Guarda, più che dei perry mason mi preoccuperei di trovarmi con gente a cui non importa nulla di sapere come realmente funzioni una cosa, ma solo di raccontarsi le loro vicende agonistiche e darne proprie interpretazioni. Nessuno ha più voglia di approfondire, per questo sento darmi appellativi tipo " perry mason di turno" , un po' come un tipo in un video su fb che parla di "professoroni" e poi lancia il concorso a premi.Grazie Valerio, provo a buttare giù il mio pensiero, prima che affoghi nei millemila messaggi dei perrymason di turno.
Faccio granfondo nel 1998, sempre con spirito agonistico. Per me l'agonismo è sempre stato divertimento e non l'ho mai visto come "esasperazione". Questa subentra quando, per raggiungere il risultato, si ricorre a mezzi che esulano dall'etica sportiva. E non mi riferisco soltanto ai casi di doping, o agli altri episodi di slealtà (tagli o motorini). Mi riferisco a tutti quei gesti che mostrano poca propensione al rispetto dell'avversario, come ad esempio urlargli di farsi da parte perché ostacola la tua traiettoria in discesa, offenderlo perché non tira, sbraitare contro i volontari per una bottiglia passata male ecc... Questa è esasperazione e non è certo una novità degli ultimi tempi. Solo che con la diffusione dei social è cresciuta la voglia di apparire per farsi apprezzare postando foto di podi e di stralci di classifica, comportamento che personalmente trovo vieppiù ridicolo. Logico che quando si fa agonismo si cerca il risultato, ma bisogna sempre cercare di mettere il valore di questi risultati nel giusto contesto. Che è quello di una gara amatoriale. Quando la maggior parte dei partecipanti avrà questa consapevolezza si potrà riprendere a fare agonismo in maniera serena e divertente.
Festeggiamo quindi, poi andiamo capelli al vento a fare una gara, senza magari sapere come funziona e quali diritti e doveri abbiamo, tanto poi c'è il concorso a premi.