Sky: è morto Ballerini, ct della Nazionale di ciclismo

matteo-elletì

Campy Lover
26 Novembre 2009
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Stelbel, Stelbel, Wilier, Wilier, Gios, Colnago
mi sembra molto toccante...



La Gazzetta. Sabrina Ballerini e quei rally maledetti

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«Mi telefonano alle 9. Niente di grave, mi dicono. Capisco che non è vero: se è niente di grave, neanche ti chiamano. Quel niente di grave nasconde qualcosa di grave, gravissimo, o forse di più. Devo andare a La Spezia, c’è mio figlio Gianmarco, 16 anni, che gioca a calcio, la sua prima partita da quando ha avuto un infortunio al ginocchio, legamento collaterale spezzato, otto mesi tra stop e recupero, prima partita nella Lucchese dopo la cessione dall’Atalanta. Mando i miei genitori. Io salgo in macchina e vado all’Ospedale di Pistoia. Un quarto d’ora di strada, ci arrivo prima dell’ambulanza. Se Franco non è ancora arrivato, penso, allora è ancora più grave di quello che temevo.

«IL SUO VISO»
L’ambulanza arriva prima delle 10. Gli addetti aprono gli sportelli, estraggono la lettiga, c’è uno specialista che sta cercando di rianimare Franco. Si precipitano nel pronto soccorso. Un quarto d’ora dopo mi chiama un medico. E’ morto, gli dico io. Lui mi chiede di entrare, di sedermi, di ascoltarlo: si è rotto l’osso del collo, è morto sul colpo, non se n’è accorto. Chiedo di vederlo, anche solo per un attimo. Va bene, mi fa. Franco, eccolo: il viso, poi il lenzuolo. Sembra che dorma. Ha un tampone nell’orecchio. E la sua tuta è insanguinata, dalle spalle ai piedi».

IN FAMIGLIA
Sabrina è a casa, con parenti, amici e Luca Scinto che non si dà pace. Gianmarco c’è, l’altro figlio, Matteo, 10 anni, no: è fuori, con gli amici. «Ci siamo conosciuti che io avevo 15 anni e Franco 21. Qui, a Casalguidi. Lui, dilettante, correva per la Magniflex. Lui non era nessuno, io non lo sono mai stata. Ci siamo piaciuti subito. L’educazione, la generosità: dev’essere stato quello a conquistarmi. Quattro anni dopo, il 28 ottobre 1989, ci siamo sposati. La donna di un corridore non ha la vita facile: il suo uomo non c’è mai. Allenamenti e corse. E a volte, quando c’è, ha la testa via, via sempre là, allenamenti e corse.

«I GETTONI»
Era pochi anni fa, eppure sembra preistoria: i telefonini non esistevano, Franco mi chiamava con i gettoni, i gettoni non bastavano, le frasi rimanevano sospese. Poi, quando ha smesso di correre, la vita non è cambiata: sceso di bici, Franco è salito in macchina. Forse anche la donna di un ex corridore non ha la vita facile: anche il suo uomo non c’è mai. Il bello di Franco è che non diceva mai di no, a nessuno. Certe sere andava a quattro appuntamenti: l’antipasto di qua, il primo di là, il secondo di su, il dolce di giù. Il brutto di Franco è che non sapeva dire di no. Ogni tanto qualche no ci vuole, ti salva, ti protegge. Altrimenti ti toglie, ti sottrae, ti deruba. E quello che dava agli altri, lo prendeva da noi. La qualità resisteva: perché Franco, quando c’era, c’era. Ma la quantità non esisteva più».

IL DOLORE
E’ bella, Sabrina, bella anche nel suo dolore senza lacrime. «Cinque anni fa, Matteo, una diagnosi impietosa: tumore maligno alla testa. Lì, le lacrime, le ho versate tutte. Si può chiedere tutto, a una madre, ma non la pelle, l’anima, il cuore dei figli. Ho pianto, imprecato, pregato. Ho raso al suolo la mia vita e poi l’ho ricostruita, anche con la fede. Prima ti disperi, poi ti arricci le maniche e ricominci. E Franco c’era, l’abbiamo condivisa. Matteo è stato operato, è guarito. Il 27 gennaio ha fatto l’ennesima risonanza magnetica, il 10 febbraio avrà una visita di controllo. Senza poter mai cantare vittoria, ma con la fondata speranza di aver combattuto, lottato e sconfitto il cancro. Come ho accettato e subito la malattia di Matteo, così accetto e subisco la morte di Franco. La subisco, ma non la capisco».

IL BABBO
Si arriccia le maniche, Sabrina, maglietta e jeans sdruciti: «Pensavo: se manca il babbo, almeno la mamma deve stare a casa, altrimenti i figli che li fai a fare. Così alle corse non mi avete mai vista: Olimpiadi, Mondiali, Giro, classiche, trofei, circuiti... Solo una volta, al Mondiale di Verona, quando sull’ammiraglia di Franco hanno tirato le uova perché non aveva convocato Rebellin. Mai chiesto un pass, ero confusa fra il pubblico. Sempre stata così: arrivo dove posso arrivare con me.

«NON È GIUSTO»
Mai andata neanche ai rally, mai piaciuta la sua passione per le macchine. Brontolavo, poi mi sono arresa: se questo era il suo sogno, il sogno della sua vita. La mia continua. E’ venuto il parroco, preoccupato, voleva fare il funerale in piazza, all’aperto, gli ho detto che è meglio che Franco stia in casa, in chiesa, al chiuso. E’ venuto il medico, due volte, preoccupato per la mia anemia. Sono io a dire loro di non preoccuparsi. Tiro fuori tutto. Le donne sono forti e io sono una donna forte. Ma non è giusto che, visto che sono forte, debbano capitare tutte a me».
 

alex75

Pedivella
3 Gennaio 2009
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Bici
Bmc slr01
Un abbraccio grande alla moglie e ai figli, da chi sa cosa vuol dire perdere un punto di riferimento così importante, che la fede vi possa aiutare a passare questo momento terribile. Non temete per il vostro caro padre e marito, un giorno lo ritroverete, pensate solo che ha avuto la fortuna di andarsene mentre stava facendo quello che gli piaceva, e pensate che ha vissuto una vita da attaccante. Quello che si è fatto nessuno mai te lo toglierà.
Grazie Franco rimarrai sempre nei nostri cuori.
Ale.
 

Nick-it

Novellino
24 Marzo 2009
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Colnago Extreme C
Un ragazzo veramente d'oro e di una semplicità disarmante.
Negli anni '90 avevamo una squadra di MTB a Casalguidi il FreeBike e sulla maglia avevamo (anzi ho) la scritta "Amici di Ballerini, spesso quando ci incontrava x strada rallentava e si aggregava a noi x scambiare due chiacchiere anche se si stava allenando.
Penso a Sabrina; Morena e "Semino" il suocero, che grave perdita per tutti....

Franco, ci mancherai, Ciao
 

Kestrel

Apprendista Velocista
23 Agosto 2004
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Focus Cayo Evo - Sram Force
mamma mia che tristezza
come si fa a morire così giovani per un divertimento...
il mito italiano della Roubaix, una corsa d'altri tempi, anacronistica, ma sempre meravigliosa dove il tempo brutto, una buca presa male possono decidere il risultato
E dice bene Bettini in quel video, han rischiato tante volte molto più in bici, quando magari si correva senza casco, dove non si ha tempo per pensare ai rischi ed avere paura, ma bisogna solo correre... eppure nemmeno in un'automobile da corsa irrobustita da un traliccio d'acciaio, con tanto di casco per l'equipaggio ci si può sentire in una botte di ferro!!!
La vita a volte e infame e può riservare brutte sorprese quando meno te l'aspetti

Spero solo che ora il Ballero si diverta da qualche altra parte a pedalare in compagnia magari di Pantani che tra qualche giorno ricorre la scomparsa di questo altro nostro grande personaggio del ciclismo
 

ultimo

Scalatore
12 Settembre 2008
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Specialized Tarmac SL adesso incidentata
Ho corso per anni nei Rally ed ho la passione per la Bicicletta.....
Per me un dolore doppio, vissuto al "Raduno di quelli del Salotto" mentre la vita mi donava uno dei momenti ciclistici più spensierati e belli.
 

Redoute

Maglia Amarillo
31 Maggio 2007
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chiedo ai mod's o a chi x loro se e'possibile domani alle 15 indire 2 minuti di silenzio all'interno del forum per permettere a tutti noi nel loro piccolo una preghiera,un ricordo,un pensiero ad un ragazzo come noi!
grazie.

Sono assolutamente d'accordo.
Per quanto mi riguarda più o meno all'ora dei funerali anch'io mi allontanerò un attimo dalla postazione di lavoro per un breve momento di raccoglimento in memoria del grande Ballerini.
 

maxcoslo

Pignone
28 Maggio 2007
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Trieste
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BMC racemaster SLX01
anche per me come per ultimo dolore doppio anch'io ho corso nei rally ed ho la passione per la bici ma sono senza parole soprattutto perchè è successo in una gara di rally le cui macchine sono piene di sicurezze (abbiamo visto incidenti impressionanti e l'equipaggio uscirne indenne) e perciò ci rimango ancor più male indifferentemente dal personaggio coinvolto. ADDIO FRANCO!!!
 

Braga

Apprendista Scalatore
19 Agosto 2008
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FORLI'
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Renova Alu - Renova Mostro - Look 695 - Dedacciai Temerario
Oggi ho scritto alla Gazzetta a ripetizioni Mail di sconforto, per il deprimente utilizzo della loro testata.
Un Uomo di Sport tanto autentico e meritevole, avrebbe giustificato uno spazio centrale.
 

robertoc

Apprendista Scalatore
4 Febbraio 2007
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Daccordi DIVO
L'addio al grande 'Ballero'. In cinquemila per i funerali del ciclista, di un ct d'oro e di un padre e marito

Tutti i grandi campioni e le personalità del ciclismo italiano presenti a Casalguidi. Franco Ballerini lascia la sua moglie Sabrina, i figli Gian Marco e Matteo

09/02/2010 - 19:38

La Parigi-Roubaix, quella corsa che ti massacra le braccia prima ancora delle gambe, quel pavé che lui amava tanto e che era capace di domare con la sua forza, la sua generosità, la sua tecnica.
E' stato un grande ciclista Franco Ballerini e poi un grande ct.
Ma questo pomeriggio per quelle cinquemila persone, per tutti i campioni di ieri e di oggi che si sono ritrovati a Casalguidi, Franco è un uomo, un amico, un fratello, una persona buona.
Una camera ardente piccola piccola e piena di profumo di fiori e di lacrime, quella allestita alla Misericordia di Casalguidi, pochi chilometri da Pistoia.
Eppure da qui passano tutti: i grandi campioni del ciclismo come Moser e Gimondi, Saronni e Petrucci. Il grande Alfredo Martini, ct mitico, i vertici della Federazione ciclistica, del Coni. Ma anche Marcello Lippi. E poi tanta gente comune. Fiori e lacrime, preghiere, semplici 'ciao Franco': Franco dorme,
"Franco è con Marco - dice il padre del 'Pirata' Pantani - sono insieme in paradiso", e "Franco sta andando lontano" come ha detto Martini.
E' l'ultima Parigi Roubaix di Ballero, la più dolorosa per chi l'aspetta già dalla sua partenza: sua moglie Sabrina, i figli Gian Marco e Matteo, la madre Graziella, i fratelli. E le mille parole che cercano inutilmente di riempire un vuoto devastante.
Parole che toccano, come quelle di Alfredo Martini: "Franco si sta incamminando per una strada che lo porterà lontanissimo. Incontrerà tanti amici in quell'immenso azzurro che amava tanto. Girardengo e Binda, Coppi e Bartali, Linari, Guerra, Sacchi e anche Marco Pantani. E quando Marco gli chiederà 'Ma che ciclismo hai lasciato laggiu'? lui gli risponderà "Sta migliorando Marco, da quando abbiamo intrapreso la battaglia per mandar fuori dal tempio i mercanti di falsità si sta riprendendo".
Lacrime: ma quant'é difficile dire addio a Franco Ballerini. Ben lo sa Paolo Bettini che piange da tre giorni, che resta fuori dalla chiesa, che ha gli occhi spalancati a guardare tutto quel feretro chiaro che si è chiusa sul suo amico, su suo fratello.

Ci sono tutti: tutti accompagnano Franco nella chiesetta di San Pietro, troppo piccola per contenere quel dolore. Scarponi e Cunego, Petacchi, Mori, Fondriest, Di Luca, Paolini, Cipollini, Scinto, Paola Pezzo e Bugno, Bazzi, Saligoli, tutte le istituzioni: il presidente Di Rocco, il presidente della Regione Claudio Martini, Giorgio Squinzi della Mapei e Mario Galbusera della Lampre. E gli amici di Casalguidi. Schermo gigante, con le immagini del 'Ballero' che alza le mani al termine della 'sua' Roubaix.

Le parole di Riccardo Nencini, presidente del consiglio regionale toscano, e quelle di Riccardo Agabio, vicepresidente del Coni. Le parole di don Renzo, che dopo aver letto del dolore di Gesù per Lazzaro dice 'Arrivederci, Franco'.

Le parole commosse di Alfredo Martini: 'sono sicuro che Franco e' nella pace eterna" e quelle di uno dei sacerdoti che l'hanno conosciuto: "Siete qui per salutarlo, non lo tradite quando uscite di qui. A buon intenditor poche parole". Fa freddo e il cielo è grigio. Perché tutto l'azzurro si è nascosto in quelle quattro assi di legno sulle quali poggia la bandiera olimpica.

Ciao, Ballero, la terra ti sia lieve.


Fonte: ANSA