ciao a tutti ormai da anni non scrivevo in questa sezione. Faccio un breve riepilogo: l'inizio della mia passione per la bici da corsa avviene nel 2011. Per un paio di anni ho continuato e fatto parecchi km in lungo e in largo fino al 2013 anno in cui decisi di smettere sia per essermi buttato su altri sport sia per la pericolosità delle strade. Nemmeno ricordo di preciso. Però ricordo una cosa in particolare: in uno dei miei ultimi giri quell'anno, fui fermato sul lungomare di Senigallia da un signore che mi disse se ero Luke del forum bici da corsa. Io ovviamente ero rimasto colpito dalla cosa, poi mi aveva spiegato di essere un cicloturista ed aver letto i racconti che scrivevo qua quegli anni trovandoli molto belli e coinvolgenti.
Nonostante questo decisi comunque di smettere e lasciare la bici in camera come soprammobile. Fino all'anno scorso in cui in cui conobbi una ragazza alla quale decisi un giorno di far leggere qualcuna di quelle storie al punto che lei si appassionò tantissimo al ciclismo e inizio ogni giorno a pedalare sulle bellissime colline di questa regione.
Fino a che pensai: perchè non rispolverare la vecchietta, la mia Daccordi, e andare con lei?
Da quel momento scoppiò di nuovo la passione. Le regalai una bici più sportiva della pesantissima city bike con cui girava e io rimontai i pedali con gli agganci per ricominciare a fare sul serio (dato che avevo montato per pò pedali normali per girarci in città, blasfemia!).
Era l'estate del 2018 e dopo numerosi e divertenti giri nelle vicinanze della città, fra mare e colline, decidemmo di cominciare ad andare verso le montagne, dalle quali scaturivano molti dei miei racconti viste le sensazioni pure che vivevo ogni volta che le scalavo. Andammo prima verso il Catria, una bellissima giornata di metà Settembre, fino alla sorgente del Mandrale poco prima della terrificante salita del monte con quei 3 km a pendenza micidiale che ho fatto soltanto una volta, sofferti fino all'ultimo per avere al massimo un 39-26 come rapporto più leggero e tornammo indietro fino al castello di Frontone per poi tornare verso casa.
Era l'alba di una passione tramontata ma mai completamente spenta a quanto pare
Tempo dopo andammo a fare la salita di Elcito, sotto il San Vicino. Portando a termine, entrambe le volte due bellissimi giri da oltre 120-140km.
Poi l'inverno passato io mi fermai e lei continuò, tenace e indomita anche sotto la pioggia, di nuovo con la sua vecchia city bike per non rischiare con la bdc mentre io decisi di fare una sosta, terminata a Febbraio quando ricominciammo ad andare insieme in bicicletta.
Da lì altri giri, risate, chilometri fino di nuovo a decidere di andare sulle montagne ma questa volta per davvero. Due domeniche fa rimasi da solo visto che lei aveva un impegno importante e provai a rivivere le vecchie emozioni di qualcosa che sembrava vissuto in un'altra vita addirittura. La scalata al monte Petrano, la mia prima vera montagna. Fu qualcosa di molto impegnativo, una salita durissima per le mie gambe forse non ancora pronte, ma un'emozione incredibile.
160km e un bel dislivello portati a casa e finalmente, la settimana dopo, partivo di nuovo con lei.
Volevo farle assaporare queste sensazioni e decisi di optare per una scalata al Nerone dal versante più facile ma anche il più lungo, quello da Serravalle di Carda (per chi è della zona). Un giro molto impegnativo visto il freddo nella prima parte (partenza alle 7 di mattina), le salite di Pergola/Cagli e l'ascesa al mostro che non facevo ormai da tempo. Anzi a partire da casa mai l'avevo fatto da lì, perchè i miei primi giri sul trittico marchigiano li facevo caricando la bici in macchina e scaricandola a Pergola.
Ebbene fu qualcosa di molto duro ma riusciammo a portarlo a termine, con una soddisfazione alle stelle, 195 km e quasi 3mila metri di dislivello. Lascio qualche foto delle numerose che abbiamo fatto
La magia di quelle montagne in bicicletta è qualcosa di incredibile. Nel vederle avvicinarsi, con quelle cime innevate, prima sullo sfondo dei campi coltivati e poi sopra la testa...scalarle con il respiro e il cuore all'impazzata mentre lo scenario si apre sulla vallata e sentirle quasi parlare, in quel silenzio surreale.
Tutto qualcosa che mi ha sempre stregato e che continua a farlo. Ma un ringraziamento speciale a lei che mi segue in queste pazzie e che mi ha riportato sulla via del ciclismo.
Un saluto a tutti e buone pedalate
Nonostante questo decisi comunque di smettere e lasciare la bici in camera come soprammobile. Fino all'anno scorso in cui in cui conobbi una ragazza alla quale decisi un giorno di far leggere qualcuna di quelle storie al punto che lei si appassionò tantissimo al ciclismo e inizio ogni giorno a pedalare sulle bellissime colline di questa regione.
Fino a che pensai: perchè non rispolverare la vecchietta, la mia Daccordi, e andare con lei?
Da quel momento scoppiò di nuovo la passione. Le regalai una bici più sportiva della pesantissima city bike con cui girava e io rimontai i pedali con gli agganci per ricominciare a fare sul serio (dato che avevo montato per pò pedali normali per girarci in città, blasfemia!).
Era l'estate del 2018 e dopo numerosi e divertenti giri nelle vicinanze della città, fra mare e colline, decidemmo di cominciare ad andare verso le montagne, dalle quali scaturivano molti dei miei racconti viste le sensazioni pure che vivevo ogni volta che le scalavo. Andammo prima verso il Catria, una bellissima giornata di metà Settembre, fino alla sorgente del Mandrale poco prima della terrificante salita del monte con quei 3 km a pendenza micidiale che ho fatto soltanto una volta, sofferti fino all'ultimo per avere al massimo un 39-26 come rapporto più leggero e tornammo indietro fino al castello di Frontone per poi tornare verso casa.
Era l'alba di una passione tramontata ma mai completamente spenta a quanto pare
Tempo dopo andammo a fare la salita di Elcito, sotto il San Vicino. Portando a termine, entrambe le volte due bellissimi giri da oltre 120-140km.
Poi l'inverno passato io mi fermai e lei continuò, tenace e indomita anche sotto la pioggia, di nuovo con la sua vecchia city bike per non rischiare con la bdc mentre io decisi di fare una sosta, terminata a Febbraio quando ricominciammo ad andare insieme in bicicletta.
Da lì altri giri, risate, chilometri fino di nuovo a decidere di andare sulle montagne ma questa volta per davvero. Due domeniche fa rimasi da solo visto che lei aveva un impegno importante e provai a rivivere le vecchie emozioni di qualcosa che sembrava vissuto in un'altra vita addirittura. La scalata al monte Petrano, la mia prima vera montagna. Fu qualcosa di molto impegnativo, una salita durissima per le mie gambe forse non ancora pronte, ma un'emozione incredibile.
160km e un bel dislivello portati a casa e finalmente, la settimana dopo, partivo di nuovo con lei.
Volevo farle assaporare queste sensazioni e decisi di optare per una scalata al Nerone dal versante più facile ma anche il più lungo, quello da Serravalle di Carda (per chi è della zona). Un giro molto impegnativo visto il freddo nella prima parte (partenza alle 7 di mattina), le salite di Pergola/Cagli e l'ascesa al mostro che non facevo ormai da tempo. Anzi a partire da casa mai l'avevo fatto da lì, perchè i miei primi giri sul trittico marchigiano li facevo caricando la bici in macchina e scaricandola a Pergola.
Ebbene fu qualcosa di molto duro ma riusciammo a portarlo a termine, con una soddisfazione alle stelle, 195 km e quasi 3mila metri di dislivello. Lascio qualche foto delle numerose che abbiamo fatto
La magia di quelle montagne in bicicletta è qualcosa di incredibile. Nel vederle avvicinarsi, con quelle cime innevate, prima sullo sfondo dei campi coltivati e poi sopra la testa...scalarle con il respiro e il cuore all'impazzata mentre lo scenario si apre sulla vallata e sentirle quasi parlare, in quel silenzio surreale.
Tutto qualcosa che mi ha sempre stregato e che continua a farlo. Ma un ringraziamento speciale a lei che mi segue in queste pazzie e che mi ha riportato sulla via del ciclismo.
Un saluto a tutti e buone pedalate