La mia
Sportful:
vigilia con tanti dubbi dovuti al meteo. Il sabato mattina sono salito sul Croce d'Aune con un tempo stupendo ma al pomeriggio leggevo qui, di grandine in Val di Fiemme e temperature rigide sul Manghen.
Domenica mattina mi spalmo gambe e piedi di crema riscaldante, vesto un estivo con maglia intima manica corta ma pesantina, calze invernali, copriscarpe antipioggia, manicotti e nelle tasche: cell., giubbino Sportful No-rain Stretch e guanti lunghi leggeri. Un bacio a compagna e bimba e scendo da Seren del Grappa in bici. Non fa troppo freddo, arrivo in griglia prima del mio solito. Il cielo è già coperto, mi sembra di sentire qualche goccia. Mi dico: dai, se si mette male da subito giri per il corto, sapendo di mentire a me stesso. Parto mezzo rin--------to dalla troppa attesa, affronto Cima Campo con calma, in cima non mi sembra freddo e scendo senza indossare la mantellina sottovalutando la lunghezza della discesa e rischiando di avere in seguito problemi intestinali. Arrivo al bivio, non ho tempo di valutare la scelta del percorso, la mia Pepino ha già tirato dritto. Sosta fisiologica e si va sul Manghen che all'inizio ci accoglie con un pallido sole. Salgo regolare ma il Lupo questa volta morde, in particolare il polpaccio sinistro che mi fa male quando pedalo seduto. Dopo il ponticello sento un incoraggiamento dai marchigiano . Ne ho bisogno perché nella parte dura il Lupo non mi da scampo e mi mette in difficoltà. Non mi sento proprio in crisi ma salgo pianissimo. Il cielo inizia a chiudersi, ai meno cinque devo tirare su i manicotti perché l'aria è decisamente cambiata. Arrivano le prime gocce. Il paesaggio si fa via, via più selvaggio, il cielo è nero e piove con più convinzione. Inizio a sentire gli ululati (lo scorso anno c'erano?) che rendono il tutto inquietante ma molto suggestivo. Questo mi da la scossa, ai meno due mi riprendo e arrivo al Passo con il sorriso. Al ristoro mi fermo il meno possibile, metto guanti e mantellina e inizio la discesa sotto la pioggia battente, Scendo con prudenza e al contrario dello scorso anno non sono molti quelli che mi passano. Sento freddo solo alle mani. Terminata la parte tecnica, man mano che si scende la strada si asciuga e nella parte veloce mi diverto un sacco. Ritorno sotto ad un gruppetto giusto per affrontare il lungo tratto verso Predazzo. Sono quasi in coda ad un bel gruppetto che però va a strappi e mi fa subire un po' l'elastico. Inizio il Rolle senza problemi, al ristoro mi fermo solo per buttare le cartacce (che tristezza e rabbia vedere tanta immondizia sulle strade). Nel tratto pianeggiante ritorno su un gruppetto ricordando che c'è un bel pezzo in piano. Dal bivio per il Valles inizio a salire in progressione sentendo che potrei accelerare ma me ne guardo bene anche se mi sento bene. Ai meno cinque le prime gocce, ai meno due mi devo fermare per indossare guanti e mantellina. Ho ancora una borraccia piena e penso sia meglio non fermarsi al ristoro e scendere dal passo prima possibile. Piove forte, inizio la discesa con prudenza anche perché inizia a salire qualche macchina e qualche moto. I primi Km scendo bene nonostante il freno dietro faccia un rumoraccio. Ad un certo punto non sento più la bici stabile devo aver forato, o forse la ruota ha qualche problema o magari e tutto il telaio che ha qualche problema penso. Poi mi rendo conto di quale sia il problema; sto tremando come una foglia, ho quasi le convulsioni, non riesco a serrare i denti che battono incontrollabili. A S. Martino mi viene voglia di fermarmi ma insisto pensando che quella tortura finirà presto. In qualche modo raggiungo un gruppo verso Siror, ricominciare a pedalare è prima una tortura, poi un sollievo. Mi riprendo un po dal freddo, il gruppo si fa più folto , va via regolare in fila indiana che è un piacere. Nelle gallerie si va veloci (anche 60 k/h) ma si rimane in fila e non si corrono rischi. Inizia il Croce D'Aune. Sto bene. Al primo paesino la solita famiglia che mi porge un bicchiere di sali, lo prendo volentieri e do il cinque ad un bimbo che mi porge la mano. Al ristoro non si ferma praticamente nessuno, probabilmente perché il cielo è nerissimo. Chiamo per avvisare che non manca nulla e mi dicono che anche a Feltre il tempo non promette nulla di buono. Ad Aune nonostante il tratto duro salgo in scioltezza, (per le mie possibilità ovviamente), sono emozionato, in quel punto il mio pensiero va sempre a mio papà che mi sembra di scorgere tra le nuvole. Sembra una maledizione; ai meno due inizia a piovere forte, riallaccio la mantellina e salgo al passo rammaricandomi che non godrò neanche dell'ultima discesa. Non è vero, perché nonostante piova forte, scendo piacevolmente con l'animo sereno. Negli ultimi Km mi permetto diverse accelerazioni, percorro il viale a tutta manco fossi il primo mentre l'ultima salita me la godo con calma. 9:13:52 . Passo il traguardo con il magone, vengo destato da un vocina: papà: la mia famiglia sul balcone sotto l'ombrello. Stanco e Felice.
Grazie a tutte quelle meravigliose persone che hanno fatto si che tutto questo sia stato possibile.