Operacion Puerto

archmarco

Apprendista Scalatore
29 Agosto 2006
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Qualche settimana fa erano state le accuse del senatore Jean-Marie Dedecker che aveva parlato di doping tra i più importanti campioni belgi della strada, adesso tocca ai re del ciclicross essere coinvolti in una bufera a causa delle accuse di un medico olandese, specialista proprio nel settore del doping.
Il quotidiano fiammingo Het Laatste Nieuws ha pubblicato un'intervista al dottor Berend Nikkels che accusa i migliori crossisti belgi di aver fatto uso di Epo e di Aranesp dalla fine degli anni Novanta ai giorni nostri: la pratica, infatti, sarebbe ancora attuale.
«Ho saputo da persone che sono molto vicine ai corridori che esistono queste pratiche. Nel 2003 hanno preso Aranesp pensando che fosse un prodotto nuovo e non rintracciabile ed avevano ragione, perché allora le strumentazioni e gli esami non erano sofisticati come oggi»
Per i corridori, ha parlato solo il selezionatore della nazionale belga, Rudy de Bie (nella foto): «Le accuse di Nekkels sono gravi e subdole, visto che non vengono fatti nomi e non vengono portate prove. Nekkels dovrà rispondere di quanto ha affermato».
 

Maxx

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20 Maggio 2004
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Bici
....
Massimo Besnati è una sorta di istituzione fra i medici del ciclismo. E’ pre*sidente dell’associazione, è nell’ambiente da più di vent’anni, ha seguito da vi*cino numerosi campioni e personaggi di primo piano. Adesso fa parte dello staff della Milram ed in partico*lare cura da vicino proprio Alessandro Petacchi. Co*me dire che Besnati ha le idee piuttosto chiare in ma*teria di test del Dna. E fa subito una rivelazione: «E’ un argomento molto di moda, ma purtroppo per quel che riguarda l’Opera*cion Puerto e gli spagnoli, non se ne potrà far nulla. I giudici già l’hanno ribadito, non consentiranno mai di accedere alle sacche di san*gue sequestrate. Ed allora quale test potranno fare? E poi una magistratura even*tualmente darebbe quelle sacche ad un’altra magi*stratura, non certo ad un organo sportivo come l’U*ci ».
Il problema però riguarda anche il futuro. Fornire una mappatura genetica di ogni corridore potrebbe diventa*re un deterrente per lottare contro il doping.
«Sono d’accordo, ma una si*mile decisione non spetta ai gruppi sportivi bensì a tut*ti gli organismi, di comune accordo e che vanno dal Cio alla Wada all’Uci al Coni. E’ vero che servirebbe per combattere il doping, però ragioniamo e discutiamo il tutto con serenità e con cal*ma. Innanzitutto non deve sempre partire tutto dal ci*clismo. Parlo da medico che conosce bene l’ambiente, che ha lottato anche quan*do si trattava di fissare l’e*matocrito a 50, una decisio*ne che ha fatto discutere ma ha salvato delle vite. Il ciclismo ha fatto tanto, pre*lievi di sangue all’alba nel giorno d’una classica im*portante come una Sanre*mo. Prelievi di sangue sul traguardo di una corsa. Confronti sangue e urine. Quanti altri sport li fanno? Adesso ben venga il Dna, ma per tutti i professionisti del mondo e per tutti gli sport».

la dichiarazione più intelligente e realistica che abbia sentito ultimamente...
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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''Ha ragione il ciclista Paolo Bettini: il prelievo del Dna per la verifica antidoping e' una misura sproporzionata e in quanto tale inaccettabile''. Mauro Paissan, componente dell'Autorita' Garante per la privacy, si schiera a fianco del campione del mondo del ciclismo professionistico contro la pretesa di alcune squadre ciclistiche di sottoporre gli atleti al test Dna per verificare l'uso di sostanze dopanti. ''Il prelievo di dati genetici per queste finalita' non e' giustificabile -afferma Paissan- Esistono infatti altri tipi di test, assai meno invasivi, che consentono di controllare la presenza di sostanze vietate. Il Dna, invece, e' un dato sensibile, molto delicato, che nessun privato puo' pretendere. Attraverso di esso si puo' risalire a tratti ereditari che coinvolgono non solo il singolo soggetto ma anche la famiglia, le generazioni successive e precedenti. Il test puo' inoltre predire determinate patologie, che si ha il diritto di non far sapere a estranei''. Osserva ancora Paissan: ''Non a caso le normative di molti Paesi vietano l'utilizzo dei dati genetici da parte dei datori di lavoro e delle assicurazioni. Dalla conoscenza di queste informazioni possono infatti derivare inaccettabili discriminazioni. Non si tratta -conclude- di contestare i sacrosanti controlli antidoping sugli sportivi; ma l'utilizzo del Dna e' sproporzionato. Sarebbe come voler ammazzare una zanzara con un bazooka
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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Nanterre (Fra) - lunedì 6 novembre 2006 - In Francia inizia il processo per i membri del team Cofidis: l’accusa è quella di doping. A salire sul banco degli imputati è stato David Millar e altre nove persone, quasi tutte appartenenti al team francese. Le imputazioni sono quelle di acquisto e possesso di sostanze proibite, e potrebbero essere condannati fino a 5 anni di prigione e a una multa fino a 75mila euro. Il processo segue una delle operazioni investigative più vaste volte a stroncare il giro dei prodotti doppanti. L’avvocato di David Millar ha detto che già nel 2004 l’atleta aveva confessato di aver preso l’Epo nelle stagioni 2001 e 2003. Millar è ritornato al ciclismo dopo due anni di squalifica
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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Robert Sassone, ex pistard della Cofidis, sotto processo in questi giorni in Francia, accusato di pratiche dopanti nel periodo tra il 2001 e il 2004, ha dichiarato ieri che «quasi tuttto il gruppo si dopa, le eccezioni sono davvero poche».
È stato questo il momento forte della prima giornata del processo che si sta celebrando presso il Tribunale di Nanterre. Interrogando il medico franco polacco Boguslaw Madejak, la presidente del Tribunale, Ghislaine Polge, ha sottolineato «il pericolo fisico fino al limite della morte» che la pratica dopante può provocare in chi la adotta.
Gli altri ciclisti processati sono Massimiliano Lelli, David Millar, Philippe Gaumont, Médéric Clain, Marek Rutkiewicz e Daniel Majewski. La conclusione del processo è prevista nel giro di tre-quattro settimane.
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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Mi sono dopato perché il mio lavoro era quello di ottenere risultati importanti. Ci si dopa perché si è prigionieri di se stessi, della fama e del denaro. E certo non ero fiero di me». Così David Millar durantre la deposizione davanti al giudice di Nanterre nel corso del «processo Cofidis». Il britannico ha confermato di aver assunto Epo e testosterone per migliorare i suoi risultati nel periodo fra il 2000 e il 2003.
«La politica della Cofidis era “portate a casa dei risultati e per il resto arrangiatevi da soli”. Non c'era alcun tipo di rapporto umano nel team e questo è un problema comune in molte squadre del ciclismo attuale», ha spiegato ancora il britannico che è tornato alle competizioni solo a metà dello scorso anno.
 

Rag. Addict

Apprendista Cronoman
19 Giugno 2006
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Milàn
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Bici
bi emme scì
Mi sono dopato perché il mio lavoro era quello di ottenere risultati importanti. Ci si dopa perché si è prigionieri di se stessi, della fama e del denaro. E certo non ero fiero di me». Così David Millar durantre la deposizione davanti al giudice di Nanterre nel corso del «processo Cofidis». Il britannico ha confermato di aver assunto Epo e testosterone per migliorare i suoi risultati nel periodo fra il 2000 e il 2003.
«La politica della Cofidis era “portate a casa dei risultati e per il resto arrangiatevi da soli”. Non c'era alcun tipo di rapporto umano nel team e questo è un problema comune in molte squadre del ciclismo attuale», ha spiegato ancora il britannico che è tornato alle competizioni solo a metà dello scorso anno.

fermandomi alle prime righe pensavo tu avessi finalmente fatto mea culpa! :mrgreen:
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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Il processo per doping alla Cofidis si avvia alla conclusione. Oggi i pm hanno presentato davanti al Tribunale penale di Nanterre, vicino Parigi, le loro richieste di condanna per gli imputati. La pena piu' pesante, un anno di prigione, è stata chiesta per l'ex massaggiatore della squadra francese Boguslaw Madejak, detto "Bob", accusato di fornire prodotti dopanti ai corridori e il cui arresto, nel gennaio 2004, aveva portato all'apertura dell'indagine. Pene da tre a sei mesi di carcere con la condizionale sono state invece richieste per i corridori Philippe Gaumont, Robert Sassone, Mederic Clain, Massimiliano Lelli, Daniel Majewski, Marek Rutkiewick e per l'allenatore russo Oleg Kozlitine. Da sei mesi a un anno di prigione, sempre con la condizionale, piuù tremila euro d'ammenda è invece la sanzione che i pm vorressero fosse inflitta al farmacista parigino, Pierre Benyamin. Costituitasi parte civile, ha chiesto i danni (circa 15 mila euro) anche la Federciclismo francese. Il verdetto e' atteso per venerdì, dopo l'arringa degli avvocati. Il processo ai sette ex corridori della gruppo Cofidis implicati, dal 2001 al 2002, in un traffico di prodotti dopanti, aveva preso il via lunedì.
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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L’incontro organizzato oggi a Ginevra dall’Uci tra i Gruppi Sportivi e i corridori riguardo la possibile adozione della richiesta del DNA, si è concluso con un risultato interlocutorio. Le parti, infatti, hanno deciso di aggiornarsi in attesa di effettuare aggiornamenti scientifici e giuridici sull’effettiva applicabilità di una strada che appare sempre più in salita. Tra un paio di settimane - ma al momento non c’è una data precisa - tutte le componenti del ciclismo dovrebbero tornare ad incontrarsi per aggiornarsi.
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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E' stato Stefan Schumacher il primo corridore ad accettare in settembre l'esame del DNA nell'ambito anti-doping: lo ricorda la Gerolsteiner. Il team rivendica, in una nota, la sua rigorosa scelta interna per combattere il ricorso a sostanze vietate, ancora prima della dichiarazione d'intenti formulata in tal senso dalle squadre del circuito ProTour a fine ottobre e tuttora in sospeso nell'applicazione per la controversia in atto con il sindacato internazionale dei corridori.
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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I corridori sono stati informati via e-mail ieri mattina, oggi Luigi Perna su «La Gazzetta dello Sport», ha illustrato nei dettahli «il programma più ambizioso nella storia della lotta al doping. E a lanciarlo - scrive Perna -, con questo slogan, è una squadra di ciclismo: non una qualsiasi, ma quella per cui correva fino a ieri Ivan Basso. L'ultimo progetto di Bjarne Riis, il team manager danese della Csc, suona quasi come una provocazione, pensando allo scandalo dell'inchiesta Operacion Puerto»...
... «Lo fa avvalendosi della collaborazione di un esperto tra i più noti in Danimarca - si legge -: Rasmus Damsgaard, già assistente di Bengt Saltin, l'ex consulente della Federazione internazionale di sci, andato da poco in pensione. Insieme si sono occupati delle problematiche doping nello sci di fondo. Ora il dottor Damsgaard poterà la sua esperienza nel ciclismo, lavorando in esclusiva al nuovo progetto voluto da Riis»...
...«Il programma prevede 800 controlli fuori competizione sui corridori, a partire da dicembre e per tutta la prossima stagione: se ne occuperà un'equipe scientifica indipendente guidata da Damsgaard (4 persone) con base a Copenaghen. Saranno effettuati test per la ricerca di Epo, Nesp, emotrasfusione o variazioni significative nel profilo ormonale degli atleti, che così saranno costantemente monitorati. Non il test del Dna, che il medico danese considera "inutile" ai fini dell'antidoping e utilizzabile solo nel casdo di inchieste come l'Operacion Puerto. I risultati finiranno in una banca dati (molto più completa delle attuali cartelle sanitarie dei corridori) che sarà messa a disposizione di Uci e Wada e divulgata a fine 2007 in un dossier destinato alla stampa. Per questo progetto, finanziato in proprio, la Csc spenderà più di 500 mila euro».
 

lance23

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10 Marzo 2006
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I corridori sono stati informati via e-mail ieri mattina, oggi Luigi Perna su «La Gazzetta dello Sport», ha illustrato nei dettahli «il programma più ambizioso nella storia della lotta al doping. E a lanciarlo - scrive Perna -, con questo slogan, è una squadra di ciclismo: non una qualsiasi, ma quella per cui correva fino a ieri Ivan Basso. L'ultimo progetto di Bjarne Riis, il team manager danese della Csc, suona quasi come una provocazione, pensando allo scandalo dell'inchiesta Operacion Puerto»...
... «Lo fa avvalendosi della collaborazione di un esperto tra i più noti in Danimarca - si legge -: Rasmus Damsgaard, già assistente di Bengt Saltin, l'ex consulente della Federazione internazionale di sci, andato da poco in pensione. Insieme si sono occupati delle problematiche doping nello sci di fondo. Ora il dottor Damsgaard poterà la sua esperienza nel ciclismo, lavorando in esclusiva al nuovo progetto voluto da Riis»...
...«Il programma prevede 800 controlli fuori competizione sui corridori, a partire da dicembre e per tutta la prossima stagione: se ne occuperà un'equipe scientifica indipendente guidata da Damsgaard (4 persone) con base a Copenaghen. Saranno effettuati test per la ricerca di Epo, Nesp, emotrasfusione o variazioni significative nel profilo ormonale degli atleti, che così saranno costantemente monitorati. Non il test del Dna, che il medico danese considera "inutile" ai fini dell'antidoping e utilizzabile solo nel casdo di inchieste come l'Operacion Puerto. I risultati finiranno in una banca dati (molto più completa delle attuali cartelle sanitarie dei corridori) che sarà messa a disposizione di Uci e Wada e divulgata a fine 2007 in un dossier destinato alla stampa. Per questo progetto, finanziato in proprio, la Csc spenderà più di 500 mila euro».


1) operazione lodevole
2)ros ros ros rosichio incredibile :)
 

archmarco

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29 Agosto 2006
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Jan Ullrich sarebbe volato a Madrid per incontrare il dottor Fuentes lo scorso 10 maggio, primo giorno di riposo del Giro d’Italia: è quello che sostiene l’esperto antidoping Werner Franke, secondo quanto pubblicato oggi dal quotidiano tedesco Der Tagesspiegel a firma Frank Bachner.
Franke sta lavorando al fianco degli inquirenti tedeschi e le sue deduzioni sarebbero frutto di ricerche e di incroci di dati tra quelli emersi dall’Operacion Puerto e raccolti durante un incontro avvenuto lo scorso 29 settembre tra lo stesso Franke ed il giudice spagnolo Enrique Gomez Bastida.
Franke ha anche rivelato che, da quanto emerso dalle indagini, Ullrich avrebbe tenuto i contatti con Fuentes attraverso un complesso sistema di carte telefoniche.
Sempre secondo l’esperto tedesco, i punti di riferimento dell’attività di Fuentes sarebbero state le città di Francoforte in Germania e Orleans in Francia, oltre ad una città del Nord Italia, che secondo gli investigatori potrebbe essere Treviso.
Di fronte a queste nuove accuse, secco il commento del manager di Ullrich, Wolfgang Strohband: «Si continua a lavorare su congetture che non hanno riscontri nella realtà. Per questo abbiamo deciso di non commentare più queste notizie».
 

archmarco

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Per la prima volta dal mese di luglio Oscar Pereiro alza la voce per chiedere che gli venga assegnata la vittoria nel Tour de France in tempi «non biblici»: «Non andrò al Tour se l’organizzazione lascerà ancora a lungo vacante la vittoria del 2006. In questo caso disputerò il Giro d’Italia e la Vuelta».
 

archmarco

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Richard Pound, presidente della Wada, spiega che le Federazioni coinvolte si sentono «frustrate» per non poter utilizzare i dati delle indagini svolte nel quadro dell’Operación Puerto.
In una intervista concessa all’agenzia spagnola EFE, Pound confessa che ci sono «migliaia di atleti che al mondo gareggiano con certificati medici» che li autorizzano ad assumere sostanze proibite e conferma la sua volontà di aumentare i controlli nel golf e nei campionati professionistici.
Curioso il fatto che Pound parli di “federazioni” al plurale - las federaciones estén "frustradas", la frase esatta - quando le autorità spagnole hanno sempre negato il coinvolgimento di altri sportivi oltre ai ciclisti, come invece sostenevano le rivelazioni giornalistiche...
 

archmarco

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Jan Ullrich ha deciso di affidarsi a Peter-Michael Diestel, un avvocato tedesco specializzato nel settore del doping. "Non è possibile tollerare che uno degli sportivi più popolari della Germania sia accusato senza alcuna prova e che sia distrutto dal solo sospetto" ha dichiarato l'avvocato Diestel nell'annunciare l'inizio della sua collaborazione con Jan Ullrich.
 

archmarco

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Il giornale catalano Avui ha scritto nella sua edizione di ieri che l’FC Barcelona ha chiuso la sua sezione ciclismo agonistico dopo la positività di quattro suoi corridori riscontrata in occasione di una corsa francese, la Ronde de l’Isere, disputatasi dal 18 al 21 maggio scorso.
Il club blaugrana ha immediatamente smentito dicendo che i corridori sono stati espulsi per «grave indisciplina».
Il caso è scoppiato due giorni fa quando il Barcellona ha reso nota la decisione di chiudere la sezione ciclismo agonistico diretta dall’ex pro Melcior Mauri (nella foto): il sito del Barca spiega che d’ora in poi la sezione ciclismo si limiterà ad organizzare pedalate popolari, campus e altre attività a disposizione dei soci del club.
Il Barcellona ha smentito sì la posistività dei quattro, ma ha poi spiegato che effettivamente i ciclisti in questione erano stati fermati con medicine proibite dalla legge francese e che con loro si era immeditamente giunti alla rescissione del contratto.
Secco ma evidentemente tardivo il commento di Melcior Mauri: «Non c’è stato alcun caso di positività, anche perché noi abbiamo sempre adottato la tolleranza zero con i nostri corridori».
 

bolivar

Velocista
30 Settembre 2004
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Civitanova Marche
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...«Il programma prevede 800 controlli fuori competizione sui corridori, a partire da dicembre e per tutta la prossima stagione: se ne occuperà un'equipe scientifica indipendente guidata da Damsgaard (4 persone) con base a Copenaghen. Saranno effettuati test per la ricerca di Epo, Nesp, emotrasfusione o variazioni significative nel profilo ormonale degli atleti, che così saranno costantemente monitorati. Non il test del Dna, che il medico danese considera "inutile" ai fini dell'antidoping e utilizzabile solo nel casdo di inchieste come l'Operacion Puerto. I risultati finiranno in una banca dati (molto più completa delle attuali cartelle sanitarie dei corridori) che sarà messa a disposizione di Uci e Wada e divulgata a fine 2007 in un dossier destinato alla stampa. Per questo progetto, finanziato in proprio, la Csc spenderà più di 500 mila euro».


Come volevasi dimostrare....il test del DNA è inutile ai fini dell'antidoping, solo fumo negli occhi..