Dieci giorni nelle Dolomiti bellunesi

abatta68

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7 Novembre 2008
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Gios Prodigiosa
Ciao a tutti! Domani si torna a casa dopo uno splendido soggiorno nella valle Zoldana! Che dire? Erano ormai tanti anni che volevo venirci e questa volta ci sono riuscito... Posti incantevoli, gente ospitale, cibo ottimo, belle camminate in montagna e qualche irrinunciabile uscita in bici, naturalmente, anche se a causa di qualche giorno di pioggia, sono riuscito a fare un po' meno di ciò che avrei voluto.
La prima uscita è stata il giro del monte Civetta, con partenza da Fornesighe fino a Dont, dove è iniziata la prima salita della giornata, il passo Duran, poi discesa lunga e panoramica fino ad Agordo. Risalgo la valle agordina fino a Caprile e poi attacco il colle Santa Lucia, veramente bello, per poi ridiscendere a Selva di Cadore. Ultima asperità, il colle Staulanza, e lunga discesa per tornare a Fornesighe... Totale 85km e 2200mt di dislivello.
La seconda uscita è stata il giro del Sella, partendo da Arabba, passo Pordoi, discesa verso Canazei, poi risalita al passo Sella concatenato a breve distanza al passo Gardena. Inutile commentare ciò che si vede da lassù! Discesa a Corvara e poi La Villa, dove inizia la quarta e ultima fatica della giornata, il colle Valparola/Falzarego.... Qui crisi di caldo, sete, fame e chi più ne ha più ne metta, ma alla fine ad Arabba ci rientro felice, contento e... Stremato! Totale km84 e 2300mt di dislivello.
La terza ed ultima uscita è stata il giro del monte Pelmo. Partenza da Fornesighe subito in salita fino al passo Cibiana ( da dove parte anche una bellissima escursione a piedi o anche in mtb al monte Rite, assolutamente imperdibile!), poi discesa nella valle del Piave. Qui risalgo fino a Cortina grazie ad una stupenda ciclabile di 15km a poche centinaia di metri dalla strada statale ma che nemmeno si percepisce, tanto è bella e ben fatta la ciclabile ( neanche un attraversamento, tanto per dire) e per quanto è bello il panorama circostante, veramente da cartolina!!! A Cortina però si riprende a fare sul serio, con la salita fino a Pocol e poi il Giau, duro e bellissimo come previsto. Poi discesa fino a Selva di Cadore e, ultima fatica, il passo Staulanza. Rientro con il solito discesone fino a Fornesighe... Totale 100km e 2700mt di dislivello.
Solo tre uscite, ma è stata una esperienza bellissima, ricca di emozioni, che mi lascerà un ricordo indelebile di questa vacanza. Sulle Dolomiti non basterebbero le parole per descrivere tanta bellezza, così come non basterebbero a descrivere il piacere e la soddisfazione di percorrere certe strade così ricche di storia ciclistica del nostro paese.
Ultima considerazione riguardo all'ultima gita, riservata alla valle del Vajont e a Longarone... È stato il momento che più mi ha emozionato e rattristato, perché per quanto si conosca di quella tragedia di 50 anni fa, vedere questi luoghi e la loro trasformazione, oltre al ricordo di migliaia di vittime mette davvero i brividi addosso.... Ma come spesso accade, crea in te un senso di unione profonda a questa gente e a questi luoghi.
Torno a casa molto più ricco, con la speranza e la voglia di tornare.
 
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Ciao a tutti! Domani si torna a casa dopo uno splendido soggiorno nella valle Zoldana! Che dire? Erano ormai tanti anni che volevo venirci e questa volta ci sono riuscito... Posti incantevoli, gente ospitale, cibo ottimo, belle camminate in montagna e qualche irrinunciabile uscita in bici, naturalmente, anche se a causa di qualche giorno di pioggia, sono riuscito a fare un po' meno di ciò che avrei voluto.
La prima uscita è stata il giro del monte Civetta, con partenza da Fornesighe fino a Dont, dove è iniziata la prima salita della giornata, il passo Duran, poi discesa lunga e panoramica fino ad Agordo. Risalgo la valle agordina fino a Caprile e poi attacco il colle Santa Lucia, veramente bello, per poi ridiscendere a Selva di Cadore. Ultima asperità, il colle Staulanza, e lunga discesa per tornare a Fornesighe... Totale 85km e 2200mt di dislivello.
La seconda uscita è stata il giro del Sella, partendo da Arabba, passo Pordoi, discesa verso Canazei, poi risalita al passo Sella concatenato a breve distanza al passo Gardena. Inutile commentare ciò che si vede da lassù! Discesa a Corvara e poi La Villa, dove inizia la quarta e ultima fatica della giornata, il colle Valparola/Falzarego.... Qui crisi di caldo, sete, fame e chi più ne ha più ne metta, ma alla fine ad Arabba ci rientro felice, contento e... Stremato! Totale km84 e 2300mt di dislivello.
La terza ed ultima uscita è stata il giro del monte Pelmo. Partenza da Fornesighe subito in salita fino al passo Cibiana ( da dove parte anche una bellissima escursione a piedi o anche in mtb al monte Rite, assolutamente imperdibile!), poi discesa nella valle del Piave. Qui risalgo fino a Cortina grazie ad una stupenda ciclabile di 15km a poche centinaia di metri dalla strada statale ma che nemmeno si percepisce, tanto è bella e ben fatta la ciclabile ( neanche un attraversamento, tanto per dire) e per quanto è bello il panorama circostante, veramente da cartolina!!! A Cortina però si riprende a fare sul serio, con la salita fino a Pocol e poi il Giau, duro e bellissimo come previsto. Poi discesa fino a Selva di Cadore e, ultima fatica, il passo Staulanza. Rientro con il solito discesone fino a Fornesighe... Totale 100km e 2700mt di dislivello.
Solo tre uscite, ma è stata una esperienza bellissima, ricca di emozioni, che mi lascerà un ricordo indelebile di questa vacanza. Sulle Dolomiti non basterebbero le parole per descrivere tanta bellezza, così come non basterebbero a descrivere il piacere e la soddisfazione di percorrere certe strade così ricche di storia ciclistica del nostro paese.
Ultima considerazione riguardo all'ultima gita, riservata alla valle del Vajont e a Longarone... È stato il momento che più mi ha emozionato e rattristato, perché per quanto si conosca di quella tragedia di 50 anni fa, vedere questi luoghi e la loro trasformazione, oltre al ricordo di migliaia di vittime mette davvero i brividi addosso.... Ma come spesso accade, crea in te un senso di unione profonda a questa gente e a questi luoghi.
Torno a casa molto più ricco, con la speranza e la voglia di tornare.
Se ti ha fatto venire i brividi il Vajont ti consiglio di vedere lo spettacolo che aveva fatto Paolini su tale tragedia. Quella diga è ancora lì mentre molte persone sono state spazzate via in un attimo. L' uomo però si ostina a non capire che la natura va rispettata. C'è un libro scritto da uno scrittore famoso, almeno dalle nostre parti, che racconta questa brutta storia e le conseguenze che ha portato. Credo che molta gente dovrebbe andare in quei posti e farsi raccontare dalla gente del luogo la realtà di quella tragedia annunciata
 

pantanina.64

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La prima uscita è stata il giro del monte Civetta, con partenza da Fornesighe fino a Dont, dove è iniziata la prima salita della giornata, il passo Duran, poi discesa lunga e panoramica fino ad Agordo. Risalgo la valle agordina fino a Caprile e poi attacco il colle Santa Lucia, veramente bello, per poi ridiscendere a Selva di Cadore. Ultima asperità, il colle Staulanza, e lunga discesa per tornare a Fornesighe... Totale 85km e 2200mt di dislivello.
La seconda uscita è stata il giro del Sella, partendo da Arabba, passo Pordoi, discesa verso Canazei, poi risalita al passo Sella concatenato a breve distanza al passo Gardena. Inutile commentare ciò che si vede da lassù! Discesa a Corvara e poi La Villa, dove inizia la quarta e ultima fatica della giornata, il colle Valparola/Falzarego.... Qui crisi di caldo, sete, fame e chi più ne ha più ne metta, ma alla fine ad Arabba ci rientro felice, contento e... Stremato! Totale km84 e 2300mt di dislivello.
La terza ed ultima uscita è stata il giro del monte Pelmo. Partenza da Fornesighe subito in salita fino al passo Cibiana ( da dove parte anche una bellissima escursione a piedi o anche in mtb al monte Rite, assolutamente imperdibile!), poi discesa nella valle del Piave. Qui risalgo fino a Cortina grazie ad una stupenda ciclabile di 15km a poche centinaia di metri dalla strada statale ma che nemmeno si percepisce, tanto è bella e ben fatta la ciclabile ( neanche un attraversamento, tanto per dire) e per quanto è bello il panorama circostante, veramente da cartolina!!! A Cortina però si riprende a fare sul serio, con la salita fino a Pocol e poi il Giau, duro e bellissimo come previsto. Poi discesa fino a Selva di Cadore e, ultima fatica, il passo Staulanza. Rientro con il solito discesone fino a Fornesighe... Totale 100km e 2700mt di dislivello.
Solo tre uscite, ma è stata una esperienza bellissima, ricca di emozioni, che mi lascerà un ricordo indelebile di questa vacanza. Sulle Dolomiti non basterebbero le parole per descrivere tanta bellezza, così come non basterebbero a descrivere il piacere e la soddisfazione di percorrere certe strade così ricche di storia ciclistica del nostro paese.
Ultima considerazione riguardo all'ultima gita, riservata alla valle del Vajont e a Longarone... È stato il momento che più mi ha emozionato e rattristato, perché per quanto si conosca di quella tragedia di 50 anni fa, vedere questi luoghi e la loro trasformazione, oltre al ricordo di migliaia di vittime mette davvero i brividi addosso.... Ma come spesso accade, crea in te un senso di unione profonda a questa gente e a questi luoghi.
Torno a casa molto più ricco, con la speranza e la voglia di tornare.
Se ha voglia e tempo, ti consiglio di leggere Vajont: quelli del dopo di Mauro Corona
 

samuelgol

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24 Settembre 2007
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Canyon Ultimate SLX. Nome: Andrea
Ciao a tutti! Domani si torna a casa dopo uno splendido soggiorno nella valle Zoldana! ........
Veramente una bella vacanza. Complimenti per i giri e per aver percepito vedendo la frana del Toc l'eco della tragedia.
Se ti ha fatto venire i brividi il Vajont ti consiglio di vedere lo spettacolo che aveva fatto Paolini su tale tragedia. ........
Quella rappresentazione è quanto di più fuorviante ci sia nella cronistoria di quella tragedia.
 

samuelgol

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Canyon Ultimate SLX. Nome: Andrea
Forse se parli con la gente del posto capirai che non è così
Fatto. Parlato con gente del posto, gente di montagna semplice (mia moglie è di lì, mio suocero, alpino a quell'epoca, scavò nella valle del Piave con le sue mani) che però sa le cose come populisticamente gli son state fatte credere. La realtà è però solo in parte quello che si sa. Bisogna leggere anche dei libri (fatto anche questo), ascoltare le varie campane per capire a fondo quel che rimane una tragedia.
Paolini ha fatto uno spettacolo televisivo, indubbiamente buono, avvincente, appassionante. Ci ha fatto anche un libro (letto anche quello). Ma il tutto è romanzato per apparire filante, logico, conseguenziale, avvincente, coinvolgente. Tutte cose che se fanno a pugni con la realtà, la distorcono in nome dello show.
 

pantanina.64

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spezzotto
Veramente una bella vacanza. Complimenti per i giri e per aver percepito vedendo la frana del Toc l'eco della tragedia.

Quella rappresentazione è quanto di più fuorviante ci sia nella cronistoria di quella tragedia.
Leggi il libro di Mauro Corona che è originario di Erto Casso. Qui da noi la storia di quella tragedia ci è stata raccontata dai diretti interessati. Paolini si è documentato bene prima di fare quello spettacolo e lo ha fatto proprio nei luoghi della tragedia. Ha documentato i fatti con nomi e articoli dei giornali e qui da noi Paolini è stato apprezzato per quello che ha fatto
 

pantanina.64

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Fatto. Parlato con gente del posto, gente di montagna semplice (mia moglie è di lì, mio suocero, alpino a quell'epoca, scavò nella valle del Piave con le sue mani) che però sa le cose come populisticamente gli son state fatte credere. La realtà è però solo in parte quello che si sa. Bisogna leggere anche dei libri (fatto anche questo), ascoltare le varie campane per capire a fondo quel che rimane una tragedia.
Paolini ha fatto uno spettacolo televisivo, indubbiamente buono, avvincente, appassionante. Ci ha fatto anche un libro (letto anche quello). Ma il tutto è romanzato per apparire filante, logico, conseguenziale, avvincente, coinvolgente. Tutte cose che se fanno a pugni con la realtà, la distorcono in nome dello show.
Hai letto il libro di Corona?
 

pantanina.64

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Fatto. Parlato con gente del posto, gente di montagna semplice (mia moglie è di lì, mio suocero, alpino a quell'epoca, scavò nella valle del Piave con le sue mani) che però sa le cose come populisticamente gli son state fatte credere. La realtà è però solo in parte quello che si sa. Bisogna leggere anche dei libri (fatto anche questo), ascoltare le varie campane per capire a fondo quel che rimane una tragedia.
Paolini ha fatto uno spettacolo televisivo, indubbiamente buono, avvincente, appassionante. Ci ha fatto anche un libro (letto anche quello). Ma il tutto è romanzato per apparire filante, logico, conseguenziale, avvincente, coinvolgente. Tutte cose che se fanno a pugni con la realtà, la distorcono in nome dello show.
Con qualsiasi persona tu abbia parlato e qualunque libro che tu abbia letto su quell'argomento una cosa è certa: la montagna ha dato dei segnali prima che avvenisse quella tragedia. Anche i miei genitori e mio suocero hanno visto corpi, animali e oggetti trasportati dall'acqua
 

samuelgol

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Leggi il libro di Mauro Corona che è originario di Erto Casso. Qui da noi la storia di quella tragedia ci è stata raccontata dai diretti interessati. Paolini si è documentato bene prima di fare quello spettacolo e lo ha fatto proprio nei luoghi della tragedia. Ha documentato i fatti con nomi e articoli dei giornali e qui da noi Paolini è stato apprezzato per quello che ha fatto
Inutile continuare a parlare con posizioni totalmente divergenti. Non condivido manco una lettera della tua opinione su Paolini. Alla fin fine non risolveremo le nostre divergenze parlando qui....tanto più che non è questo nè il luogo nè il momento, idonei a farlo.
Dai una letta al libro di Semenza (Edorardo, il figlio di Carlo quello che ha fatto la diga, nonchè geologo e studioso della frana insieme a Muller)....giusto per completezza di informazione. E magari una letta anche alle sentenze e relative motivazioni delle stesse, del processo. ;-)
 

abatta68

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Al di la di tutto e delle posizioni divergenti, quello che rimane è la tragedia umana che rimane nel tempo, scolpita nei luoghi e nei racconti delle persone del luogo. Ho voluto volontariamente arricchire la mia vacanza anche con queste cose, che toccano la sensibilità delle persone, così come la bellezza di questi posti e la semplicità di chi ci vive. Vivere questi luoghi a diretto contatto con la natura circostante credo sia il modo migliore per apprezzarla appieno, sia in bicicletta che a piedi... Queste immagini che mi porto a casa non possono che arricchirmi ulteriormente
 

pantanina.64

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Al di la di tutto e delle posizioni divergenti, quello che rimane è la tragedia umana che rimane nel tempo, scolpita nei luoghi e nei racconti delle persone del luogo. Ho voluto volontariamente arricchire la mia vacanza anche con queste cose, che toccano la sensibilità delle persone, così come la bellezza di questi posti e la semplicità di chi ci vive. Vivere questi luoghi a diretto contatto con la natura circostante credo sia il modo migliore per apprezzarla appieno, sia in bicicletta che a piedi... Queste immagini che mi porto a casa non possono che arricchirmi ulteriormente
Complimenti per i dislivelli che hai fatto in bici e per la scelta dei luoghi. Credo che, qualsiasi ciclista rimanga appagato dopo aver scalato le meravigliose Dolomiti. Sul Vajont non mi esprimo ulteriormente, posso farti solo i complimenti per la scelta che hai fatto perché vedere i luoghi di quella immane tragedia arrichisce e fa riflettere. Buone pedalate
 

vulcan

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Con qualsiasi persona tu abbia parlato e qualunque libro che tu abbia letto su quell'argomento una cosa è certa: la montagna ha dato dei segnali prima che avvenisse quella tragedia. Anche i miei genitori e mio suocero hanno visto corpi, animali e oggetti trasportati dall'acqua
Inutile continuare a parlare con posizioni totalmente divergenti. Non condivido manco una lettera della tua opinione su Paolini. Alla fin fine non risolveremo le nostre divergenze parlando qui....tanto più che non è questo nè il luogo nè il momento, idonei a farlo.
Dai una letta al libro di Semenza (Edorardo, il figlio di Carlo quello che ha fatto la diga, nonchè geologo e studioso della frana insieme a Muller)....giusto per completezza di informazione. E magari una letta anche alle sentenze e relative motivazioni delle stesse, del processo. ;-)
Non ci possono essere teorie diverse su questa vicenda. Era già tutto molto chiaro prima dell'evento. I sintomi e gli indizi di quello che stava succedendo c'erano già tutti prima, molti anni prima ed erano riconoscibilissimi. E' stata una catastrofe nella quale, più che la mano, c'entra molto burocrazia e certi meccanismi della pubblica amministrazione (che purtroppo cononsco molto bene).
 

samuelgol

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....... Era già tutto molto chiaro prima dell'evento. I sintomi e gli indizi di quello che stava succedendo c'erano già tutti prima, molti anni prima ed erano riconoscibilissimi. .........
Si, si, questa è la tesi accreditata da molti come l'unica e incontrovertibile. Del resto, prima di Cristoforo Colombo, la tesi accreditata come unica e incontrovertibile era che la Terra fosse piatta. Poi qualcuno ha cercato di andare oltre quella che si riteneva fosse l'unica verità possibile.
 

vulcan

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Si, si, questa è la tesi accreditata da molti come l'unica e incontrovertibile. Del resto, prima di Cristoforo Colombo, la tesi accreditata come unica e incontrovertibile era che la Terra fosse piatta. Poi qualcuno ha cercato di andare oltre quella che si riteneva fosse l'unica verità possibile.
Non capisco l'ironia. Quale sarebbe allora la verità vera? Un evento improvviso ed imprevedibile?
 

pantanina.64

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Si, si, questa è la tesi accreditata da molti come l'unica e incontrovertibile. Del resto, prima di Cristoforo Colombo, la tesi accreditata come unica e incontrovertibile era che la Terra fosse piatta. Poi qualcuno ha cercato di andare oltre quella che si riteneva fosse l'unica verità possibile.
Mi fa rabbrividire che una persona matura possa fare battute del genere. A distanza di più di 50 anni alcune persone devono essere ancora risarcite e questa è la realtà e non la visione distorta o meno degli eventi.
 

samuelgol

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Non capisco l'ironia. Quale sarebbe allora la verità vera? Un evento improvviso ed imprevedibile?
Non faccio ironia su certe tragedie. Se sei interessato alla verità vera, ad andare oltre quello che pensavi fosse, troverai certamente il modo di informarti. Uno, anzi due spunti, li ho già dati.
Mi fa rabbrividire che una persona matura possa fare battute del genere. A distanza di più di 50 anni alcune persone devono essere ancora risarcite e questa è la realtà e non la visione distorta o meno degli eventi.
Vedi sopra. Nessuna battuta. L'esempio di Colombo è verità, non ironia. Il fatto che alcune persone debbano essere risarcite, non attiene al merito di quelle che sono state le responsabilità che ci furono, come riconosciuto anche da ben tre gradi di giudizio nel processo penale. Magari già leggendo le sentenze si scopre che queste responsabilità, non sono quelle che si credono.
 

vulcan

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Non faccio ironia su certe tragedie. Se sei interessato alla verità vera, ad andare oltre quello che pensavi fosse, troverai certamente il modo di informarti. Uno, anzi due spunti, li ho già dati.
Bene. Non vuoi dirmi la tua verità; provo a descriverti la mia, quella della "Terra piatta".
Sono un geologo che da 16 anni lavora nell'ente pubblico, i primi sette di questi li ho passati in un Genio Civile (proprio come quello di Belluno), il resto in Protezione Civile e mi occupo di monitoraggi e grandi frane in Lombardia, ma ho la fortuna di averne viste tante altre.

Non ho bisogno di documentarmi leggendo le sentenze e non ho letto il libro di Semenza figlio (prima o poi lo farò); mi bastano alcuni elementi oggettivi, che si possono ricavare facilmente e che ho la fortuna di saper interpretare. Ho solo letto il libro di Tina Merlin, che cita molti documenti ufficiali.
La frana del Vajont ha coinvolto 260 milioni di metri cubi di versante, ovvero 10 volte tanto il volume della frana di Val Pola del 1987 (per chi se la ricorda), che ha sepolto 11 frazioni in provincia di Sondrio. 260 milioni di metri cubi sono un volume enorme, inimmaginabile. Ma i segni premonitori sono stati inequivocabili: dalle grandi fessure sul versante (la famosa "M"), alle contropendenze, ai tremori continui che si volle attribuire a fenomeni microsismici svincolati dal movimento, ai boati periodici dovuti al detensionamento degli ammassi rocciosi, alla grossa frana di circa un paio di milioni di metri cubi avvenuta, se ricordo bene, l'anno precedente, ai numerosi crolli e segni di movimento visibili e spesso denunciati da chi ci abitava. Succede più o meno sempre così quando si ha a che fare con un movimento importante di un versante; i segni premonitori e gli indizi si assomigliano, sono più o meno sempre quelli e durano un tempo più o meno lungo, da mesi ad anni. Non è stato un evento improvviso e imprevedibile. Non esiste eccezionalità di evento meteorico che possa far collassare un volume tanto grande improvvisamente e senza segni precursori. La presenza di un invaso ha invece sicuramente provocato una accelerazione del movimento della frana.
Quindi che fosse in atto un colossale movimento di versante non è in discussione.
Il fatto è che l'entità del movimento fu grandemente sottostimata. Per imperizia forse, ma mi permetto di dubitarne. E' come se si fosse fatto di tutto per non vedere ciò che in realtà era evidente. E' un po' come se si fossero detti che "la frana era troppo grande per poter essere vera".

In questo scenario la pubblica amministrazione, ed i suoi meccanismi malati, ebbe un ruolo determinante. Rileggendo diversi documenti dell'epoca, ho ritrovato gli stessi atteggiamenti, quasi le stesse parole che spesso ritrovo oggi in molta corrispondenza tra enti.

In ogni caso, le responsabilità da parte del mondo politico, scientifico e della pubblica amministrazione nel caso del Vajont furono enormi e l'imprevedibilità della Natura in questa vicenda c'entra davvero poco.