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Dieci giorni nelle Dolomiti bellunesi
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<blockquote data-quote="samuelgol" data-source="post: 4881883" data-attributes="member: 6633"><p>Semenza sostiene il contrario. Sostiene che le conoscenze dell'epoca avevano consentito di identificare la portata e le caratteristiche della frana, ma non avevano permesso di capire in che maniera questa si sarebbe comportata, cioè con che velocità essa sarebbe caduta nel lago e cosa avrebbe influito su questa velocità (sostanzialmente lo svaso repentino). Ora, a cose fatte, si sa e allora sembra ovvio che dovessero saperlo anche prima.Come ci sembra ovvio che il fuoco bruci e non vada toccato o che la Terra non sia piatta.</p><p> Purtroppo no. Si ebbero dopo che la tragedia accadde.</p><p> Ovvio. Se si interrompeva l'opera, non sarebbe successo nulla. La storia millenaria dell'uomo ci insegna che praticamente mai l'uomo ha abbandonato l'opera. Ha sempre insistito, modificandone l'attuazione, sulla scorta delle esperienze fatte (a volte tragiche, a volte tragicissime come in questo caso), sinchè le cose non gli riuscivano bene. Il fatto che tuttora costruisca dighe in condizione di frane è li a dimostrarlo. Solo che ora lo fa sulla scorta di quella esperienza e non ripetendo gli errori dell'epoca, costati un prezzo altissimo. Se l'uomo non avesse fatto così, vivremmo ancora nelle caverne senza fuoco, o poco meglio e solo grazie alle cose che riuscivano bene al primo colpo (molto poche, invero, tutto è migliorabile).</p><p> Sicuramente anche queste sono valutazioni che aiutarono a non prendere le decisioni corrette. Secondo me, e col senno di poi (cosa non da poco), l'opera sarebbe semplicemente dovuta essere ritardata, in attesa di capire sino in fondo le conseguenze possibili (in questo caso ipotizzare correttamente la velocità di caduta della frana e cosa potesse influenzare e determinare questa velocità) e poi e solo poi, procedere alla messa in atto definitiva.</p><p>Ciò non avvenne per ragioni politiche (le più abbiette), per ragioni tecniche di conoscenze, per ragioni di opportunità, di prestigio, di superbia...molte ragioni, molto meno semplificate e banalizzate di quelle che ci son state superficialmente presentate da Paolini e Co (alcune le han correttamente esposte anche loro, peraltro).</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="samuelgol, post: 4881883, member: 6633"] Semenza sostiene il contrario. Sostiene che le conoscenze dell'epoca avevano consentito di identificare la portata e le caratteristiche della frana, ma non avevano permesso di capire in che maniera questa si sarebbe comportata, cioè con che velocità essa sarebbe caduta nel lago e cosa avrebbe influito su questa velocità (sostanzialmente lo svaso repentino). Ora, a cose fatte, si sa e allora sembra ovvio che dovessero saperlo anche prima.Come ci sembra ovvio che il fuoco bruci e non vada toccato o che la Terra non sia piatta. Purtroppo no. Si ebbero dopo che la tragedia accadde. Ovvio. Se si interrompeva l'opera, non sarebbe successo nulla. La storia millenaria dell'uomo ci insegna che praticamente mai l'uomo ha abbandonato l'opera. Ha sempre insistito, modificandone l'attuazione, sulla scorta delle esperienze fatte (a volte tragiche, a volte tragicissime come in questo caso), sinchè le cose non gli riuscivano bene. Il fatto che tuttora costruisca dighe in condizione di frane è li a dimostrarlo. Solo che ora lo fa sulla scorta di quella esperienza e non ripetendo gli errori dell'epoca, costati un prezzo altissimo. Se l'uomo non avesse fatto così, vivremmo ancora nelle caverne senza fuoco, o poco meglio e solo grazie alle cose che riuscivano bene al primo colpo (molto poche, invero, tutto è migliorabile). Sicuramente anche queste sono valutazioni che aiutarono a non prendere le decisioni corrette. Secondo me, e col senno di poi (cosa non da poco), l'opera sarebbe semplicemente dovuta essere ritardata, in attesa di capire sino in fondo le conseguenze possibili (in questo caso ipotizzare correttamente la velocità di caduta della frana e cosa potesse influenzare e determinare questa velocità) e poi e solo poi, procedere alla messa in atto definitiva. Ciò non avvenne per ragioni politiche (le più abbiette), per ragioni tecniche di conoscenze, per ragioni di opportunità, di prestigio, di superbia...molte ragioni, molto meno semplificate e banalizzate di quelle che ci son state superficialmente presentate da Paolini e Co (alcune le han correttamente esposte anche loro, peraltro). [/QUOTE]
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