Pubblicato su VIARAVENNA BLOG e mandato mail a Luca Neri (CT):
"Eccomi qui ... vista la latitanza ideoogico-redazionale dell' amico Frittenz, prendo volentieri la parola proseguendo la discussione e in certo modo rinnovandola, con un' analisi piu fredda e razionale dell' argomento. Vorrei inoltre darle un titolo quasi potesse divenire un trattato sullo stato di un cicloturismo agonistico in netta crisi di identità. Cos' è oggi il cicloagonismo? Dove sta andando e quale sarà il suo futuro?
Inizierei dal recente passato: quando mi sono riavvicinato a questo sport il mio obbiettivo era più che altro perdere peso, non lo nego; ma il ciclismo è lo sport che, come molti ormai sanno, mi ha accompagnato nel periodo della mia adolescenza ed allora tutto era molto diverso. Parlo dei primi anni '80 di cui molti hanno memoria sportiva e che non intendo qui ricordare ma che al di là di ogni possibile affermazione erano scevri da qualsiasi interferenza tra il mondo professionistico, dilettantistico e amatoriale; ma più avanti, diciamo da 5/6 anni a questa parte, questa pluralità di livello atletico nelle Granfondo ha subito un accellerazione importante per il cresciuto numero dei partecipanti e per la popolarità sportiva di questo ramo del ciclismo. Siamo passati da uno sparuto numero di atleti ex professionisti ad un numero ben maggiore, siamo passati in alcune manifestazioni ad oltre 13.000 iscritti e in altre a oltre 36.000 preiscrizioni a fronte di "soli" 9.000 posti diponibili con iscrizioni pari a uno stipendio medio alto di dirigente d' azienda e siamo arrivati ad avere professionisti pronti a lasciare team dove non trovano magari spazi importanti per venire in squadre ben organizzate a livello amatoriale che garantivano invece stipendi e soddisfazioni sportive che mancavano nel mondo professionistico.
Il caso Maccanti, ho voluto chiamare così questo post: mi scuso fin d' ora con il ragazzo ed il team per il quale nutro sincera simpatia (pronto come sempre a ritrarre il post) ma considero questo titolo e quindi questo post il punto di partenza per una nuova crociata. Una di quelle crociate che son solito fare e che spesso hanno sortito ben poco visto il "muro di gomma" contro cui sbattevano ma che tante conferme di apprezzamento hanno suscitato. Il caso Maccanti sarà l' oggetto di una mail che intendo spedire alla redazione di Compagnia Editoriale (CT C..........) a Luca Neri e cioè all' organizzatore del Circuito del Prestigio di C...........o.
"Il Caso Maccanti"
Domenica 25 aprile 2010 - Gualdicciolo (RSM)
Il cicloturismo agonistico vive una delle sue giornate peggiori. Alla partenza della Granfondo Internazionale SAB della Repubblica di San Marino succede qualcosa (non entrerò nel merito della vicenda) ... Colui che vincerà la suddetta manifestazione ha la malaugurata idea di presentarsi allo start in una griglia che non gli spetta per il numero che l' organizzazione gli ha dato ma che di sicuro merita per il valore sportivo dell' atleta che è in realtà. E i meriti sportivi di Michele Maccanti non si discutono: ex professionista del Team LPR nel 2005 e 2006 con importanti affermazione nel suo palmares e vincitore di diverse Granfondo a livello amatoriale nell' ultimo anno alla Renofin - Castelli NWR. Con la sua affermazione in questa gara e la successiva squalifica per "tentativo di ingresso" in una griglia diversa da quella assegnata il suo nome viene inciso nella stele dei "sacrificati" allo sregolato mondo del "Circo Ciclo-Maccheroni". Un mondo sportivo in cui non esistono regole certe, dove perfino i regolamenti della singola manifestazione vengono stravolti per esigenze personali dell' organizzazione la sera prima o la mattina stessa dello svolgimento della gara, dove i percorsi non son certi nemmeno alla partenza, dove si può squalificare un atleta per "dare un esempio" e non per irregolarità sportiva e dove ogni situazione paradossale viene resa "possibile" dalla parola "organizzazione amatoriale". Dietro a questo epiteto si nasconde sempre la fragilità di un mondo fatto di compromessi e di passioni e aspettative disattese, di persone che rischiano la loro incolumità in attività poco o nulla tutelate. Dietro la parola amatoriale si nasconde un background ricco di sponsorizzazioni, di interessi economici, di opportunità non raccolte e quindi perdute.
Queste opportunità perdute feriscono in modo particolare e fanno perdere al mondo cicloamatoriale un' affascinante occasione e cioè quella di rappresentare un' alternativa affascinante per molti giovani ciclisti al dilettantismo puro. Tutti infatti sanno che il ciclismo, che dopo il calcio è forse lo sport più amato dalle masse, è malato e che i giovani difficilmente si affacciano a questa realtà perchè consci che dopo un certo tirocinio per passare ad un livello superiore occorre "probabilmente" assumere qualche "additivo" non lecito e dannoso; molti di loro potrebbero avvicinasi al mondo amatoriale perchè liberi da ogni clichet e con la possibilità di misurarsi con persone di indubbio valore sportivo. Ma questo necessiterebbe la ristrutturazione di un settore disorganizzato e inadatto alla crescita del valore atletico dei giovani ciclisti e a queli di ogni età e livello.
Penso sia giunto il tempo di riorganizzare il gioco, quel momento in cui occorrerebbe rimescolare le carte e mettere ordine alle cose. Occorrerebbe anzitutto una Federazione Sportiva al di sopra dei vari enti e associazioni, un regolamento comune e un ranking di valore indiscutibile per gli atleti, per la loro classificazione e una gestione univoca del loro codice identificativo sportivo.
Cose semplici ma necessarie. Perchè non ci sia mai più un "caso Maccanti" inteso come simbolo di un' potere arbitrario lasciato in mani inadeguate di chi da questo sport vuol solo trarre benefici personali."
"Eccomi qui ... vista la latitanza ideoogico-redazionale dell' amico Frittenz, prendo volentieri la parola proseguendo la discussione e in certo modo rinnovandola, con un' analisi piu fredda e razionale dell' argomento. Vorrei inoltre darle un titolo quasi potesse divenire un trattato sullo stato di un cicloturismo agonistico in netta crisi di identità. Cos' è oggi il cicloagonismo? Dove sta andando e quale sarà il suo futuro?
Inizierei dal recente passato: quando mi sono riavvicinato a questo sport il mio obbiettivo era più che altro perdere peso, non lo nego; ma il ciclismo è lo sport che, come molti ormai sanno, mi ha accompagnato nel periodo della mia adolescenza ed allora tutto era molto diverso. Parlo dei primi anni '80 di cui molti hanno memoria sportiva e che non intendo qui ricordare ma che al di là di ogni possibile affermazione erano scevri da qualsiasi interferenza tra il mondo professionistico, dilettantistico e amatoriale; ma più avanti, diciamo da 5/6 anni a questa parte, questa pluralità di livello atletico nelle Granfondo ha subito un accellerazione importante per il cresciuto numero dei partecipanti e per la popolarità sportiva di questo ramo del ciclismo. Siamo passati da uno sparuto numero di atleti ex professionisti ad un numero ben maggiore, siamo passati in alcune manifestazioni ad oltre 13.000 iscritti e in altre a oltre 36.000 preiscrizioni a fronte di "soli" 9.000 posti diponibili con iscrizioni pari a uno stipendio medio alto di dirigente d' azienda e siamo arrivati ad avere professionisti pronti a lasciare team dove non trovano magari spazi importanti per venire in squadre ben organizzate a livello amatoriale che garantivano invece stipendi e soddisfazioni sportive che mancavano nel mondo professionistico.
Il caso Maccanti, ho voluto chiamare così questo post: mi scuso fin d' ora con il ragazzo ed il team per il quale nutro sincera simpatia (pronto come sempre a ritrarre il post) ma considero questo titolo e quindi questo post il punto di partenza per una nuova crociata. Una di quelle crociate che son solito fare e che spesso hanno sortito ben poco visto il "muro di gomma" contro cui sbattevano ma che tante conferme di apprezzamento hanno suscitato. Il caso Maccanti sarà l' oggetto di una mail che intendo spedire alla redazione di Compagnia Editoriale (CT C..........) a Luca Neri e cioè all' organizzatore del Circuito del Prestigio di C...........o.
"Il Caso Maccanti"
Domenica 25 aprile 2010 - Gualdicciolo (RSM)
Il cicloturismo agonistico vive una delle sue giornate peggiori. Alla partenza della Granfondo Internazionale SAB della Repubblica di San Marino succede qualcosa (non entrerò nel merito della vicenda) ... Colui che vincerà la suddetta manifestazione ha la malaugurata idea di presentarsi allo start in una griglia che non gli spetta per il numero che l' organizzazione gli ha dato ma che di sicuro merita per il valore sportivo dell' atleta che è in realtà. E i meriti sportivi di Michele Maccanti non si discutono: ex professionista del Team LPR nel 2005 e 2006 con importanti affermazione nel suo palmares e vincitore di diverse Granfondo a livello amatoriale nell' ultimo anno alla Renofin - Castelli NWR. Con la sua affermazione in questa gara e la successiva squalifica per "tentativo di ingresso" in una griglia diversa da quella assegnata il suo nome viene inciso nella stele dei "sacrificati" allo sregolato mondo del "Circo Ciclo-Maccheroni". Un mondo sportivo in cui non esistono regole certe, dove perfino i regolamenti della singola manifestazione vengono stravolti per esigenze personali dell' organizzazione la sera prima o la mattina stessa dello svolgimento della gara, dove i percorsi non son certi nemmeno alla partenza, dove si può squalificare un atleta per "dare un esempio" e non per irregolarità sportiva e dove ogni situazione paradossale viene resa "possibile" dalla parola "organizzazione amatoriale". Dietro a questo epiteto si nasconde sempre la fragilità di un mondo fatto di compromessi e di passioni e aspettative disattese, di persone che rischiano la loro incolumità in attività poco o nulla tutelate. Dietro la parola amatoriale si nasconde un background ricco di sponsorizzazioni, di interessi economici, di opportunità non raccolte e quindi perdute.
Queste opportunità perdute feriscono in modo particolare e fanno perdere al mondo cicloamatoriale un' affascinante occasione e cioè quella di rappresentare un' alternativa affascinante per molti giovani ciclisti al dilettantismo puro. Tutti infatti sanno che il ciclismo, che dopo il calcio è forse lo sport più amato dalle masse, è malato e che i giovani difficilmente si affacciano a questa realtà perchè consci che dopo un certo tirocinio per passare ad un livello superiore occorre "probabilmente" assumere qualche "additivo" non lecito e dannoso; molti di loro potrebbero avvicinasi al mondo amatoriale perchè liberi da ogni clichet e con la possibilità di misurarsi con persone di indubbio valore sportivo. Ma questo necessiterebbe la ristrutturazione di un settore disorganizzato e inadatto alla crescita del valore atletico dei giovani ciclisti e a queli di ogni età e livello.
Penso sia giunto il tempo di riorganizzare il gioco, quel momento in cui occorrerebbe rimescolare le carte e mettere ordine alle cose. Occorrerebbe anzitutto una Federazione Sportiva al di sopra dei vari enti e associazioni, un regolamento comune e un ranking di valore indiscutibile per gli atleti, per la loro classificazione e una gestione univoca del loro codice identificativo sportivo.
Cose semplici ma necessarie. Perchè non ci sia mai più un "caso Maccanti" inteso come simbolo di un' potere arbitrario lasciato in mani inadeguate di chi da questo sport vuol solo trarre benefici personali."