La fatina titanella, ricordi sfocati di un ometto barbuto

teo541

Pedivella
3 Giugno 2009
490
7
Milano
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Bici
Wilier Izoard XP
Vabbè, sto faticosamente racimolando i soldini per farmi la mia prima bici "seria", quella con cui - virtualmente - un giorno potrei buttarmi in una granfondo, per dire.
E pensando ai danari spesi per il telaio, mi viene in mente uno stralcio di ricordo d'una decina di anni fa, che man mano diviene più nitido finché non diventa quasi una visione...
Tempo fa, stavo con una ragazza che di famiglia era, diciamo, "ben messa"... e avevano una cascina nell'Oltrepò pavese. Il guardiano della cascina, tal Bombini, era fratello di un professionista dell'epoca (Emanuele? boh!)
Io quei due me li ricordo un po' a spanne, erano due ometti alti più o meno come me; uno barbuto e l'altro secco, ma con due gambe che parevan frassini.
Un giorno racconto al guardiano (il barbuto) della mia passione per la bici. E lui che fa? Mi porta nel fienile e mi fa vedere una pila di scatoloni. Mi fa: "questi qui sono i telai su cui corre mio fratello, me li ha dati da tenere... ne vuoi uno?"
Io, stolto, dissi che con la mia MTB Bianchi andavo già benone (era un cancello orripilante) e che "grazie davvero!" non ne avevo bisogno.
L'altra sera mi si è proiettato tutto in mente, nitidamente. E mi sono rivisto questi - saran stati 7-8, forse più - telai da corsa che stavano lì accatastati nel fienile, e il barbuto che me ne offriva uno. Erano leggeri, perché lui li brandiva con una mano sola senza alcuno sforzo. Erano piuttosto piccoli. Probabilmente della mia misura.
E avevano una lucentezza oscura, quei tubi, di un bel grigio scuro.
E insomma, l'altra sera mi sono improvvisamente reso conto...
Non sarà mica che ho detto no a un telaio in titanio della mia misura, per giunta regalato?!?!?!
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