Questo è un thread storico. Qui si è discusso per lungo tempo la norma etica e si può dire che in qualche modo si è contribuito alla sua nascita. La "norma etica" in realtà non esiste: viene così chiamata l'introduzione nelle norme attuative del regolamento federale di un requisito per la tesserabilità di un individuo allo sport del ciclismo amatoriale.
In pratica oltre al certificato medico sportivo viene richiesto, a pena di nullità, l'autodichiarazione di esenzione da pene per fatti di doping superiori a 6 mesi. In una prima fase, il primo anno d'inserimento nelle norme attuative, tale requisito è esteso a tutta la vita sportiva del ciclista e quindi chi ha avuto a che fare con fatti legati al doping e subito una pena superiore a 6 mesi in tutto l'arco della sua vita non è più tesserabile se non come cicloturista. Il requisito l'anno successivo, il 2015, viene ridotto forse anche per semplicità di controllo ai sanzionati dopo l'anno 2000.
Nel 2015 entra in vigore voluta dal Ministero della Salute la legge Balduzzi, la quale definisce importanti limiti alla pratica sportiva (su tutti l'obbilgo di dotazione di defibrillatore in ogni luogo in cui si faccia sport) e sancisce una vera linea di interpretazione del termine attività fisica.
Come al solito la Federazione ciclistica italiana e in particolare il settore amatoriale è la prima a recepire questo cambiamento. Fa ciò che è giusto fare e cioè una profonda analisi del settore dove convivono molteplici sfumature di atleta: dal cicloturista vero al biker, dal ciclista d'epoca al forsennato circuitista, dal granfondista a patito della fissa, sia esso semplice appassionato che corridore della RedHook. Da qui se ne ricava un ventaglio di tipologie di persone, di sforzi fisici, tale da formare un distinguo tra chi pratica ciclismo turistico, chi fa del ciclismo un'attività fisica per mantenersi in forma, chi vuole fare a gara per misurarsi con se stesso e con gli altri. Tutto ciò va visto nel contesto di un'attività necessariamente regolamentata dall'ente preposto (FCI), mentre per chi vuol pedalare di sua iniziativa o si vuole ammazzare nei gruppi settimanali di allenamento, purtroppo la federazione non può predisporre nessuna tutela (stanno facendo comunque propaganda e informazione all'uso della bici in modo intelligente).
A livello medico possiamo dire che le tre tipologie di attività corrispondano più o meno a tre fasce di rischio cardiovascolare per chi pratica il ciclismo: la prima di basso impatto richiede solo una considerazione medica semplice, il certificato di buona salute; la seconda, più impegnativa, è stata creata per coloro che intendevano partecipare a mediofondo cicloturistiche di importante impegno dovuto alla distanza e al dislivello (la norma tra l'altro esisteva già, il coefficiente di difficoltà, mai applicata) ma senza l'assillo della gara (pensiamo ad esempio a tutte le cicloturistiche romagnole con migliaia di partecipanti), in cui l'impegno cardiovascolare deve necessariamente essere sostenibile solo dopo un'attenta valutazione medica; la terza ed ultima per tutti coloro i quali vogliono misurarsi in una gara ciclistica ma anche in granfondo ex cicloturistiche superiori a 120 km o con dislivelli e percentuali di ripidità delle salite troppo impegnativi per un "ciclosportivo" (viene preso in considerazione la capacità di resistenza allo "sforzo massimale" della persona).
Alle tre categorie è assegnato una certificazione medica specifica come detto. Nella prima stesura delle norme attuative 2016 non c'è stato il tempo materiale di aprire un tavolo di discussione con l'ordine dei medici sportivi e si è di fatto assimilato il ciclosportivo all'agonista per motivi di semplicità e giustezza. Già dal prossimo anno auspico e si sta lavorando ad un protocollo di valutazione medico-sportivo diverso da quello agonistico per chi vuol farsi sane pedalate con moderato impegno (fino a 120 km e un certo dislivello, con salite pedalabili).
Capitolo finale invece riguarda i "non etici", altro termine improprio e denigrante, ampia fascia di ciclisti che non si possono tesserare per l'agonismo. Ad essi è precluso solo il competere con gli amatori per diversi motivi, alcuni perchè rei di un comportamento antisportivo e altri, occorre sempre ricordarlo, perchè troppo "competitivi" che vengono cioè da categorie agonistiche (ex dilettanti ed ex prof) che porterebbero il movimento ad un esasperato agonismo (questa è sempre stata per me un'ingiustizia). Per loro valgono regole che già avete descritto e cioè di una partenza separata e di non interferenze nell'andamento della gara. Ma si sa che purtroppo il nostro paese va ristrutturato a fondo nelle persone e nella loro educazione civica, sociale ed etica. Anche gli organizzatori di alcune gare intendo. E' una categoria di persone che non si poteva inserire nei ciloturisti (max 50km e zero dislivello) per evidenti motivi.
Io ritengo che da questo Forum e soprattutto da questo thread debba venire un plauso e tutto l'appoggio per quello che è stato un provvedimento di grande civiltà sportiva, ammirato da tutti e poco purtroppo condiviso dalle altre leghe (ahimè, vivono problemi diversi ma noi dobbiamo tenerci buona la nostra).