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Incremento Watt/Kg annui?
Testo
<blockquote data-quote="chippz" data-source="post: 6558929" data-attributes="member: 123235"><p>La metodologia di allenamento più utilizzata e più produttiva (almeno, nel mio "ex campo" -ovvero atletica-) era quella polarizzata. Ovvero spendere la maggior parte (dove per maggior parte si intende anche 70/80%) del tempo settimanale ad intensità basse, di recupero. E sta cosa vale tanto più è lungo lo sforzo da preparare, ma il ruolo del riposo è fondamentale (tant'è che pure i velocisti alternano allenamenti blandi o poco intensi ad altri intensi/anaerobici/velocità).</p><p></p><p>La differenza che noto rispetto al ciclismo è che con la corsa QUALSIASI distanza (dai 100m alla maratona) prevedeva durante TUTTO l'anno la cura di TUTTI gli aspetti fisiologici (con enfasi diverse in base al tipo di sforzo obiettivo).</p><p>Ovvero un maratoneta se da un lato non farà mai allenamenti di sprint (ma curerà la forza!), dall'altro durante ogni stagione allenerà anche le qualità che non sono direttamente correlate alla gara.</p><p>Per dire io quando preparavo gli 800m con gare in estate iniziavo a fare allenamenti lattacidi già da novembre, intensità leggermente inferiore ai lavori svolti nel periodo gare ma pur sempre tosti. Inoltre durante tutto l'anno curavamo anche la soglia (non come chi preparava i 10 km, ma con giornate svolte esclusivamente per lavorare la soglia -che è un tipo di sforzo lontanissimo dallo sforzo obiettivo-).</p><p>Idem quando preparavo i 10 km con gare in inverno/primavera, iniziavo a fare lavori in soglia già in estate e durante l'anno non mancavano lavori a sforzi da v02max (che è un parametro abbastanza lontano dalla gara).</p><p></p><p>Invece qua nel ciclismo sento sempre ragionare a compartimenti stagni. Una stagione soglia, la stagione dopo si inizia con i primi lavori fuori soglia.</p><p>E' una cosa che non concepisco e io personalmente non faccio così (ma ho comunque obiettivi di gran lunga diversi dai veri ciclisti).</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="chippz, post: 6558929, member: 123235"] La metodologia di allenamento più utilizzata e più produttiva (almeno, nel mio "ex campo" -ovvero atletica-) era quella polarizzata. Ovvero spendere la maggior parte (dove per maggior parte si intende anche 70/80%) del tempo settimanale ad intensità basse, di recupero. E sta cosa vale tanto più è lungo lo sforzo da preparare, ma il ruolo del riposo è fondamentale (tant'è che pure i velocisti alternano allenamenti blandi o poco intensi ad altri intensi/anaerobici/velocità). La differenza che noto rispetto al ciclismo è che con la corsa QUALSIASI distanza (dai 100m alla maratona) prevedeva durante TUTTO l'anno la cura di TUTTI gli aspetti fisiologici (con enfasi diverse in base al tipo di sforzo obiettivo). Ovvero un maratoneta se da un lato non farà mai allenamenti di sprint (ma curerà la forza!), dall'altro durante ogni stagione allenerà anche le qualità che non sono direttamente correlate alla gara. Per dire io quando preparavo gli 800m con gare in estate iniziavo a fare allenamenti lattacidi già da novembre, intensità leggermente inferiore ai lavori svolti nel periodo gare ma pur sempre tosti. Inoltre durante tutto l'anno curavamo anche la soglia (non come chi preparava i 10 km, ma con giornate svolte esclusivamente per lavorare la soglia -che è un tipo di sforzo lontanissimo dallo sforzo obiettivo-). Idem quando preparavo i 10 km con gare in inverno/primavera, iniziavo a fare lavori in soglia già in estate e durante l'anno non mancavano lavori a sforzi da v02max (che è un parametro abbastanza lontano dalla gara). Invece qua nel ciclismo sento sempre ragionare a compartimenti stagni. Una stagione soglia, la stagione dopo si inizia con i primi lavori fuori soglia. E' una cosa che non concepisco e io personalmente non faccio così (ma ho comunque obiettivi di gran lunga diversi dai veri ciclisti). [/QUOTE]
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