utili da elencare che hanno reso questa esperienza unica.
Sul lato della prestazione sportiva diciamo che sono arrivato discretamente preparato, con circa 3000km alle spalle fatte di percorsi misti e buone salite di allenamento.
Le mie intenzioni erano quelle di affrontare Teglio e Mortirolo con cautela, e poi dare quello che mi è rimasto sullo Stelvio.
Il Teglio è passato con facilità, sentivo di avere una gran gamba da subito, quindi sono andato tranquillo (anche per i 200mt circa a piedi per via dell’imbottigliamento).
Sul Mortirolo anche, ottime sensazioni nonostante le pendenze ma ho commesso un errore cruciale e da pivello (anche se sono 15 anni che pedalo): preso dalla concentrazione di gestire le forze, le altre bici che da destra dondolavano verso sx e viceversa, da ciclisti a piedi, da qualcuno che cadeva anche, dal controllare di non andar troppo su con il cuore…che mi sono dimenticato di bere a dovere (circa mezza borraccia fino ai -1km dal termine della salita). Risultato, ai -1 appunto, crampi interno coscia….da li, mi sono reso conto che sarebbe stata una sfida nella sfida arrivare fin sullo Stelvio.
Mi fermo, faccio tutto quello che si deve fare in questi casi e termino il Mortirolo.
Da qui proseguo mangiando e bevendo il giusto e facendo sosta a tutti i ristori, cercando di dare al fisico il giusto tempo per provare a riprendersi ameno parzialmente dal danno ormai fatto.
Quando attacco lo Stelvio nel complesso mi sentivo bene, anche se ad ogni pedalata sulle pendeze superiori al7%, sentivo i muscoli che in precedenza avevano avuto crampi lanciare messaggi di avviso…
Ai -5km dal traguardo, inizia un agonia senza fine….crampi improvvisi nuovamente nella zona già interessata, mi fermo per fare stretching diverse volte ma ormai non c’era più nulla da fare, solo tener duro e provare ad arrivar su. Una sofferenza mai provata prima, una sensazione di fatica immane mai vista, negli utlimi tornanti ho ricordi sbiaditi tra cui, quelli di occhi che rimanevano a fatica aperti. Forse in quel momento non ero nemmeno consapevole cosa stavo rischiando, ma il mio unico pensiero da quando sono partito in solitaria con il treno dall’Abruzzo, era quello di arrivare su.
Ci riesco, appena supero il traguardo ricordo che mi vengono subito a consegnare il cappellino, il fotografo che mi chiede al volo di fare 2 foto…proseguo per altri 100mt circa, accosto sulla destra e scendo dalla bici, a malapena riuscivo a camminare e da qui, non mi vergogno di dirlo, emozioni a fiumi….era una cosa incontrollabile e forse ero ancora in uno stato di poca lucidità. Mai successa prima in bici e per la bici.
Fatto sta, che ricorderò per sempre questa esperienza forse anche per questo, una esperienza che per me è stata straordinaria e che conto di rifare il prossimo anno, magari ricordandomi di bere a dovere sul terribile Mortirolo!