Ciao a tutti, (aggiungo prendete patatine e birra e sedetevi bene per leggere)
impressioni sulla mia prima granfondo, la Nove Colli, solo il corto però.
Tanta gente, forse troppa, strade da brivido, abbastanza dissestate in discesa da lasciare il segno, vista tanta gente con
ruote in mano forate o rotte e/o peggio rider caduti malamente a terra.
L'assistenza però era ottima, in quanto al mio passaggio i feriti erano già assistiti dal personale addetto e inoltre c'erano molte moto al seguito con funzione "nursey".
Veniamo alla gara, mi sentivo bene e sono partito a tuono, subito alla prima salita, dato il numero elevato di partecipanti e tanti non all'altezza di affrontare un cavalcavia, si era formato un "tappone" immenso circa 10 minuti di attesa prima di uscire fuori dall'imbuto che si era creato e un serio rischio di lasciare gli zebedei sul tubo orizzontale causa scivolone tacchetta nuova look senza grip. Altro minutino a guardar le stelle.
Rapida discesa e un bel tratto pianeggiante dove si inizia a pedalare sul serio e trovo compagnia in una rider che farà la 60 posizione sul lungo. Bella compagnia mi accodo e spingo al suo passo. Un bell'andare.
Seconda salita e già la gente si faceva meno folta, ma ho visto tante di quelle scene di follia di persone prese dalla frenesia della cambiata in piena salita su strappi duri che "strappavano" cambi e forcellini.
Io intanto salivo facile, zigzagando tra i presenti.
Per chi non conosce la zona ed il percoso non è facile dosarsi, le salite vanno su a strappi e sono abbastanza infami, quando sembrano spianare, ecco che arriva lo strappo assassino che ti fa fuori.
E adesso viene il bello, arrivano le salite più toste, Ciola e Barbotto.
Sulla Ciola, memore del filmato del C.T. Cassani
"Con Davide Cassani alla Nove Colli" visto su youtube, immagino che dopo il ristoro "abusivo" del colle della fava
QUASI in cima la salita (rivedo solo adesso il fatidico filmato e la parola QUASI), la salita stessa sia finita e si attacchi la discesa ed invece dopo uno spiano inizia nuovamente a salire e li mi si accende la spia rossa per il cambio di programma improvviso, avendo dato al limite del mio possibile e temo sull'esito perchè dopo una rapida discesa arriva il tanto decantato Barbotto.
Il mio obiettivo era di stare sotto le 4 ore e 30 minuti del corto, ma la scuffia presa in cima al Ciola, ha fatto precipitare le mie quotazioni.
Pur tuttavia arrivo con un tempo intorno alle 3 ore a Mercato Saraceno all'imbocco del Barbotto e facendo due conti, mal che vada penso di poterlo scalare in 30 minuti e siamo a 3 ore e 30 minuti, poi penso è una picchiata verso Cesenatico.
Passata la prima rampa leggermente più tosta, ma ancora "fresco" dalla discesa, le rampe successive non presentano nulla di particolare, tanto da venir passato da una rider straniera "culona" che parla al telefono con le cuffie e sale come se nulla fosse,
ovviamente stavolta non mi sono accodato, ma affronto la salita in riserva, temendo l'ultimo Km in cima con pendenze che recitano i cartelli del 18%.
Sarà qualcosa meno, ma dopo una corsa così tirata, il caldo, la concitazione e tutto il resto è come una mazzata, quel Km sembrava non terminare mai.
Come anticipato a @
Tizlook forse non metto il piede a terra vicino allo scollinamento, sapendo che lui fosse presente da quelle parti. Lo riconosco, lo chiamo, ma non conoscendoci di persona e senza una divisa "aziendale" non mi riconosce nemmeno; mi saluta solo perchè ho attirato l'attenzione di una ragazza accanto a lui che gli riferisce.
Sto nei tempi e dico Ok e anche questa è andata e dico
siamo alla fine. Forse esce fuori un tempone, penso io !!!
E lì comincia la mia sorpresa, fino al bivio per il lungo di Sogliano è tutto un mangia e bevi con strappi assassini per gambe già stanche, ma stringo i denti e dico "passerà" ed infatti arrivo al bivio, tirando un sospiro di sollievo, dicendo è finita e sperando in un tempo ancora migliore di quello previsto.
Ma non avevo fatto ancora i conti con la strada infida, trovo solo mangia e bevi fino a Savignano al Rubicone e ogni salitella è un calvario, anche perchè i compagni di avventura erano ormai pochi e quando qualche treno passava in discesa era una freccia impazzita che lasciavo andare al suo destino.
E' in questa fase che ho visto più gente a terra o con le ruote in mano e nell'aria un forte odore di freni bruciati dal troppo utilizzo.
E intanto il tempo scorreva inesorabile e quegli ultimi circa 25 Km sembravano non terminare mai e la delusione del mancato raggiungimento dell'obiettivo tempo mi faceva desistere dal forzare.
Dopo Savignano la strada spianava e mi sembra essere tornato nel piattume milanese, ma non c'erà la locomotiva "
espresso" @
Ibondio a menare le danze.
Si andava a strappi e quelle poche ruote buone cercavano di fare il buco.
Nel tentativo di chiudere, mi sono sentito irrigidire quadricipiti e bicipiti femorali e non solo quelli e allora non so come sono arrivato a Cesenatico.
Ad un certo punto un "nonnetto" fuori competizione che si era aggregato all'allegro gruppetto finale, vedendomi in difficoltà, mi urla non mollare perchè sei finito. Con il vento che c'è se resti solo non arrivi più.
E così fu, grazie a quel provvidenziale "nonnetto" sono riuscito a stare abbondantemente sotto le 5 ore, ma con qualche rimorso di non corretta gestione sulle due salite principali del percorso.
Ok tutto grasso che cola, alla fine bella buona esperienza, grande "divertimento" e soprattutto un ambiente speciale, non saranno le dolomiti, ma il contorno è particolare anche qui.
Da ripetere, forse quasi sicuramente.
)
... per i mangia e bevi strappa gamba che ti aspettano ahahahahaha 
-o