Silvio Martinello fa una riflessione interessante sull'evento:
"A pochi giorni dalla fine del 2018, con un comunicato ufficiale il Team Sky annuncia che al termine della prossima stagione l’azienda Sky terminerà il proprio vincente percorso di sponsorizzazione nel mondo del ciclismo. Le prime reazioni lette si dividono tra chi è felice a causa dell’antipatia che lo strapotere Sky gli generava, e tra chi lo è meno perché ormai affezionato ai colori ed ai diversi campioni che con quella maglia hanno scritto la storia recente di questo sport. Io vorrei provare ad andare oltre le semplici preferenze legate alla passione che ognuno di noi coltiva, ed addentrarmi in un tema che finora è stato affrontato con eccessiva titubanza, e che a mio avviso la vicenda Sky obbligherà invece ad affrontare senza ulteriori tentennamenti. Mi riferisco all’insostenibilità economica del movimento professionistico mondiale, questo è il vero problema che finora l’istituzione che gestisce il “carrozzone” non ha voluto affrontare, forse per non andare a suscitare qualche fastidio a chi da questo modello ne sta traendo il maggiore vantaggio. Dopo anni di World Tour si hanno poche certezze, una di queste è l’aumento dei costi di gestione che il circuito ha imposto ai Team, obbligando i Manager ad una affannosa ricerca di risorse economiche. Da più parti si è alzato inascoltato questo allarme ogni qualvolta un Team Manager non è riuscito a chiudere il cerchio, ma puntualmente l’appello è caduto nel vuoto, al di là delle espressione di solidarietà più o meno sincere da parte di qualche collega, le istituzioni hanno puntualmente ignorato il tema. Ritengo la discussione non più rinviabile, e che la decisone di Sky imporrà di affrontare con determinazione e priorità assoluta, o in pochi anni rischiamo di vedere il World Tour implodere su se stesso. Pensate per un attimo se iniziassero a guardare altrove i governi di alcuni Paesi che hanno deciso di investire nel prodotto ciclismo, o se gli sceicchi si appassionassero ad altro, il WT rischierebbe di ridursi ad un’entità di 10/12 gruppi, sancendo di fatto il definitivo fallimento del progetto. La via d’uscita? Per nulla semplice, ma deve andare verso la ricerca di garanzia di nuove fonti di ricavo, che coprano almeno il 25% del budget globale dei vari Team World Tour e Professional, aiutandoli a non continuare ad essere totalmente dipendenti dagli sponsor. Da dove possono arrivare queste risorse? Troppo semplicistico pensare ai soli diritti televisivi, che dovrebbero essere comunque una delle fonti, ma non illudiamoci possano rappresentare la soluzione. Sono rare infatti le organizzazioni in grado di ricavare utili dalla vendita dei diritti dei loro eventi, moltissime pagano per avere la copertura televisiva, rappresenterebbe comunque un primo importante passo verso un nuovo modello di business, che si regga sulla necessaria e vitale sostenibilità economica generale. In ogni caso, non è più il tempo delle beghe sulle radioline o sui misuratori di potenza, se non si inizia a ragionare concretamente sul tema della sostenibilità economica del movimento, si rischia il buio assoluto."
"Quello mi guarda con gli occhi spalancati e muore, nel cadere avrà battuto la testa, io gli ho dato solo qualche coltellata."