Cagliari 17 agosto 2012. Automobilista aggredisce e ferisce ciclista e scappa

Amos Cardia

Novellino
7 Dicembre 2010
78
4
Sinnai
Visita sito
Bici
Trek
Ore 20.15 circa. Cagliari via S. Giovanni, intorno al numero civico 386.

Un ciclista, un giovane di 31 anni, in bici, percorreva la strada seguito da un automobilista che chiedeva insistentemente di poter superare, nonostante la via stretta non lo consentisse.

Alcune parole scambiate fra il ciclista e l’automobilista, poi i due veicoli si fermano e l’autista del mezzo più potente (un giovane di circa trent’anni) aggredisce e ferisce il ciclista con un forte pugno al volto, mandandolo all’ospedale, dove il giovane è attualmente ricoverato per fratture multiple al volto che richiedono un intervento operatorio (prognosi 40 giorni clinici) con diagnosi “frattura completa dell’orbita e ossa molare e zigomatica sinistra da aggressione”.

La scena è stata seguita in diretta da persone che sono disponibili a testimoniare. Si conosce il tipo di auto e il numero di targa alla cui guida era l’aggressore, che è poi fuggito, lasciando a terra il ciclista in attesa dell’ambulanza. È stata sporta denuncia ai Carabinieri .

Gli Amici della bicicletta Cagliari, sensibili alla difesa dei più deboli fra gli utenti della strada (quali sono ciclisti e pedoni), chiedono alle forze dell’ordine di muoversi con rigore e determinazione nel perseguire il colpevole della violenza gratuita.

Denunciano il degrado dei rapporti fra utenti della strada e rilevano come anche questo episodio riveli una mentalità tanto diffusa quanto distorta, che considera i ciclisti come intrusi in un sistema stradale dominato dalla potenza delle automobili e spesso dall’arroganza degli automobilisti. In alcuni casi, come questo, fino alla violenza personale.

per Amici della Bicicletta
Andrea Olla
Cagliari 23 agosto 2012
 

rosetta

Apprendista Cronoman
9 Marzo 2009
2.825
396
Estremo Est
Visita sito
Bici
Giant TCR AluxX SL
Ma che roba inqualificabile! :angrymod::angrymod:

Spero solo che si rivolgerà a un buon avvocato e ottenga un risarcimento molto, molto sostanzioso, tale che quel delinquente picchiatore se lo ricordi ogni santo giorno per i prossimi decenni....
 

Amos Cardia

Novellino
7 Dicembre 2010
78
4
Sinnai
Visita sito
Bici
Trek
Dopo la serie di incidenti occorsi a pedoni e ciclisti in Sardegna e dopo il vespaio di polemiche che si è alzato in giro per le strade, occorre un chiarimento per mettere ordine. Penso (e spero) di scrivere a nome di chi da anni si batte (e si sbatte) per la sicurezza stradale. E vi scrivo dall'Italia ovviamente, una delle nazioni con le città più inquinate e congestionate d'Europa la nazione con la maggiore densità di auto sul territorio (650 auto ogni 1000 ab.), la nazione che ogni anni perde circa 5000 persone in incidenti stradali e spende più di 30 miliardi di euro per le spese sanitarie conseguenti gli incidenti stessi.

Puntare il dito contro la pericolosità dei ciclisti è piuttosto ridicolo, se comparata con la realtà dei fatti. Per quanto ci riguarda equivale a prendersela contro "i bambini che schiamazzano" nella Kabul bombardata da americani e Taliban. Nelle strade italiane è così: migliaia di morti, 10 al giorno, eppure le rubriche dei giornali pullulano di lettere "contro i ciclisti" (come se nel "KabulPost" si parlasse solo di bambini schiamazzanti).
Naturalmente l’atteggiamento cambia radicalmente quando si sale su una bicicletta e ci si mette alla prova fra le vie cittadine. In ogni caso,

1) incidenti seri con morti e feriti gravi (5000 morti e 300.000 feriti ogni anno) sono causati solo da mezzi motorizzati (non sto demonizzando, io guido e ho un’auto che reputo un mezzo utile e necessario). Un dato tragico e triste che espone la realtà com’è senza impressioni, senza aneddoti di amici dello zio che sono stati insultati e investiti da un ciclista; 1000 i morti fra ciclisti e pedoni ogni anno, un’ evidenza numerica tragica che fra l'altro costa allo stato circa 30 miliardi di euro in spese sanitarie. Il traffico fa più vittime di mafia, terremoti e killer solitari. Purtroppo un auto pesa 15 quintali e corre veloce. Può essere un'arma, in certe condizioni.

2) Ciclisti, pedoni e automobilisti sono le stesse identiche persone che, a seconda del contesto, cambiano mezzo. Quando c’è un incidente mortale in cui è coinvolto un’automobilista non si parla di categorie (“automobilisti assassini”) ma di responsabilità individuali. Quando un uomo di 49 anni, in bicicletta, viene investito a Geremeas (Cagliari) da una ragazza di 21 anni alla guida di un SUV e, a distanza di 45 giorni non si conosce ancora la dinamica della sua morte, è fatalità; così come il giovane che, sceso dalla sua auto, ha fratturato lo zigomo ad un ciclista in via S. Giovanni a Cagliari , è stato vittima di un momento di follia. Questa correlazione fra un comportamento definito e la categoria della strada viene ancora evidenziata con i ciclisti. Il motivo è semplice: siamo tutti pedoni e automobilisti, solo un 15% è ciclista, facile categorizzare e quindi deresponsabilizzarsi. qualche ciclista pensa ancora di essere un utente stradale di serie B, per cui anche in strade cittadine strette, come in centri storici (a Cagliari via S. Giovanni, via Mameli, via Baylle) si dovrebbe fermarsi e dare la precedenza ai veicoli più invasivi, inquinanti, più potenti e (perciò) più pre-potenti, con la conseguenza di una deresponsabilizzazione collettiva.

3) Il contesto urbano è la principale causa degli incidenti. Cagliari (come gran parte delle città italiane) è stata disegnata per 50 anni intorno all’auto. Le biciclette sono tornate ad essere utilizzate come mezzo di trasporto solo da poco e si sono ritrovate in un ambiente ostile; le auto continuano a essere parcheggiate sulle piste ciclabili, il 98% dello “spazio urbano condiviso” è destinato al traffico motorizzato. Fintanto che non si interverrà sulla strada in maniera forte ridistribuendo gli spazi come è avvenuto nel centro e nel nord d’Europa, ci saranno sempre ciclisti esanimi a terra mentre molti ciclisti per tutelarsi useranno i marciapiedi dedicati ai pedoni, con conseguenti conflitti e disagi (a volte è una questione di sopravvivenza benché il comportamento sia in sé ingiustificato e contrario al codice della strada).

4) Non ha senso discutere su chi è più incivile: la città ben pianificata è a prova di idioti. Prendete un ciclista a caso e mettetelo alla prova a Copenhagen: non commetterà alcuna infrazione e se lo farà sarà un’eccezione. Perché Copenhagen è progettata per il traffico ciclistico, Cagliari (Milano, Roma, Napoli) no.

Guardiamoci intorno: spesso siamo incapaci a condividere gli spazi, non rispettiamo alcuna regola, non abbiamo senso civico ma ci appelliamo continuamente ai cavilli per dimostrare che “gli altri” sono in torto. E’ un problema CULTURALE non da poco. Andiamo oltre le contingenze e le impressioni o continueremo a piangere migliaia di morti. Non caviamocela con un "tutti dovremmo essere più rispettosi...".

Negli ultimi 10 giorni sono morti 12 ciclisti e 21 pedoni. Qualcuno si vada e leggere le dinamiche di questi 33 decessi (dalla ragazzina di 13 anni al nonno di 78) prima di commentare superficialmente il mio post. Fra l’altro alcuni ciclisti sono stati falciati sulle piste ciclabili, come molti pedoni sulle strisce pedonali!

Ps. Se avete tempo leggetevi il rapporto Jacobsen (safety in numbers): le città con più ciclisti sono le più sicure al mondo (la tesi è banale: meno auto, meno incidenti, il bello è che è supportata da prove e statistiche).

Andrea Olla, di Amici della bicicletta (Cagliari)
Cagliari 31 agosto 2012

N.B. Quanto sopra è una rielaborazione di Andrea Olla da un articolo da Bici e Basta
 
  • Mi piace
Reactions: Tizlook and rosetta