Policastro 2018 – Olimpico Gold, il mio esordio nella triplice, ovvero… mai dire “gatto” se non lo hai nel sacco.
Attendevo con trepidazione questo momento, mi sono allenato duramente per quattro mesi per arrivare al 1° maggio sufficientemente preparato per il primo Olimpico, non è stato facile tra infortuni nella corsa, che ho dovuto imparare da zero, e malanni vari, ma ho tenuto duro, non avevo alcuna ambizione di tempo ma mi sentivo preparato e consapevole di aver lavorato bene, ma andiamo con ordine.
ore 8:00 – mi sveglio dopo un sonno tranquillo, abbondante colazione carbo, ultimo controllo all’attrezzatura e via verso Policastro con la moglie (che pazientemente mi fa da supporter), arrivo puntuale per la registrazione, disbrigo le pratiche e inizio a preparare la roba che porterò in ZC, me la prendo con calma, c’è tempo, il clima tra gli atleti è molto rilassato e non come nelle GF dove ci si guarda tutti con circospezione e non ci si parla, qui invece scambio impressioni e si scherza pure, il contesto mi piace.
Ore 13:00 – si apre la ZC, porto la bici alla slot 136 e inizio la liturgia della preparazione, ho studiato bene e ricordo il regolamento a memoria, faccio tutto senza esitazioni e alla fine mi autogratifico, ho allestito una ZC da manuale di triathlon, infilo anche la muta che entra senza problemi, la vecchia tecnica del talco funziona sempre.
Ore 13:30 – mi porto sulla spiaggia per il briefing, ascolto con attenzione le istruzioni, la frazione nuoto è all’australiana, ripasso in mente anche i punti pericolosi della frazione bike che avevo rilevato nella ricognizione, scambio due chiacchiere con altri concorrenti, sono sereno come una pasqua e mi sto divertendo.
Ore 14:00 – siamo poco meno di 200 tra uomini e donne, tutti ammassati sotto il pallone in attesa di poterci portare sul bagnasciuga, fa caldo, la giornata è splendida e il sole è cocente, la muta diventa una sauna, quando il giudice ci permette di andare sul bagnasciuga entro in acqua, la temperatura è perfetta, faccio un 100m sciolto per attivarmi e un ultimo aggiustamento alla muta, le condizioni del mare sembrano buone, in realtà una discreta corrente contraria, non visibile in superficie, infidamente ci attende.
Ore 14:25 – il giudice è pronto, nei pochi attimi prima del via rivedo la strategia di gara che mi sono imposto, voglio fare una frazione conservativa e, per evitare la tonnara, partirò nelle retrovie cercando il ritmo giusto, i 21’ dell’ultimo test in mare mi fanno prevedere una buona prova, mi sento carico.
Ore 14:30 – si parte, entro in acqua nelle ultime posizioni, imposto un ritmo che mi sembra giusto ed entro in qualche scia, ogni tre – quattro bracciate alzo la testa per controllare la rotta, la boa è perfettamente allineata.
Sento di avanzare bene… troppo bene, nella concitazione iniziale non mi accorgo che il ritmo è troppo alto, sto passando decine e decine di nuotatori, sto andando dritto nella tonnara… e ci finisco dentro, al primo giro di boa riesco ancora a mantenere l’assetto, piedate e manate non mi disturbano ma nella schiuma che ribolle devo alzare troppo la testa per prendere aria e inizio a scompormi, mi accorgo di rompere continuamente il ritmo, faccio l’errore di non controllare la posizione, senza accorgermene sono entrato nella testa del gruppo, avanzo ma non mi sento più a mio agio, non trovo più la giusta sincronizzazione bracciata–respirazione... entro in affanno e non romperò più il fiato.
Alla seconda boa non controllo più il gesto con razionalità, sento la muta che mi opprime impedendo una buona aerazione, l’ho provata solo due volte e non sono ancora abituato, rallento il ritmo ma non basta, decido allora di fare un tratto a rana e mi sposto di lato per non dare fastidio a chi mi segue, sono lucido anche se molto affannato, vedo un gruppo che nuota lungo e regolare, decido di portarmi nella loro scia, purtroppo non coordino più bene la respirazione e li perdo, riprendo la rana pensando di recuperare il fiato, purtroppo non è così, ho una rana molto efficiente ma il ritmo che imposto è ancora una volta troppo forte, tanto che arrivo alla fine del 1° giro tra i primi 40 (mia moglie li ha contati uno ad uno), sono sfinito, non fisicamente ma mentalmente.
Esco dall’acqua e mi fermo, sono confuso e in iperventilazione, il giudice di gara si avvicina e mi consiglia di recuperare fermo sul posto, non parlo, guardo come ipnotizzato gli atleti uscire e rientrare in acqua, non riesco a prendere una decisione, voglio rientrare ma non mi muovo, ci vorrebbe qualcuno che mi desse un calcio in culo ma… non avviene, vedo ancora tanti concorrenti nuotare, con rabbia mi rendo conto che sto gettando la spugna dopo essere stato per tutto il giro nella testa del gruppo… ma non mi muovo.
Passa il tempo, mi sembra una vita, vedo arrivare le cuffie blu delle donne che sono partite in seconda batteria, tra loro ancora un discreto numero di cuffie bianche, potrei entrare ora… penso, ho ripreso il fiato regolare e riuscirei a chiudere la frazione ancora in tempo utile… ma non mi muovo.
Escono tutte le donne, rimane ancora qualche uomo in acqua, con stizza strappo cuffia e occhialini, per me la gara è finita, potevo farcela ma non ho creduto in me stesso, penso sia assurdo ritirarsi quando si è nel primo terzo del gruppo, tra l'altro nuotando a rana! Significa che la condizione c'era!
Finisco la giornata sulla spiaggia, triste e in silenzio, ogni tanto vado a vedere la frazione run, i primi hanno regolato la gara in circa due ore, rivedo come in un film tutto ciò che è avvenuto, cerco di capire dove ho sbagliato, credo che mi sia partita la testa, non ho avuto la scaltrezza di fermarmi in acqua il tempo necessario per recuperare la tranquillità, il regolamento me lo consentiva cazzo! Sento però che non è stata paura, un blocco? Forse si.
Che dire, dopo due giorni di riflessione ho capito che devo prendere da questa debacle il lato positivo, ho preparato tutto in modo ottimale, sia fisicamente che come alimentazione pre gara, ho gestito bene la ZC e tutta la prassi prima di entrare in acqua, non ho sbagliato nulla, e alla fine ho capito tante cose a me sconosciute di questo sport, forse non dovrei lamentarmi, avrò un'altra opportunità.
Ora devo concentrarmi sulla prossima gara, dovrò allenare bene il nuoto in acque libere che mi è si familiare, ma non in questo contesto, dovrò abituarmi alla muta perché non diventi un boomerang invece che un vantaggio, ora con la bella stagione ho tutto il tempo per affinare… e per dimenticare questa disavventura.
Infine un occhio al calendario per il prossimo evento che spero di poter fare al più presto, prima dell’estate, qualcosa ho già adocchiato
Scusate la lungaggine, ma volevo condividere con voi questa prima esperienza.