ricordo la scenetta classica con mio nonno "costretto" ad assistere ad ore e ore di cicllismo,quando io ero ancora il re del telecomando (ora non più,c'è un potere superiore...).
Il tutto cominciava a Maggio,con il Giro d'Italia,dopo alcuni giorni di gara:
nonno: "ma dove vogliono arrivare questi qua,che pedalano da giorni,in Francia??"
io: "no nonno,lì ci vanno a Luglio,ora fanno un giro per l'Italia"
nonno: "perchè?"
io: "per vedere chi c'impiega di meno"
nonno: "e non potevano usare il treno?"
e la scenetta proseguiva a Luglio:
nonno: "ma dove vanno questi qua,che pedalano da giorni,in Francia??"
io:"sono già in Francia,fanno un giro per il paese"
nonno:"e quanto ci mettono,una settimana?"
(era cambiata la domanda,in quanto già aveva capito che lo facessero per vedere chi c'impiegasse di meno,ma non il perchè)
io:"no nonno...tre!"
nonno: "e sono gli stessi dell'altra volta?"
io: "si"
nonno:"così tanto ci han messo per arrivare?non potevano andare in treno?"
Mio nonno era nato in un'epoca in cui oltre all'asino era considerato solo il treno come mezzo di trasporto,la macchina era per ricchi,la bici per chi non aveva un cazzo da fare,e fare fatica,lui che ne aveva fatta tanta,per divertirsi,da stupidi (addirittura pagati inconcepibile,non ci credeva proprio).
ovviamente la cosa succedeva anche con me,in quanto ogni volta che uscivo in bici dovevo dirgli che andavo vicino,tipo nel paese a fianco,altrimenti mi avrebbe guardato con aria di commiserazione,considerando assurdo il fare fatica solo per divertirsi,e avrebbe accennato al treno.
Se poi avessi provato a spiegargli che c'era gente pagata per farlo,cioè per divertirsi,mi avrebbe detto di smetterla di prenderlo per il culo...
Inoltre come meta massima aveva in mente appunto la Francia,avendoci fatto il militare,per 5 anni,sul confine (oltre a Germania e Polonia,in cui era stato "ospitato" 3 anni,di cui però non parlava mai perchè era una storia molto poco divertente).