La mia vacanza a Bormio - post lungo -

adrianosan

Pedivella
10 Maggio 2007
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Roma
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Come l'anno scorso inserisco il racconto della mia vacanza a Bormio tra Mortirolo, Stelvio, Gavia ecc.. E' lungo e me ne scuso, ma per le emozioni che mi ha dato questa vacanza il racconto meriterbbe molti più dettagli.

Finalmente sto per coronare un sogno avendo prenotato un soggiorno in Valtellina. Stelvio, Gavia, Mortirolo e gli altri passi dei dintorni sono li che aspettano solo di essere scalati.
Il 3 agosto arrivo a Cepina ed il 4 sono già in sella direzione Mazzo di Valtellina per scalare il Mortirolo ed a seguire il Gavia. Partenza ore 8.00, l’aria frizzante mi induce a vestirmi con gilet e manicotti che poi toglierò poco prima di Grosio. All’avvicinarsi di Mazzo il timore di non farcela mi fa guardare con rispetto il crinale della montagna. Arrivo a Mazzo e riconosco i posti visti sia al giro che sul DVD di Cassani, emozione. Affronto le prime rampe, ma già so che questo è solo un antipasto di quello che troverò di li a poco. Infatti………. Inizia il calvario, inizio da subito a maledire il fatto di non aver dato retta al mio istinto e di montare il 29 che con il 34 avrebbero fatto coppia perfetta, ma ormai ho il 26 e devo proseguire con quello e ogni tanto vado a spingere la leva perché la salita è talmente dura che mi sembra di salire con il 16. Si aggiunga poi che la velocità è talmente bassa che riesco pure a guardarmi intorno, mi viene da ridere. Di li a poco intravedo uno che con la mtb, sta salendo arrancando, tanto da farmi provare pena più per lui che per me. Continuo con il cuore che pompa come una locomotiva, la salivazione è azzerata, cerco di bere sia dalla borraccia di sali che da quella di acqua, ma la fatica è sempre tanta. Sono quasi alla fine del tratto duro che intravedo un altro ciclista davanti a me, lo affianco e troviamo pure la forza di salutarci e di darci appuntamento su in cima. Alla fine del tratto duro sulle pendenze al 10% sembra di riposarsi, esco dal bosco e si apre il panorama, un camperista tedesco mi urla qualcosa che non capisco, ma spero sia stato un incitamento, le scritte sull’asfalto mi danno un po’ di morale ed intravedo la cima, passo davanti alla colonnina dei tempi che qualcuno ha divelto e con lo sguardo cerco il cartello che indica il passo che vedo in alto sulla destra. Mi fermo ed inizio a farmi le foto con l’autoscatto, poco dopo giunge anche l’altro ciclista e ci facciamo le foto con le rispettive fotocamere. (Piccola divagazione, ci sono passato la domenica successiva perché mia moglie voleva vedere questo Mortirolo ed in cima sulla sinistra hanno messo un grande cartello che indica il passo con la denominazione ed i dati di quota con sfondo bianco, a mio avviso potevano risparmiarselo). Salutato il "collega" riparto alla volta di Monno, in discesa mi trovo due macchine davanti che più o meno scendono alla mia stessa velocità e in un tratto per frenare mi si è alzata la ruota posteriore, approfitto di un furgone fermo in mezzo alla strada per superare e continuare a scendere verso Monno, dove arrivo poco dopo. Giro a sinistra e inizio a salire per la strada del Tonale in direzione di Ponte di Legno. La salita non è ripida, almeno così sembra dopo il Mortirolo ed inizio a guardarmi intorno per vedere se trovo qualche fontanella. Ne vedo una lungo la strada qualche km prima di Ponte di Legno, ma decido di proseguire in quanto penso di trovarne una a Ponte. Nulla da fare, sconsolato, dopo aver detto a mia moglie che ci avrei provato e nel caso non avessi trovato nulla nei prossimi 2 km sarei salito in auto. Così ho fatto, non avendo trovato fontane sono salito in auto, ma dopo nemmeno un km ecco sulla sinistra una fontana, maledizioni varie, ma ormai sono demoralizzato e decido di proseguire in auto. Il Gavia da Ponte mi resta sul gozzo.

Il 6 agosto è la volta del doppio Stelvio, il programma prevede: salita da Bormio fino al passo, discesa in Svizzera per l’Umbrail e risalita da Prato allo Stelvio.
Partenza sempre intorno alle 8 dopo un’abbondante colazione, la giornata è da urlo, cielo terso che contrasta con le vette circostanti, brividi.
Inizio a pedalare tranquillo, visto ciò che mi aspetta, e salgo a non più di 13/14 kmh per cercare di salvaguardare quanto più possibile la gamba. La strada scorre sotto che è una meraviglia, tra panorami mozzafiato, il fiume che scorre sulla sinistra ed il fischiare delle marmotte mi sembra di sognare. Di li a poco inizio i tornanti e prendendo quota si vede l’andamento sinuoso della strada sottostante, mi cade l’occhio su due ciclisti che procedono appaiati e che hanno appena iniziato la serie di tornanti e penso "però che bel passo che hanno". Giungo sulla piana del Braulio e poco dopo vengo raggiunto dai due ciclisti che procedono sempre appaiati, come mi affiancano mi salutano, rispondo naturalmente al saluto e osservando meglio mi accorgo che il primo a salutarmi è stato Ballan. Non procedono forte, potrei pure accodarmi, ma il buon senso mi dice di stare calmo e continuare così, tiro fuori la macchina fotografica e scatto almeno una foto. Arrivato verso i 2.500 mt di altitudine e con la strada che si impenna, avverto qualche difficoltà di respirazione, ma fortunatamente poca cosa e procedo abbastanza bene verso il passo, dove arrivo e mi faccio scattare da un signore di passaggio la foto di rito.
Giro la bici e riparto alla volta della Svizzera, fortunatamente l’Umbrail è poche decine di metri e varcata la frontiera si scende veloci con la vista che spazia tra boschi, valli glaciali, vette maestose, fino ad arrivare al fatidico sterrato che, seppur in buone condizioni, mi mette non poca apprensione tanto che lo affronto ad una velocità ridicola invidiando i ciclisti che lo percorrono in senso contrario. Le braccia sono indolenzite, il collo pure, non vedo l’ora che finisca. Quando ritorna l’asfalto a S. Maria in Mustair manca poco, proseguo in direzione dell’Italia non prima di aver fatto una foto al Monastero di San Giovanni. La discesa è dolce e molto pedalabile, dopo la dogana si accentuano le pendenze ed il massimo rapporto è d’obbligo, passo per Glorenza, dove finisce la discesa e svolto per Prato. A Prato allo Stelvio inizio a cercare una fontanella ma, anche se mi sembra un film già visto non la vedo e non mi preoccupo perché sono sicuro di trovarne diverse. Infatti arrivato a Gomagoi riempio le borracce e procedo verso il passo, la salita è intervallata da tratti facili a qualche "scalino" un po’ più impegnativo, ma ho ancora buone sensazioni e procedo del mio passo, unico neo è il caldo, a Prato il termometro segnava ben 32 gradi e fino ai 1500 mt di quota si è mantenuto su questi livelli. Iniziano i tornanti e, memore del dvd di Cassani, li affronto larghi ed in effetti la sensazione di sollievo la si prova quando si alleggerisce la pedalata, anche se iniziano ad arrivare le crisi che fortunatamente sono solo passeggere. L’ascesa in effetti è lunga e noto con piacere e stupore che riesco anche a superare molti ciclisti nonostante la mia velocità non sia certo di quelle da stupire, mentre solo verso la fine sono stato superato da un paio di ciclisti che avevano decisamente un altro passo. A Prato ho commesso l’errore di non vedere i km e quindi non avevo riferimenti se non la numerazione dei tornanti che ponevo come obiettivo da superare per giungere in cima, solo quando si apre la vista sul passo riesco a rendermi conto che mancano ormai 7 km. Quando arrivo al cartello che indica il tornante numero 10, so che ormai è fatta. Inizio a provare emozioni indescrivibili, in quanto ho realizzato un sogno, la felicità è alle stelle e l’arrivo al Passo è stato emozionante. Entro nella sede della banca e mi faccio rilasciare gli attestati, uno per ciascun versante. La discesa verso Bormio è con il sorriso stampato sulle labbra e con già la voglia di tornare a scalare questa montagna che per me, ha da sempre sortito l’effetto del mal d’Africa nonostante questa sia stata la mia prima scalata in bici, ebbene si, io ho il mal di Stelvio.
segue....
 

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adrianosan

Pedivella
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L’ho detto prima, il Gavia mi è rimasto sul gozzo e non potendolo affrontare da Ponte di Legno, decido di farlo almeno dal versante di Bormio, così dico a mia moglie che salgo su riscendo e che poi andremo a fare la solita passeggiata.
8/8/2008, ore 8.00, parto alla volta del Gavia, fino a Santa Caterina, strada larga con tratti duri ed altri molto pedalabili, dopo S. Caterina, la strada si stringe e le pendenze iniziano a farsi sentire e ad essere più costanti, ma la gamba risponde molto bene e riesco a forzare senza problemi. Anche qui, con traffico quasi inesistente, sento il fischio delle marmotte che cerco inutilmente di individuare e la vista dei i prati e delle montagne circostanti ti fanno passare il tempo ed i km senza accorgersene. Riconosco gli ultimi km che avevo affrontato in macchina e so che di li a poco sarò al Passo, infatti poco dopo la strada inizia a spianare, si costeggia il lago ed eccomi ai 2652 metri del Passo Gavia, anche se lo spirito non è lo stesso sono comunque soddisfatto. Foto, caffè al rifugio e via di nuovo verso Bormio, arrivato a Bormio, mi sento come se fossi appena partito e dico a me stesso "con una condizione così è un peccato posare la bici", così parlo con quella santa donna di mia moglie, che nel frattempo stava facendo una passeggiata con la bimba, e le dico se le va di andare a Livigno, io però ci vorrei andare in bici. No problem, lei torna in albergo, mi prende i vestiti per cambiarmi e parte alla volta di Livigno. Nel frattempo mi ritrovo sul Foscagno, che non ho trovato particolarmente duro, tranne qualche breve tratto verso la fine e poi sull’Eira, corto, ma impegnativo e poi discesa fino a Livigno dove ho terminato le mei "fatiche " ciclistiche alpine per il 2008.
Nel complesso posso dire che è stata una gran bella vacanza, tempo stupendo, giri in bici meravigliosi. Rispetto al programma iniziale, il fatto di non aver potuto affrontare il Gavia da Ponte di Legno mi ha un po’ scombussolato i piani, infatti al posto dell’ultimo giro avevo previsto di fare il giro del Bernina da Tirano, pazienza sarà per la prossima volta, sperando che sia il prima possibile.
Un grazie a Todebarba, utente del forum, che ha segnalato l'albergo dove sono stato.
Ho allegato qualche foto e sulla firma, il secondo collegamento è il video dell'arrivo al passo dello stelvio dei due versanti.
 

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arwen

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23 Settembre 2013
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Bici
troppe
ciao adrianosan,

ho fatto ricerche.. mi hai incuriosita perchè anch'Io sentendo Bormio pensavo alle sciure impellicciate con ocelot al guinzaglio che si vedevano negli anni 60/70 eppure a giudicare dalle nuove recensioni il turismo sembra ancora vitale; probabilmente adesso l'offerta è rivolta ad altre fasce di clientela e con un occhio di riguardo agli stranieri.

Ciao, ti posso assicurare che Bormio non è Cortina, ci vado abitualmente da qualche anno ed è una località molto orientata al turismo sportivo ed al relax. In centro c'è una via con dei negozi, ma niente di eclatante o lussuoso, per quello c'è già Livigno a pochi chilometri.
Io della Valtellina sono innamorata
 
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