Apro questa discussione e spero che non diventi un vespaio.
Lo faccio più che altro per esprimere la mia opinione, che non deve essere assolutamente condivisa
Ho partecipato nell’arco della mia poco gloriosa carriera a diverse granfondo, non moltissime per la verità. Poi, ho scoperto un altro modo di praticare ciclismo: più contemplativo, sempre alla ricerca di posti nuovi, per quanto il territorio lo consenta. Studio spesso una cartina della Kompass (molto dettagliata) per cercare una nuova salita che porta ad una maso (fattoria) isolata. Poi, un giorno la proverò, anche se dovrò scendere per la stessa strada. Però lo spirito competitivo mi è rimasto, più che altro con (o contro) me stesso, cercando di fare un buon tempo su una salita conosciuta, o stabilire una buona media a fine giro. Insomma, quando pedalo non vado sempre “a tutta”, ma neanche a passeggio.
Dopo questo preambolo ecco il mio quesito: “ma perché esistono le Granfondo?” È una domanda insolita e messa così, quasi quasi l’unica risposta è:”ma che razza di domanda è”.
È che mi pare che per molti il ciclismo sia ormai solo “partecipare alle GF” o allenarsi per queste.
Pochissimi di questi corrono per vincere o per piazzarsi nei primi; molti devono alzarsi all’alba, si devono sobbarcare viaggi in auto anche molto lunghi, raggiungere la sede di partenza e iniziano i casini per trovare parcheggio, la coda per rititrare il pacco-gara (che contiene spesso solo “scemenze”, ammettiamolo): Poi lunghissime attese in griglia e pronti- via…..a tutta, dietro ad altri ciclisti sconosciuti. Pochi poi, riescono a godere delle bellezza dei nuovi posti: lo sguardo è sempre sul cardio, o (speriamo) sulla ruota di chi sta davanti. Guai a distrarsi! Poi, per chi prima, per altri poi, ecco l’arrivo e il “beep” del tappeto che segna la fine. Sospiro di sollievo e uno sguardo alla ricerca di persone conosciute, per condividere l’esperienza. Anzi, spesso piú che condividere è un raccontargli solo la tua di esperienza, la “sfiga” che hai avuto perché ti sei distratto un attimo e hai perso il treno buono, o perché hai bucato 118 volte, altrimenti gliela fecevi vedere tu a TizioCaioSempronio. Poi, pastaparty su uno squallido piattino di plastica in una tenda da “terremotati” (con il massimo rispetto che ho per questi), e vai ancora di racconti ciclistici, spesso improbabili. Ah, ecco, hanno esposto la classifica e subito si forma un nugolo di persone che allungano il collo e aguzzano la vista per identificarsi o identificare il “rivale di turno”, “...eh, eh, eh gli ho dato 8 minuti!”. Poco importa se costui abbia bucato 118 volte o si sia fermato un po’ per godere di un bel panorama. “Eh eh eh 8 minuti non sono mica pochi”. Le classifiche si possono vedere comodamente anche da casa, ma cribbio, a chi dico poi che ho dato 8 minuti a Tizio? A mia moglie forse, che giá mi detesta perché l’ho lasciata a casa? Poi, di fretta di nuovo in macchina, la strada è lunga per tornare a casa. Se poi in auto ci sono altri compagni di pedale, ovviamente le “cicloesperienze” continuano anche lì.
A fine giornata si rientra stanchi, ma felici perché Tizio è arrivato 8 minuti dopo di noi. Con un po’ di soldini in meno in tasca, considerato che ormai le iscrizioni sono piuttosto salate e che tua moglie, rimasta sola a casa, è comunque andata al centro commerciale a “sfogarsi” anche lei.
A letto, prima di addormentarsi, i pensieri si susseguono. Sono ovviamente pensieri ciclistici :”Cavoli, se fossi riuscito a prendere la ruota di quel gruppetto, altro che 8 minuti!…a tizio gliene davo almeno 12!” ….zzzzzzzz ronff.
Alcune persone con cui ho partecipato alle GF, non sapevano non dico il nome delle localitá attraversate, ma neppure di quella di partenza!
-“Hai visto circa a metá percorso, quel stupendo castello sulla collina a destra?”
-“Bohhhh, no, mica visto”-
“Cavoli, nella localitá di partenza ci sarebbe un antica chiesa (o altro) da vedere, giá che siamo qui….?”
-“No, no – dopo il pastaparty e lo studio della classifica (devo vederere se erano proprio 8 i minuti) devo scappare a casa, sennò mia moglie s’incavola”.
Oltretutto non sono prive di rischio, questo è notevolmente aumentato dalla foga della comeptizione (per dare 8 minuti all’antipatico Tizio, bisogna pur rischiare, no?)
Non mi riferisco ovviamente a coloro che riescono a “sfruttare” la giornata, coinvolgendo la famiglia e trasformandola in una giornata proficua e ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale.
Beh, dai, l’ho fatto un po’ lunga e colorita, ma il succo è questo. Cioè è l’opinione che ho ormai delle Granfondo, che secondo me sono prive di “spirito” e cosí interpretate danno veramente poco, tranne quelle “mitiche” (Ötztaler, Maratona dles Dolomites; 9Colli), la cui partecipazione almeno una volta nella vita, ci da giustamente un po’ di orgoglio.
Ovviamente non pretendo che condividiate questo mio pensiero, ci mancherebbe.
P.S. Ora vi lascio, mi devo allenare, che domenica c’è la 1° Granfondo di Borgociccio, e nel paccogara c’è un copertoncino della Huangfeng, che mi servirebbe.
Lo faccio più che altro per esprimere la mia opinione, che non deve essere assolutamente condivisa
Ho partecipato nell’arco della mia poco gloriosa carriera a diverse granfondo, non moltissime per la verità. Poi, ho scoperto un altro modo di praticare ciclismo: più contemplativo, sempre alla ricerca di posti nuovi, per quanto il territorio lo consenta. Studio spesso una cartina della Kompass (molto dettagliata) per cercare una nuova salita che porta ad una maso (fattoria) isolata. Poi, un giorno la proverò, anche se dovrò scendere per la stessa strada. Però lo spirito competitivo mi è rimasto, più che altro con (o contro) me stesso, cercando di fare un buon tempo su una salita conosciuta, o stabilire una buona media a fine giro. Insomma, quando pedalo non vado sempre “a tutta”, ma neanche a passeggio.
Dopo questo preambolo ecco il mio quesito: “ma perché esistono le Granfondo?” È una domanda insolita e messa così, quasi quasi l’unica risposta è:”ma che razza di domanda è”.
È che mi pare che per molti il ciclismo sia ormai solo “partecipare alle GF” o allenarsi per queste.
Pochissimi di questi corrono per vincere o per piazzarsi nei primi; molti devono alzarsi all’alba, si devono sobbarcare viaggi in auto anche molto lunghi, raggiungere la sede di partenza e iniziano i casini per trovare parcheggio, la coda per rititrare il pacco-gara (che contiene spesso solo “scemenze”, ammettiamolo): Poi lunghissime attese in griglia e pronti- via…..a tutta, dietro ad altri ciclisti sconosciuti. Pochi poi, riescono a godere delle bellezza dei nuovi posti: lo sguardo è sempre sul cardio, o (speriamo) sulla ruota di chi sta davanti. Guai a distrarsi! Poi, per chi prima, per altri poi, ecco l’arrivo e il “beep” del tappeto che segna la fine. Sospiro di sollievo e uno sguardo alla ricerca di persone conosciute, per condividere l’esperienza. Anzi, spesso piú che condividere è un raccontargli solo la tua di esperienza, la “sfiga” che hai avuto perché ti sei distratto un attimo e hai perso il treno buono, o perché hai bucato 118 volte, altrimenti gliela fecevi vedere tu a TizioCaioSempronio. Poi, pastaparty su uno squallido piattino di plastica in una tenda da “terremotati” (con il massimo rispetto che ho per questi), e vai ancora di racconti ciclistici, spesso improbabili. Ah, ecco, hanno esposto la classifica e subito si forma un nugolo di persone che allungano il collo e aguzzano la vista per identificarsi o identificare il “rivale di turno”, “...eh, eh, eh gli ho dato 8 minuti!”. Poco importa se costui abbia bucato 118 volte o si sia fermato un po’ per godere di un bel panorama. “Eh eh eh 8 minuti non sono mica pochi”. Le classifiche si possono vedere comodamente anche da casa, ma cribbio, a chi dico poi che ho dato 8 minuti a Tizio? A mia moglie forse, che giá mi detesta perché l’ho lasciata a casa? Poi, di fretta di nuovo in macchina, la strada è lunga per tornare a casa. Se poi in auto ci sono altri compagni di pedale, ovviamente le “cicloesperienze” continuano anche lì.
A fine giornata si rientra stanchi, ma felici perché Tizio è arrivato 8 minuti dopo di noi. Con un po’ di soldini in meno in tasca, considerato che ormai le iscrizioni sono piuttosto salate e che tua moglie, rimasta sola a casa, è comunque andata al centro commerciale a “sfogarsi” anche lei.
A letto, prima di addormentarsi, i pensieri si susseguono. Sono ovviamente pensieri ciclistici :”Cavoli, se fossi riuscito a prendere la ruota di quel gruppetto, altro che 8 minuti!…a tizio gliene davo almeno 12!” ….zzzzzzzz ronff.
Alcune persone con cui ho partecipato alle GF, non sapevano non dico il nome delle localitá attraversate, ma neppure di quella di partenza!
-“Hai visto circa a metá percorso, quel stupendo castello sulla collina a destra?”
-“Bohhhh, no, mica visto”-
“Cavoli, nella localitá di partenza ci sarebbe un antica chiesa (o altro) da vedere, giá che siamo qui….?”
-“No, no – dopo il pastaparty e lo studio della classifica (devo vederere se erano proprio 8 i minuti) devo scappare a casa, sennò mia moglie s’incavola”.
Oltretutto non sono prive di rischio, questo è notevolmente aumentato dalla foga della comeptizione (per dare 8 minuti all’antipatico Tizio, bisogna pur rischiare, no?)
Non mi riferisco ovviamente a coloro che riescono a “sfruttare” la giornata, coinvolgendo la famiglia e trasformandola in una giornata proficua e ogni riferimento a persone o fatti è puramente casuale.
Beh, dai, l’ho fatto un po’ lunga e colorita, ma il succo è questo. Cioè è l’opinione che ho ormai delle Granfondo, che secondo me sono prive di “spirito” e cosí interpretate danno veramente poco, tranne quelle “mitiche” (Ötztaler, Maratona dles Dolomites; 9Colli), la cui partecipazione almeno una volta nella vita, ci da giustamente un po’ di orgoglio.
Ovviamente non pretendo che condividiate questo mio pensiero, ci mancherebbe.
P.S. Ora vi lascio, mi devo allenare, che domenica c’è la 1° Granfondo di Borgociccio, e nel paccogara c’è un copertoncino della Huangfeng, che mi servirebbe.