Ieri prima gara "vera" , bagnata, fatta coi freni a disco.
Avevo fatto altre GF nelle stesse condizioni seppur con spirito meno agonistico e, quindi, meno indicativo dei possibili vantaggi della frenata col disco.
Chi mi legge sa che sono da sempre abbastanza scettico sul tema dischi su bdc: ieri, tuttavia (come per altro non avevo mai mancato di precisare nei miei interventi, ci tengo a ribadirlo) la conferma della enorme utilità (per l'amatore medio) dell'impianto a disco in condizioni di pioggia.
Innanzitutto parto dalle frequenti cadute a cui ho assistito direttamente (dovute anche alla patina di umido che si deposita sull'asfalto prima dell'acquazzone, quando inizia a "gocciolare")
Le scivolate coinvolgevano quasi tutte bici con
ruote in carbonio... mi sono fatto l'idea che il dato non sia affatto casuale: l'effetto on/off di certe frenate su pista in carbonio bagnate è la premessa quasi obbligata per il blocco della ruota e la conseguente perdita di aderenza: rallenta il gruppo, tu pinzi, vedi che la ruota non risponde subito e d'istinto pinzi ancora più forte, la pista nel frattempo di asciuga e tu senza nemmeno accorgertene sei in mezzo ad una rotonda con la salopette abrasa ed il gomito lacerato (nella migliore delle ipotesi)
A ciò rimedia, sicuramente, la frenata più progressiva (se solo si vuole) più costante, più fedele e comunque meno imprevedibile del freno a disco che non risente minimante delle condizioni meteo.
Ho poi visto parecchi ragazzi esitare in discesa all'ingresso di ogni curva (ero a ridosso dei primi cento, quindi non proprio fondisti alle prime armi), li ho visti diminuire drasticamente la velocità con metri e metri di anticipo rispetto alla curva: ciò non era dovuto tanto alla necessità di impostare una traiettoria "sicura" (le strade erano già belle che bagnate e continuava a piovere abbondantemente) quanto - in tutta evidenza - dalla "riserva" mentale della risposta alla pinzata decisiva per arrestare la velocità, che se non fosse arrivata per tempo, quando "comandata", avrebbe comportato sicuramente il drittone. Da qui la necessità di prepararsi prima, mettendo in conto anche una risposta "ritardata"
In questo i freni a disco sono superiori: rispetto alle frenate più timorose e necessariamente anticipate (ripeto, non sempre dovute e tempi di arresto dilatati, quanto piuttosto per "prevenire" e cautelarsi dall' inefficienza del primo giro di ruota per pulire le piste), i dischi consentono di continuare a guidare come se niente fosse; ciò rispetto a chi è naturalmente (e doverosamente) più prudente consente ben presto di recuperare o distaccare anche di qualche minuto su discese di media lunghezza.
Poi ci sono i ciclisti più smaliziati, capaci e temerari. E le ruote a pattino di carbonio ultima generazione (che mi dicono non risentire dei succitati problemi).
Per questi la pioggia è solo un accidente che non cambia molto, ma costoro, come i pro del resto, secondo me sono una minoranza della popolazione ciclistica (come invero lo sono quelli che girano sotto l'acqua per diletto o per allenamento).
Per la maggior parte degli amatori e per le abilità medie che ho potuto riscontrare sul bagnato in questi anni (senza la pretesa che ciò rappresenti un campione attendibile ed esaustivo), i freni a disco in condizioni meteo avverse di pioggia, rappresentano un bel passo in avanti per mantenere le stesse performance o quasi che sia otterrebbero sull'asciutto.
Secondo me non sono migliori dei freni a pattino: semplicemente, sono i caliper ad essere mediamente meno performanti sul bagnato.