La mia preoccupazione è che la pigrizia che sta sviluppandosi nella specie, porta a esaltare lo smart working che può essere una risorsa in caso di emergenza o in situazioni particolari, ma che umilia una delle caratteristiche che hanno portato la specie umana a essere quello che è. Vedere una persona su un video, in termini neurologici, è cosa terribilmente riduttiva rispetto all'insieme di stimoli reciproci che la presenza fisica produce. Tutto l'apparato dei neuroni specchio, fondamentale nell'apprendimento e nello stabilirsi dei rapporti di empatia finisce per perdere funzionalità e questo è gravissimo. E passare dal letto alla scrivania, elimina quella serie di passaggi sociali (vestizione, mezzo pubblico, bar, etc) importantissimi nella vita di relazione e nella consapevolezza sociale, anche in termini politici. In termini macroeconomici, il risparmio che si ottiene in termini di spostamenti, ricade su un settore economico importantissimo (trasporti, ricettività, ristorazione), senza che si producano alternative proporzionate sull'occupazione. Per di più ogni forma di assistenza al pubblico finisce per tagliar fuori una ampia fascia di popolazione che non riuscirà mai ad acquisire il know how per ricevere una adeguata e soddisfacente risposta. Insomma, come al solito siamo di fronte a un fatto positivo che affrontato con faciloneria rischia di trasformarsi in un grosso guaio. Una società di isolati in mutande, privi di empatia per il prossimo...
P.S.: ciclismo non può significare ruotare le pedivelle con i piedi, ma spostarsi nello spazio grazie a un veicolo, la bicicletta. Il vento non può essere surrogato da un ventilatore, una pendenza da un martinetto sulla ruota anteriore, il paesaggio da un monitor. Un mondo triste, artificiale, noiosissimo... (senza neanche il brivido del rischio di una caduta, che fa parte del gioco)
P.S.: ciclismo non può significare ruotare le pedivelle con i piedi, ma spostarsi nello spazio grazie a un veicolo, la bicicletta. Il vento non può essere surrogato da un ventilatore, una pendenza da un martinetto sulla ruota anteriore, il paesaggio da un monitor. Un mondo triste, artificiale, noiosissimo... (senza neanche il brivido del rischio di una caduta, che fa parte del gioco)